Fotografia da Smartphone: 5 Consigli per Foto Migliori – Guida

Con questa guida miglioriamo le fotografie che scattiamo dallo smartphone. Seguendo poche regole si possono avere risultati immediati. Andiamo alla scoperta dell'angolazione dell'inquadratura, della regola dei terzi, del tempo di esposizione, della quantita' di luce, del diaframma, della profondita' di campo e del valore ISO.

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maurix

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Nonostante siano pensati inizialmente per comunicare, gli smartphone stanno diventando degli strumenti sempre più utili su più fronti. I produttori da qualche anno ormai puntano pesantemente sull’aspetto fotografico, tant’è vero che per molti consumatori la discriminante per l’acquisto di un prodotto rispetto a un altro può essere proprio la qualità di acquisizione dell’immagine.

Gli appassionati di fotografia storcono il naso quando sentono parlare degli smartphone come degli strumenti in grado di scattare delle foto di "alta qualità" (le macchine fotografiche professionali hanno ancora una qualità decisamente superiore), ma è impossibile negare la comodità di questi prodotti. Il telefonino lo portiamo (quasi) sempre con noi, mentre non succede lo stesso con una reflex da 2.000 euro.

Negli ultimi anni comunque la qualità fotografica degli smartphone ha fatto dei consistenti passi in avanti. Non ci riferiamo solamente al numero di pixel del sensore, ma dell’immagine nel suo insieme: il livello di rumore di generazione in generazione si abbassa, le foto sono meno mosse, l’HDR da buoni risultati in scenari con forti sbalzi tra chiaro e scuro. Basta vedere delle immagini di prova di iPhone 6S o di Galaxy S6 (tanto per fare due esempi) per farsi un’idea.

Ci sono delle regole generali che consentono, indipendentemente dallo strumento che si ha a disposizione, di rendere le fotografie meno monotone. In questa guida andiamo alla scoperta dei 5 trucchi per scattare delle fotografie migliori (dallo smartphone).

1. INQUADRATURA DALL’ALTO O DAL BASSO

Scattare un’immagine con l’obbiettivo puntato verso il basso tende a rendere l’immagine più piatta. Nel caso si voglia fare un ‘selfie’, inquadrarsi dall’alto può essere un trucchetto veloce per far sparire il doppio mento, nel caso fosse presente. Inoltre tende a sminuire le forme più basse, enfatizzando quelle più alte: se si ha un mento pronunciato, questo tipo di inquadratura lo si può rendere più proporzionato.

Se invece si vuole dare una maggiore importanza al soggetto dell’inquadratura, la ripresa deve essere fatta dal basso verso l’alto.

Proviamo comunque a cambiare l’inquadratura, provandone qualcuna di nuova. Per esempio se si fa una foto al gatto che si ha in casa, non facciamola stando in piedi, ovvero dall’alto verso il basso. Cerchiamo nuovi punti di vista, per esempio mettendoci allo stesso livello del felino. Così potremo vedere dei soggetti ‘abituali’ con un punto di vista originale.

Impostazione del livello di esposizione manuale su un’app fotografica per Android

2. REGOLA DEI TERZI
Dividiamo l’inquadratura in terzi, con due linee orizzontali e altre due verticali. Quello che si fa di norma, probabilmente senza accorgersene, è mettere il soggetto al centro dell’inquadratura. Proviamo invece a spostarlo lateralmente, a sinistra o a destra, a livello del primo o dell’ultimo terzo. Così facendo si rende l’immagine meno statica.

Lo stesso si può fare anche sul piano verticale: se inquadriamo un panorama, mettiamo la linea dell’orizzonte nel terzo inferiore o in quello superiore. La scelta deve essere fatta in base a che cosa si intende far risaltare. In ogni caso, evitiamo di mettere l’orizzonte proprio al centro dell’inquadratura.

Per rendere le cose più semplici, dalle impostazioni della fotocamera è possibile abilitare la griglia che divide l’inquadratura in nove rettangoli.

3. TEMPO DI ESPOSIZIONE
E’ importante che arrivi la quantità giusta di luce al sensore, pertanto una modifica al valore del diaframma di norma corrisponde una variazione del tempo di esposizione. Con un diaframma molto aperto, esso generalmente è inferiore.

Con soggetti in movimento si preferiscono tempi di esposizione più brevi possibili (e aperture del diaframma maggiori). In questo modo la foto risulta meno mossa. Il sistema, che si addice quando si vogliono catturare animali in movimento, partite di calcio, gare di formula 1 o situazioni troppo veloci per l’occhio umano, è utile anche nel caso in cui non ci si possa appoggiare su una superficie per stabilizzare lo smartphone.

In certi contesti però si vuole dare di proposito l’effetto del movimento; in questi casi si allunga il tempo di posa e, di conseguenza, si tiene più chiuso il diaframma. Alcuni esempi: l’acqua di un ruscello, le scie dei fari delle automobili in un’immagine notturna. Insomma, i tempi determinano il ‘congelamento’ del movimento del soggetto.

Griglia delle funzioni fotografiche

4. QUANTITA’ DI LUCE, DIAFRAMMA E PROFONDITA’ DI CAMPO

La luce arriva al sensore passando per l’obbiettivo. Passa attraverso un’apertura, il diaframma, che ha un livello minimo e uno massimo di apertura. L’apertura massima del diaframma è indicata con valori bassi (es. f2.0 o f1.8); più basso è il valore, più ampia è l’apertura. Giocando con il diaframma e con il tempo di esposizione si agisce anche sulla profondità di campo, ovvero la zona nitida della foto.

A parità di luce, meno aperto è il diaframma (per esempio un f8), maggiore è il tempo di esposizione richiesto e maggiore sarà la profondità di campo. Dunque nelle stesse condizioni di luce:

• con il diaframma meno aperto passa meno luce, si allunga il tempo di esposizione e aumenta la profondità di campo;
• con il diaframma più aperto passa più luce, il tempo di esposizione diventa più breve e la profondità di campo decresce.

Per esempio vogliamo riprendere un volto lasciando sfuocato lo sfondo. Per farlo, abbiamo bisogno di un tempo di esposizione molto breve, al quale si abbina un’apertura massima del diaframma. Viceversa, per un panorama la scelta è opposta: si sceglie un’esposizione più lunga, in maniera che la fotocamera riesca a mettere a fuoco più elementi possibili. In questo caso il diaframma deve restare più chiuso.

5. IL VALORE ISO

L’ISO, o ASA, è un parametro che proviene dalla fotografia tradizionale e indica la sensibilità alla luce della pellicola. E’ un valore indicato numericamente che è stato mantenuto anche nella fotografia digitale. Più basso è, più bassa è la sensibilità e più fine è l’immagine. Un ISO basso si imposta generalmente quando c’è molta luce. Viceversa, un valore alto è appropriato quando di luce ce n’è meno. La sensibilità migliora dunque, ma come contro l’immagine presenta un livello maggiore di disturbo, ovvero è meno dettagliata.

In uno smartphone normalmente l’ISO è impostato su automatico ("auto"). Ciò non toglie che se si voglia avere un maggior controllo di quello che succede, lo si possa impostare manualmente. I valori disponibili dipendono da telefono a telefono e di solito vanno da un minimo di 100 e arrivano anche a 1000 o più. Dunque valori più alti sono adatti per foto notturne, ma rendono più grossolana la grana dell’immagine.

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