Nel maggio del 2016 è stato detto da varie fonti che l’amministratore delegato di Enel si era preso l’impegno di inviare una lettera di intenti all’Autorità delle comunicazioni portando avanti una proposta per rendere più economico e capillare la sviluppo della rete in fibra in Italia. Questo grazie alla previsione di un investimento per la fibra ottica, il tutto attraverso l’Enel, il colosso elettrico controllato appunto dal ministero del Tesoro. Commentando le notizie della primavera 2016, il presidente del consiglio Matteo Renzi in un tweet aveva scritto: "La Banda Ultra Larga è obiettivo strategico. Non tocca a Governo fare piani industriali. Ma porteremo il futuro presto e ovunque". Il 23 marzo 2016, Enel ha presentato il piano di Open Fiber, nuovo soggetto nato per operare nel mercato all’ingrosso, realizzando l’infrastruttura da poi vendere ad altri operatori autorizzati – interessate all’inizio Wind e Vodafone, per occuparsi della parte commerciale. E’ quindi nata Open Fiber S.p.A., una società aperta e accessibile a tutti gli operatori di telecomunicazioni, che si occupa di posare e gestire la rete in fibra fino alle case degli italiani. L’assetto azionario di Open Fiber è costituito da una partecipazione paritetica tra Enel S.p.A. e Cdp Equity S.p.A. (CDPE), società del Gruppo Cassa depositi e prestiti. Open Fiber si occupa di ‘affittare’ la propria rete in fibra ottica agli operatori dopo averla posata lungo le strade italiane e non deve considerarsi un operatore telefonico: Open Fiber porta il collegamento in fibra ottica fino a casa, quindi il cliente potrà scegliere liberamente a quale operatore partner affidarsi per l’attivazione di una connessione. Tra i partner piu’ noti ci sono Vodafone, Wind 3, Fastweb e Tiscali. Telecom è impegnata a stendere la propria rete di fibra ottica FTTH, non è interessata a collaborazioni con Open Fiber.
Open Fiber non offre alcuna connessione al cliente finale. Come player infrastrutturale, Open Fiber si occupa della realizzazione, gestione e manutenzione della rete in fibra ottica con la tecnologia Fiber to the Home (FTTH), la sola tecnologia oggi in grado di garantire una connessione ultra veloce con livelli di efficienza e affidabilità elevati. Open Fiber non vende quindi servizi in fibra ottica direttamente al cliente finale, ma è attiva nel mercato all’ingrosso “wholesale only”, offrendo l’accesso a tutti gli operatori di mercato interessati.
Il piano. Open Fiber si è prefissata di portare la banda ultralarga direttamente a casa del cliente finale su tecnologia FTTH. Il piano di Open Fiber punta a garantire la copertura delle maggiori città italiane, oltre al collegamento delle aree industriali, con l’obiettivo di realizzare una rete a banda ultra larga quanto più diffusa ed efficiente possibile. Open Fiber ha scelto di rispondere agli obiettivi previsti dall’ Agenda Digitale Europea e della Strategia Italiana per la banda ultra larga. Attraverso varie fasi, la rete in fibra ottica fino alle case degli italiani arriverà in 270 città italiane tra cui ci sono anche città italiane delle 224 che si trovano nelle aree a successo di mercato – cluster A e B – ovvero nelle aree dove c’è piu’ aspettativa di clienti finali che si prevede attiveranno il servizio (così da avere un ritorno economico all’investimento iniziale).
Cluster A. È il cluster con il migliore rapporto costi-benefici, dove è più probabile l’interesse degli operatori privati a investire: Include le principali 15 città nere (dove è presente – o lo sarà – più di un operatore di rete) per quanto riguarda le reti a più di 30 Mbps (Roma, Milano , Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Catania, Venezia, Verona, Messina, Padova e Trieste) e le principali aree industriali del Paese. Costituisce il 15% della popolazione nazionale (circa 9,4 milioni di
persone). In questo cluster è possibile il “salto di qualità” richiesto dalla normativa UE portando la velocità di collegamento da 30 a 100 Mbps entro il 2020 con l’utilizzo di strumenti finanziari per l’accesso al debito (a condizioni agevolate e a basso rischio) e/o mediante misure di defiscalizzazione degli investimenti.
Cluster B. È formato dalle aree in cui gli operatori hanno realizzato o realizzeranno reti con collegamenti ad almeno 30 Mbps, ma le condizioni di mercato non sono sufficienti a garantire ritorni accettabili a condizioni di solo mercato per investire in reti a 100 Mbps. Include 1.120 comuni, alcuni in aree nere e altri in aree grigie (è presente un solo operatore di rete e non vi sono piani per un secondo) per le reti a più di 30 Mbps. Vi risiede il 45% della popolazione (circa 28,2 milioni di persone). Il cluster è diviso in due sotto-cluster: B1 in cui gli operatori di rete investono direttamente; B2 che include le aree in cui sono stati realizzati o sono in corso piani pubblici per la realizzazione di reti con connettività ad almeno 30 Mbps.
Sfruttare la rete elettrica è l’opzione ideale per limitare gli scavi e raggiungere il più vicino possibile le case degli italiani, con conseguente riduzione dei costi delle operazioni. Cosa più importante, il progetto di Open Fiber in futuro potrebbe piu’ facilmente raggiungere i cosiddetti Cluster C e D, ossia le aree del Paese più sottoposte al digital divide: le zone di montagna, le campagne più isolate. E quindi raggiungere direttamente gli edifici e gli appartamenti con la tecnologia FTTB (fiber to the building) e FTTH (fiber to the home).
Piano BUL, gli obiettivi del Governo per la banda ultralarga
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La fibra ottica FTTH di Open Fiber
Per l’installazione della fibra Open Fiber ha previsto di utilizzare principalmente i sottoservizi e i cavidotti già esistenti nelle città, ove possibile, nell’ottica della sostenibilità economica e del risparmio del consumo di suolo. Dove non possibile, è prevista l’apertura di micro cantieri.
La fibra che Open Fiber stende è in grado di supportare velocità di trasmissione di 1 Gbps sia in download che in upload, portata fino a casa dei clienti in modalità Fiber to the Home (FTTH). Nell’ambito dei primi anni del piano, è prevista la copertura ad altissima velocita di circa 9 milioni di case nei primi 6 anni.
La fibra ottica su rete FTTH è migliore di quella su rete FTTCab poichè quest’ultima – oggi la piu’ diffusa – prevede la copertura in fibra ottica dalla centrale di distribuzione fino agli armati di strada, mentre dall’armadio alla casa dell’utente finale rimane il filo di rame, che comporta tutte le conseguenze negative che già oggi si conoscono, in primis la perdita di segnale con l’aumentare della tratta secondaria. La tecnologia FTTH, che significa proprio Fiber-To-The-Home ossia Fibra-Fino-A-Casa, prevede anche il tratto secondario armadio-casa in fibra ottica.
Per la propria rete di accesso Open Fiber ha scelto di seguire il percorso tecnologico FTTH introducendo come primo passo la tecnologia GPON (Gigabit Passive Optical Network) e di seguirne le evoluzioni. La rete è passiva multi-operatore che supporta tecnologie “punto – multi punto” e prevede l’utilizzo di tecnologie “punto-punto” il tutto basato sulla realizzazione di una rete in cui le risorse ottiche di concentrazione (Alberi PON) sono assegnate ai vari operatori col collegamento finale con l’utente realizzato con una singola fibra dedicata. Per raccogliere gli utenti viene usato un elemento di rete, costituito da un armadio di permutazione (coincidente con il nodo PFS) che consente di collegare, in modo flessibile, ogni cliente con le risorse ottiche dell’operatore con cui ha sottoscritto il servizio.
In ottica futura, Open Fiber prevede anche l’impiego di tecnologie per le reti di accesso ottiche PON (Passive Optical Network) al fine di garantire la disponibilità del servizio per i casi in cui si ha necessità di piu’ banda disponibile per cliente con connettività in configurazioni simmetriche e asimmetriche. Grazie all’evoluzione della tecnologia sull’uso delle reti PON, si potranno offrire anche collegamenti ad alta capacità di backhauling e fronthauling per i sistemi avanzati radiomobili.
Le tecnologie previste nello standard FTTH sono: GPON (2,5G Down/1,25G Up), XG-PON(10G Down/2,5G Up), XGS-PON (10G Down/10G Up), NG-PON2 (min 4x10G Down/2,5G Up).
Open Fiber, verifica della copertura
Il programma complessivo di Open Fiber per la banda ultra larga prevede la sviluppo della rete in 6 anni su oltre 270 città italiane per circa 9 milioni e mezzo di unità immobiliari servite.
VERIFICA DELLA COPERTURA OPEN FIBER – L’unico modo per sapere quale è la copertura della fibra ottica di Open Fiber è entrare nel sito ufficiale http://openfiber.it/ e consultare la mappa della copertura, costantemente aggiornata. Aperto il menu di navigazione sel portale si trova la voce ‘Verifica Copertura’ dove è possibile verificare la copertura della rete specificando Comune, Indirizzo e Numero civico di interesse.
Tecnologia FTTH di Open Fiber