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Qualita’ audio Bluetooth non paragonabile al cavo, cuffie e auricolari wireless non sono per audiofili

L’audio sta diventando sempre piu’ ‘wireless’, sempre piu’ persone desiderano essere indipendenti dai ‘fili’ ma pochi potrebbero sapere che la tecnologia di connettività wireless bluetooth oggi ampiamente disponibile non puo’ eguagliare la qualità del buon vecchio ‘cavo’. Cuffie e auricolari senza fili sono sempre piu’ vendute, anche per il fatto che sono sempre di piu’ gli smartphone che vengono immessi sul mercato senza la tradizionale porta audio per l’ingresso di jack da 3.5mm, e piuttosto di acquistare adattatori gli utenti preferiscono utilizzare dispositivi senza fili. Se l’assenza di cavi è un fatto positivo in molti casi, non lo è in altri, ad esempio se si vuole ascoltare della musica in alta qualità non esistono soluzioni wireless consumer che consentono di farlo.

Partiamo col precisare una cosa: chi è abituato ad ascoltare musica da servizi di streaming come Apple Music e Spotify che propongono file molto compressi ad un bitrate che non supera i 320kbps puo’ benissimo ascoltare la musica con cuffie/auricolari bluetooth perchè potrebbe non notare importanti differenze nella qualità audio rispetto all’ascolto via cavo, ma chi è appassionato di musica ed è abbonato a servizi di streaming come TIDAL HiFi o Qobuz Studio oppure ascolta propri file musicali lossless (da 16bit 44.1kHz in su fino a 24bit 192kHz) ha bisogno di cuffie colllegate ad un dispositivo sorgente tramite cavo e non tramite bluetooth per poter ascoltare in alta qualità, che in ogni caso varia a seconda della bontà dei dispositivi usati nella propria ‘catena di ascolto’ (servono anche un buon DAC audio di base e delle buone cuffie per ascoltare in alta qualità). Il motivo per cui la connettività wireless bluetooth che si trova nella maggior parte dei dispositivi consumer non eguaglia il cavo è semplice:  fa uso di ‘codec audio’ (piu’ o meno buoni) per comprimere il suono sul dispositivo sorgente e trasmetterlo alla cuffia d’ascolto, con perdita di dati, quindi con perdita di qualità. Nel corso degli anni sono stati introdotti diversi codec audio bluetooth per limitare la perdita di dati e garantire una trasmissione del suono quanto piu’ fedele all’originale ma oggi non ci sono codec audio capaci di sosituire ‘il cavo’, nemmeno LDAC di Sony, che è attualmente il miglior codec in circolazione. E’ un dato di fatto, dimostrato da test condotti dagli esperti del sito SoundGuys.

Con questo articolo non vogliamo entrare troppo nel ‘tecnico’, anche perche non siamo esperti del suono, ma proviamo a spiegare in concetti semplici perchè i dispositivi audio via bluetooth oggi non sono in grado di fornire la stessa qualità del cavo, focalizzandoci sull’ascolto da smartphone e tablet, che sono i dispositivi che piu’ ci competono e che piu’ comunemente vengono utilizzati per ascoltare musica.

Il cavo è meglio del weireless perchè, semplicemente, la tecnologia bluetooth non ha la larghezza di banda sufficiente per trasmettere la quantità di dati originale che puo’ essere trasportata da un cavo, conferma SoundGuys. Questo pero’ non significa che tutte le cuffie cablate sono migliori di tutte le cuffie bluetooth, dipende dalle caratteristiche della cuffia stessa e, in particolare, dai codec che supporta. Poi ci sarebbe da tenere conto anche dei materiali con cui è costruita una cuffia ma questo è un altro discorso, qui si parla delle capacità della connettività wireless rispetto al cavo per il trasferimento dei dati.

Per definizione, un codec audio è uno strumento di codifica/decodifica di flussi di dati audio e/o di compressione degli stessi per ridurne le dimensioni. I codec audio piu’ diffusi sono SBC, AptX e AptX HD di Qualcomm, AAC di Apple e LDAC di Sony. Un codec audio deve essere supportato sia dal dispositivo che trasmette l’audio (dove avviene la codifica) che dal dispositivo ricevente (dove avviene la decodifica) altrimenti non puo’ essere utilizzato (sarebbe come inviare un file pdf ad un amico che pero’ non ha nel suo device il software per aprirlo), e serve quindi a comprimere i dati per trasferirne meno rispetto al file originale, cosa che provoca una ‘perdita di dati‘, di conseguenza il dispositivo di riproduzione (cuffia/auricolari) riproduce un suono basandosi su quantità di dati minore rispetto all’originale (ci sono cuffie che promettono di rigenerare dati andati persi, ma si tratta di algoritmi che non possono in alcun modo ripristinare l’audio originale, al massimo ci si avvicinano). Piu’ un codec è buono meno sono i dati persi durante le fasi di codifica/trasferimento/decodifica. Via cavo non c’è bisogno di codifica e decodifica, l’audio viene trasferito come inviato dal DAC (Convertitore Digitale Analogico) che si trova nel dispositivo da dove viene inviato l’audio – un brano musicale è in formato digitale quando viene fatto partire da Spotify o TIDAL o da un’app di musica, quindi viene convertito in un segnale analogico e trasmesso via cavo alla cuffia/auricolare collegato tramite jack.

Fatte queste premesse, SoundGuys ha fatto una comparazione molto semplice: ha preso dei file musicali e li ha testati tramite i codec piu’ diffusi per confrontarne le capacità. E’ emerso che le cuffie wireless non sono state in grado di arrivare ad offrire la qualità come quella delle cuffie cablate, anche non considerando il tipo di codec audio utilizzato. Solo i codec Aptx HD di Qualcomm e LDAC 990kbps di Sony si avvicinano alla qualità del cavo ma non la eguagliano.

Formati audio e codec audio comuni

I limiti dei codec audio sono questi, in termini di bitrate massimo raggiungibile: SBC a 320kbps, AptX a 352 kbps, AptX HD a 576kbps, AAC a 320kbps e LDAC a 990kbps. Il codec ‘peggiore’ è l’SBC perchè comprime molto il suono e genera una grande perdita di dati, poi viene AptX che supporta dati audio LCPM a 48kHz/16bit mentre AptX HD LCPM a 48kHz/24bit; AAC è un buon formato di compressione audio lossy ma non supporta i 24bit ed è limitato ad una velocità di trasferimento di 320kbps. Come anticipato sopra, il migliore codec è LDAC di Sony, ma anche nei profili migliori a 990kbps e a 660kbps (il profilo 330kbps non si distanzia da altri suoi simili) non eguaglia il cavo.

Avere uno smartphone che supporta LDAC non significa poter ascoltare senza fili l’audio originale, poichè ogni modello di smartphone puo’ essere limitato dal suo produttore al trasferimento di una massima velocità; come segnalato da SoundGuys: ad esempio, Google Pixel 3 supporta LDAC nel profilo 330kbps, mentre il profilo migliore 660kbps si puo’ torvare su Google Pixel 3 XL, diversi modelli Samsung Galaxy e Huawei; il profilo migliore 990kbps è limitato, si trova ad esempio su LG V30+.

Avere una cuffia wireless professionale con LDAC 990kbps o cablata e poi ascoltare Spotify non ha senso.
Ora che sappiamo i vari limiti dei codec audio bluetooth, veniamo ai limiti dei file che si ascoltano. Gli Mp3 hanno reso la condivisione della musica semplice ma i file hanno bisogno di essere compressi a causa delle limitazioni dell’archiviazione e della larghezza di banda, portando ad una significativa perdita di qualità del suono, se poi ci si mette anche la compressione del codec bluetooth per la trasmissione wireless capite bene che la qualità finale di cosa si ascolta è ancora piu’ scadente – un brano ‘CD’ puo’ arrivare ad un bitrate di 1.411 kbps, il che rappresenta un significativo salto di qualità nel flusso di musica ma non puo’ essere trasmesso ‘puro’ tramite bluetooth, da nessun codec oggi disponibile (vedi i limiti sopra). Ad oggi, solo Tidal e Qobuz offrono lo streaming di audio lossless senza perdità di qualità in formato FLAC fino all’alta risoluzione (Tidal con codec MQA (qui maggiori info), Qobuz offre la ‘vera’ qualità audio Hi-Res). I servizi peggiori in qualità sono Deezer (eccetto Deezer Hifi che offre qualità CD), Amazon Music e Google Play Music che hanno un catalogo in MP3, codec di compressione ormai superato. La musica nella stessa qualità dei CD (lossless FLAC 16bit/44.1kHz) è disponibile in streaming con TIDAL HiFi, Deezer HiFi e Qobuz HiFi. 

– Tidal: 320kbps AAC, 16bit/44.1kHz FLAC, Hi-Res MQA (tipicamente 24bit/96kHz).
– Apple Music: AAC fino a 256kbps
– Deezer: MP3 128kbps, 320kbps, 16bit/44.1kHz FLAC (solo su Sonos)
– Qobuz: 320kbps, 16bit/44.1kHz FLAC, Hi-Res 24bit 192kHz FLAC
– Google Play Music: 320kbps MP3
– Spotify: 96kbps, 160kbps, 320kbps Ogg Vorbis
– Amazon Music Unlimited: MP3 fino a 256kbps
– Youtube Music: 128kbps (AAC su mobile, OPUS via web) (fonte: The Verge)

Solo chi ascolta i file con una compressione dati lossless, cioè senza perdita di qualità, in realtà deve stare attento ad ascoltare musica con cuffie cablate – per cui chi è abbonato a TIDAL HiFi, Deezer HiFi e Qobuz HiFi/Studio o è abituato ad acquistare musica digitale a 16bit/44.1kHz o 24bit fino a 192kHz solitamente nel formato FLAC – mentre la maggior parte degli utenti abituati ad ascoltare file musicali compressi (Spotify, Apple Music, ecc) possono anche usare cuffie bluetooth, coscienti comunque del fatto che una perdita di qualità del suono c’è comunque, per via della doppia compressione: un file audio già compresso viene nuovamente compresso per poter essere trasmesso via bluetooth tramite uno dei vari codec disponibili. Per farla breve, acquistare musica digitale in alta risoluzione o abbonarsi a servizi di streaming che offrono musica CD o in Hi-Res ma poi ascoltare su cuffie bluetooth potrebbero essere soldi mal-spesi

Per chiudere, l’ascolto della musica è soggettivo, c’è a chi proprio non va il cavo e c’è chi non vuole rinunciarci per poter ascoltare il suono originale ‘come concepito dall’artista’, ma bisogna fare attenzione alle caratteristiche dei dispositivi della propria catena audio. In ogni caso, oggi, il wireless bluetooth non puo’ sostituire il cavo.   

Simone Ziggiotto

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