Ecco il contenuto della proposta elaborata dalla Commissione Ue per eliminare definitivamente gli stage non retribuiti
Mettere al bando una volta per tutte gli stage non retribuiti è uno degli obiettivi che si è prefissata la Commissione Ue. Proprio alcune settimane fa, nell’ambito delle nuove politiche per regolarmente i tirocini, l’esecutivo Ue ha presentato una nuova bozza che introduce novità rilevanti in materia di tirocini al fine di migliorare le condizioni di lavoro di chi svolge attività di praticantato per imparare un mestiere, anche se non è stato introdotto un vero e proprio obbligo di retribuzione come avevano sperato i sindacati.
Da parte di alcune forze parlamentari c’è stata la levata di scudi contro il testo dell’Ue che si è rivelato essere poco ambizioso. In realtà l’intervento legislativo della Commissione Ue si è articolato in due diverse proposte. La prima che contiene una direttiva vincolante che contiene un principio di non discriminazione tra i lavoratori che indurrà i datori di lavoro a trattare i tirocinanti come gli altri dipendenti.
La seconda prevede l’introduzione di controlli e ispezioni al fine di evitare abusi, strumentalizzando i tirocini per mascherare posti di lavoro regolari. Fra gli altri elementi importanti della proposta di legge anche quella che consente ai sindacati di impegnarsi anche per i diritti dei tirocinanti e richiedere agli Stati membri dei canali appositi per consentire ai tirocinanti sfruttati di denunciare pratiche scorrette e cattive condizioni di lavoro. Adesso questa proposta che proviene dall’esecutivo Ue dovrà essere discussa e approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
L’unico vero neo di questa proposta è l’assenza di veri e propri obblighi per quanto concerne le remunerazioni. Infatti la retribuzione viene solo raccomandata nel nuovo testo di legge, ma non resa obbligatoria. Nella proposta di legge, da Bruxelles arriva solo una raccomandazione ai governi affinchè venga introdotta «una retribuzione equa» per i tirocinanti, la promozione del «lavoro ibrido e da remoto» e la predisposizione di programmi finalizzati a trasformare al più presto un tirocinio in un regolare posto di lavoro.
L’elemento che sta facendo discutere è il mancato obbligo per i datori di lavoro di pagare stagisti e tirocinanti. La Commissione Ue si è difesa sostenendo di non avere in mano gli strumenti giuridici per imporre ai singoli stati l’obbligo di retribure i tirocinanti, demanando proprio ai governi nazionali il recepimento della direttiva mirata a vietare i tirocini non retribuiti.
Le ultime statistiche relative alla situazione lavorativa dei tirocinanti in Europa contengono dati preoccupanti. Sarebbero circa 3,1 milioni i tirocinanti nei paesi dell’Unione Europea, di cui 1,6 milioni non ricevono alcuna retribuzione. La vera piaga legata a questa forma di lavoro è proprio la retribuzione inadeguata o del tutto assente. Secondo le statistiche i giovani europei sborserebbero circa 1.028 euro al mese per coprire le spese durante i tirocini. Un vero salasso che spesso si rivela poco fruttuoso.
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