La no-profit ProPublica ha inviato a Facebook un campione di 49 articoli contenenti discorsi di incitamento all’odio e il social network ha ammesso che i suoi revisori hanno commesso errori in 22 casi.
Facebook è il social network piu’ grande del mondo con gli oltre suoi 2 miliardi di utenti e i sistemi automatici ancora non sono a livelli tale da garantire sicurezza e protezione da post con contenuti che potrebbero contenere frasi di incitamento alla violenza e all’odio, post con materiale terroristico, immagini di nudo e in generale frasi in grado di condizionare il pensiero altrui (come quelli per influenzare delle elezioni politiche, per ricordare lo scandalo Elezioni USA 2016). Per questo motivo Facebook fa affidamento anche su un team di oltre 7500 persone per controllare articoli che circolano nella piattaforma sociale.
ProPublica ha trovato diversi contenuti diffusi attraverso Facebook che incitamento all’odio e il social network, dopo aver esaminato questi campioni, ha ammesso che i propri revisori hanno commesso errori in 22 casi tra quelli segnalati. In sei casi, Facebook ha incolpato gli utenti di non aver segnalato correttamente i messaggi e per due casi ha affermato di non disporre di informazioni sufficienti per poterli classificare. I restanti 19 articoli sono stati difesi da Facebook.
"Siamo dispiaciuti per gli errori che abbiamo commesso", ha affermato il vicepresidente di Facebook Justin Osofsky in una dichiarazione come riportata da Engadget. "Dobbiamo fare di meglio".
Osofsky ha aggiunto che il social network prevede di espandere il suo team di sicurezza di 20.000 persone l’anno prossimo, nel tentativo di rispettare meglio gli standard comunitari della piattaforma, spiegando che ogni settimana Facebook elimina circa 66.000 post segnalati come incitamento all’odio.
Nel corso del 2017 Facebook si è impegnata attraverso il lancio di nuovi strumenti a combattere la disinformazione attraverso il suo social network, cercando di eliminare quante piu’ possibili ‘fake news’, ma ha anche aggiunto nuovi strumenti per combattere il materiale sensibile. Nello scorso mese di Aprile, dopo Google e Microsoft, anche Facebook ha deciso di prendere una posizione contro uno dei comportamenti più di tendenza su Internet: il revenge porn, ossia la ‘vendetta porno’.