Dopo il segnale Tv, ormai cambiato in gran parte dei paesi occidentali, anche il segnale FM si appresta ad andare in pensione, sostituito da un sistema più tecnologico in grado di fornire una qualità audio senza paragone.
Grazie allo standard DAB, Digital Audio Broadcasting, le emittenti radiofoniche potranno ottenere notevoli risparmi sui costi di trasmissione dei segnali oltre a poter contare su sistemi che garantiscono maggiori coperture territoriali. Il risparmio economico previsto sarà del 70%, una buona notizia per le emittenti che portanno destinare queste risorse a cose più importanti come per esempio sviluppare nuovi contenuti.
Gli utenti, invece, potranno beneficiare di standard musicali decisamente più evoluti e sofisticati, con qualità audio paragonabili a quelle dei cd musicali.
Inoltre, sarà possibile veicolare nuove funzioni e servizi, connessi al nuovo sistema digitale, con una migliore integrazione con il mondo web, che oggi cavalca l’onda musicale a partire da sistemi come Spotify.
Il cambio non sarà tuttavia indolore: i norvegesi dovranno infatti sostituire tutte le radio FM con nuovi dispositivi, un pò come è avvenuto in Italia durante il passaggio dal segnale analogico a quello digitale per il comparto Tv.
A rischio, quindi, radio, radioline e autoradio, mentre da ormai 2 anni, gli smartphone utilizzano il nuovo protocollo.
Il segnale dovrebbe spegnersi a partire dall’11 Gennaio 2017, un passo comunque semplice per un paese che risulta già oggi coperto per il 99.5% dal nuovo segnale digitale e che è stato tra i primi paesi al mondo ad utilizzarlo.
Il DAB in Italia
La Norvegia sarà il primo paese a sperimentare questo epocale cambiamento, ma anche il nostro paese dovrebbe seguire a ruota.
Il segnale DAB in Italia è operativo dal 2013 (mentre in Norvegia da quasi 20 anni) e consente di disporre di 14 canali radio a diffusione nazionale, dei quali 1 riservato alla rai. Su ogni canale, è possibile gestire fino a 12 canali radio differenti (quindi, avremmo ipoteticamente 168 canali radio nazionali) oltre ovviamente alle frequenze regionali.
Al momento non esiste un piano nazionale per il cambio, visto che ad oggi ci sono test su scala regionale monitorati da AgCom.