Sony blocca The Interview, cede al ricatto degli hacker

FBI ha detto che c'è stata la Corea del Nord dietro l'attacco ai server di Sony Pictures Entertainment dello scorso 24 novembre. Sony ha dovuto ritirare la distribuzione della pellicola 'The Interview'. Dopo le critiche per questo, Sony distribuirà la commedia con Seth Rogen e James Franco su 'piattaforme diverse' ma non nei cinema.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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James Bond può avere bisogno di una licenza di uccidere, ma la Corea del Nord ha solo bisogno di una connessione Internet e un computer per paralizzare un’intera azienda.

L’FBI, al termine della sua indagine, ha accusato la Corea del Nord dietro l’attacco ai server di Sony Pictures Entertainment dello scorso 24 novembre, proprio perché lo studio ha pianificato di rilasciare "The Interview", un suo film satirico raffigurante un complotto per assassinare il leader supremo della Corea del Nord, Kim Jong-Un.

Gli hacker che si fanno chiamare "Guardiani della Pace" avevano espressamente chiesto che Sony bloccasse l’uscita del film, prevista per il giorno di Natale negli Stati Uniti, oppure avrebbe attaccato gli spettatori in un assalto nello stile dell’11 settembre (attacco alle Torri Gemelle).

Sony ha dovuto in un primo momento sottostare alla forte pressione e Mercoledì ha ritirato la pellicola dalla distribuzione. Tuttavia, Venerdì Sony è stata criticata per aver ceduto agli hacker e dato loro ciò che volevano, e la società ha detto che spera di distribuire la commedia con Seth Rogen e James Franco su "piattaforme diverse" ma comunque non nei cinema.

"Questo è assolutamente un campanello d’allarme", ha detto Bruce Bennett, esperto di difesa militare per la RAND Corporation. "Abbiamo nordcoreani che hanno costruito armi nucleari. Perché dovremmo sospettare che non possano fare attacchi informatici?"

Mentre l’ultimo attacco informatico accende nuovamente i riflettori sulla Corea del Nord, la questione riguarda anche altri paesi. 

Cina, Israele, la Francia, la Siria e gli Stati Uniti sono tra i paesi più potenti del mondo, che hanno eserciti di hacker impegnati nella guerra cibernetica. Questi paesi hanno riferito di utilizzare personale con sofisticate competenze informatiche per disattivare gli impianti di arricchimento di uranio in Iran, paralizzare la produzione di petrolio e di gas in Arabia Saudita e sabotare i sistemi satellitari e altre infrastrutture in tutto il mondo.

Il numero di attacchi di cybersionaggio attraverso il Web è cresciuto del 15 per cento tra il 2011 e il 2013, secondo un rapporto di Verizon. Le spese per finanziare gli attacchi informatici sono aumentate a 20,8 milionidi di dollari nel settore finanziario, 14,5 milioni nel settore tecnologico e a 12,7 dollari nel settore delle comunicazioni, secondo un rapporto di Heritage Foundation pubblicato poco prima dell’attacco alla Sony.

La maggior parte degli attacchi destinati agli Stati Uniti provengono dalla Cina e Francia, oltre a quelli provenienti dal suolo americano, secondo la società di ricerca Norse. Nel 2010, un programma informatico dannoso denominato Stuxnet ha danneggiate con successo l’Iran. Due anni dopo, il New York Times ha detto che Israele e Stati Uniti erano dietro l’attacco.

Da allora, gli hacker che lavorano per conto di diversi paesi hanno effettuato complotti contro le nazioni e società. Il Syrian Electronic Army, un gruppo di hacker simpatizzante del regime dittatoriale siriano, ha deturpato i siti web e preso il controllo di diversi account di social-media. Il governo cinese è sospettato di aver violato le reti informatiche di governi e le agenzie di spionaggio in tutto il mondo, così come grandi aziende, tra cui Google, Adobe, Yahoo.

Il presidente Usa Barack Obama ha detto che questo tipo di violazioni cresceranno con regolarità. "Stanno diventando sempre più costosi [gli attacchi], che stanno diventando sempre più seri", ha detto in una conferenza stampa Venerdì. Il presidente Obama ha anche detto di non credere che la Corea del Nord ha lavorato con altri paesi per l’attacco contro la Sony.

In un futuro non troppo lontano, la tradizionale guerra con le armi potrebbe essere sostituita da tattiche potenzialmente più distruttive: codice informatico in grado di attaccare le aziende e le infrastrutture, comprese le reti elettriche e di oleodotti e gasdotti.

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