Samsung come Apple rispetta la privacy degli utenti

I telefoni Samsung sono integrati con la crittografia che protegge privacy e contenuti, e non hanno backdoor. In caso di necessità, nel rispetto della legge, Samsung lavora con le forze dell'ordine. Tuttavia, se Samsung ricevesse richiesta dall'Fbi di creare una backdoor non accetterebbe proprio come Apple.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Samsung e Apple sono ‘nemiche amiche’ perchè se da un lato di scontrano nei tribunali di tutto il mondo per rivendicare i propri brevetti e accusano l’altra di avere copiato i propri prodotti, da un lato Apple dipende da Samsung in un certo senso perchè è il produttore sudcoreano a realizzare alcune parti di iPhone e iPad, tra cui la metà dei chipset A9 utilizzati per alimentare i piu’ recenti iPhone 6S e iPhone 6S Plus di Apple. Ma quando si tratta di come gestire la privacy degli utenti, da che parte sta’ ciascuna società?

Sappiamo bene che per Apple la privacy dei suoi utenti è tutto – vedi le discussioni Apple vs Fbi per lo sblocco di un iPhone di un terrorista – ma Samsung la pensa uguale? La richiesta non accettata fatta dall’Fbi a Apple di sviluppare un software che aiuti le forze dell’ordine a sbloccare l’iPhone del terrorista dell’attentato a San Bernardino avrebbe ricevuto lo stesso secco NO anche se la richiesta fosse stata fatta a Samsung?

In una dichiarazione riportata da Bloomberg, Samsung dice di essere d’accordo con la posizione di Apple, spiegando pero’ che, quando possibile, aiuta le forze dell’ordine nelle indagini, "nel rispetto della legge". Tuttavia, se aiutare la polizia significa creare una backdoor, Samsung dice che non contribuirebbe a creare un software che potrebbe "minare la fiducia dei consumatori". Questa è circa la stessa ragione con cui il CEO di Apple Tim Cook ha spiegato in interviste ai giornali e in apparizioni tv il motivo per cui Apple non intende cedere alla richiesta del governo americano. Cook si preoccupa delle conseguenze che ci sarebbero se il suo software necessario per sbloccare l’iPhone 5c dell’attentatore cadesse nelle mani sbagliate, ovvero che ogni possessore di iPhone in tutto il mondo sarebbe in pericolo di vedersi rubati i propri dati.

"Garantire la fiducia nei nostri prodotti e servizi è la nostra priorità assoluta. I nostri telefoni sono integrati con la crittografia che protegge la privacy e i contenuti, e non hanno backdoor. In caso di necessità, nel rispetto della legge, lavoriamo con le forze dell’ordine. Tuttavia, qualsiasi esigenza di creare una backdoor potrebbe minare la fiducia dei consumatori" ha detto Samsung a Bloomberg.

Diverse aziende tecnologiche, tra cui Google, Facebook e Microsoft hanno detto di essere dalla parte di Apple riguardo le discussioni con l’Fbi, ed hanno anche presentato una Amicus curiae a sostegno della società di Cupertino. Samsung, invece, ancora non sa da che parte stare: "proteggere la privacy dei nostri clienti è estremamente importante, ma non abbiamo deciso se presentare un amicus nel caso in questione", ha detto Samsung in un comunicato a Bloomberg. Tra chi non la pensa come Apple c’è il cofondatore della Microsoft Bill Gates, che si è schierato dalla parte delle forze dell’ordine dichiarando che sbloccare un iPhone non significa dover mettere per forza a rischio la sicurezza di tutti. "Questo è un caso specifico, non generale, in cui il governo chiede informazioni". 

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