Facebook ha condiviso aggiornamenti sul modo in cui applica le sue politiche contro l’autolesionismo o il suicidio sia sul suo omonimo social network principale ma anche su Instagram.
"Ci preoccupiamo profondamente per la sicurezza della nostra comunità e, con il consiglio degli esperti, stabiliamo politiche per ciò che è e non è consentito sulla piattaforma" ha spiegato Antigone Davis, Global Head of Safety, di Facebook. Ad esempio, mentre Facebook non permette alle persone di celebrare o di promuovere l’autolesionismo o il suicidio, lascia che le persone condividano le ammissioni di autolesionismo, così i loro amici e familiari hanno l’opportunità di raggiungere, offrire supporto e fornire aiuto o risorse. E quando c’è il rischio di un danno imminente, Facebook lavora con i soccorritori di emergenza locali che potrebbero aiutare.
"Su Instagram, nulla è più importante per noi della sicurezza delle persone nella nostra comunità" ha commentato Adam Mosseri, Capo di Instagram, secondo cui Instagram deve fare di più per mantenere al sicuro le persone più vulnerabili che usano Instagram.
Dal 2006, Facebook ha costruito un approccio con esperti in prevenzione e sicurezza del suicidio per garantire che la sicurezza di tutti gli utenti sia presa in considerazione nei casi in cui fosse necessaria. Facebook ha detto che esamina costantemente il comportamento degli utenti nel suo social network, vedendo come le persone utilizzano i servizi che rende loro disponibili in modi nuovi. In alcuni casi, potrebbe essere una singola esperienza che porta Facebook a chiedersi se sia necessario apportare delle modifiche, ed è cio’ che è stato fatto dopo la tragica morte di una giovane ragazza per suicidio nel Regno Unito. Riunendo più di una dozzina di esperti provenienti da tutto il mondo, molti dei quali hanno aiutato Facebook a sviluppare le politiche che applica, la società ha chiesto loro come potrebbe valutare meglio due obiettivi importanti che a volte sono in disaccordo: l’opportunità di offrire aiuto e condividere percorsi utili al recupero per le persone che potrebbero essere in pericolo, e la possibilità di poter involontariamente promuovere l’autolesionismo o rimuovere contenuti che potrebbero essere manifesto di autolesionismo.
Quattro sono i temi principali emersi nella discussione tra Facebook e gli esperti. In primo luogo, questi esperti hanno riconfermato all’unanimità che Facebook dovrebbe consentire alle persone di condividere le ammissioni di autolesionismo e pensieri suicidi, ma non dovrebbe consentire alle persone di condividere contenuti che promuovono queste cose. Gli esperti hanno sottolineato l’importanza di dare spazio alle persone per condividere le sfide che stanno attraversando nella loro vita, tra cui l’ammissione di pensieri o azioni di autolesionismo. Gli esperti hanno detto che questi contenuti, anche se tragici e sconvolgenti per alcuni, spesso aiutano le persone a connettersi con il supporto e con le risorse disponibili per il loro recupero. Gli esperti hanno anche consigliato che alcune immagini di autolesionismo, in particolare immagini grafiche di tagli, possano potenzialmente promuovere involontariamente l’autolesionismo anche quando sono condivise nel contesto dell’ammissione o di un percorso di recupero.
Facebook ha anche discusso se altri tipi di contenuto – come cicatrici da tagli condivise per raccontare la storia del recupero o certi meme tristi – potrebbero involontariamente promuovere l’autolesionismo. Su questo punto ancora non ci saranno dei provvedimenti immediati, in quanto per Facebook è un settore in cui vi è una ricerca incompleta e gli esperti hanno suggerito di continuare a monitorare le ultime scoperte. Infine, gli esperti hanno sottolineato l’importanza della costruzione di prodotti che facilitino le connessioni a strumenti di supporto, di trovare più opportunità per offrire aiuto e risorse e, soprattutto, evitare di far vergognare le persone che postano di loro pensieri o azioni riguardanti l’autolesionismo.
Come primo cambiamento, Facebook e Instagram non consentiranno piu’ la condivisione di immagini grafiche di tagli anche nel contesto dell’ammissione, prima consentito. Sulla piattaforma di condivisione di immagini, inoltre, non saranno mostrati contenuti non-grafici – come quelli con cicatrici – nella ricerca, negli hashtag e nella scheda Esplora, e non saranno consigliati dall’algoritmo. Non saranno rimossi completamente questo tipo di contenuti da Instagram, dal momento che la società non intende "stigmatizzare o isolare persone che potrebbero essere in difficoltà e pubblicano contenuti correlati all’autolesionismo come un grido di aiuto" ha spiegato Mosseri.
"Non abbiamo mai autorizzato post che promuovono o incoraggiano il suicidio o l’autolesionismo e continueremo a rimuoverli quando segnalati" ha detto Mosseri di Instagram, aggiungendo che "L’autolesionismo e il suicidio sono questioni complesse e ci affidiamo al contributo di esperti in questi campi per contribuire a plasmare il nostro approccio. Fino ad ora, abbiamo concentrato la maggior parte del nostro approccio nel cercare di aiutare l’individuo che sta condividendo le proprie esperienze sull’autolesionismo. Abbiamo consentito contenuti che mostrano la contemplazione o l’ammissione di autolesionismo perché gli esperti ci hanno detto che questo puo’ aiutare le persone ad ottenere il supporto di cui potrebbero avere bisogno. Ma dobbiamo fare di più per considerare l’effetto di queste immagini su altre persone che potrebbero vederle. Questo è un equilibrio difficile ma importante. Gli esperti hanno ribadito che la creazione di spazi sicuri per i giovani per parlare delle loro esperienze – incluso l’autolesionismo – online, è essenziale. Hanno consigliato che condividere questo tipo di contenuti spesso aiuta le persone a connettersi con personale di supporto e con le risorse che potrebbero salvargli la vita".
In conclusione, Facebook e Instagram intendono meglio supportare le persone nel loro momento di bisogno, quindi offriranno più risorse per le persone che pubblicano e cercano contenuti correlati all’autolesionismo, indirizzandole verso organizzazioni che potrebbero aiutarle.