L’editore musicale californiano Wixen Music ha intentato una causa per violazione di copyright contro il colosso dello streaming musicale svedese Spotify con sede a Stoccolma. Il querelante, scrive il The Hollywood Reporter, chiede un risarcimento danni per un valore di almeno 1,6 miliardi di dollari, oltre ad un risarcimento ingiuntivo. La causa è stata intentata presso un tribunale federale della California e sostiene che Spotify utilizza "Free Fallin" di Petty, "Light My Fire" dei Doors e decine di migliaia di altre canzoni senza averne la licenza.
Spotify si trova quindi a dover fare i conti con questa ennessima causa in cui è stata accusata di aver trasmesso senza permesso canzoni, stavolta del catalogo della Wixen Music Publishing, che gestisce le composizioni di The Doors, Tom Petty, Neil Young, Steely Dan, David Cassidy, Kim Gordon, Stevie Nicks e altri ancora.
"Il Settlement Agreement è proceduralmente e sostanzialmente ingiusto verso i membri della Settlement Class Members perché impedisce una partecipazione significativa dei titolari dei diritti e offre loro una somma ingiusta in dollari alla luce della continua e intenzionale violazione delle loro opere da parte di Spotify", ha affermato Wixen. In risposta, Spotify ha messo in dubbio che la Wixen sia stata autorizzata dai suoi clienti a compiere le azioni contro la società di streaming. Infatti, risulta che gli artisti della Wizen abbiano degli accordi amministrativi con l’editore che gli consentono di negoziare accordi di licenza per loro conto ma Spotify ha sottolineato che questi accordi non prevedono l’apertura di contenziosi.
Da quanto appreso da piu’ media internazionali, in atti giudiziari depositati dagli avvocati, l’editore Wixen ha inviato una lettera ai suoi clienti riportando la propria volontà di presentare richiesta di esclusione dei loro brani dal catalogo di Spotify a loro nome a meno che – entro breve tempo – non forniscano istruzioni contrarie.
Nei documenti della causa aperta da Wixen, scrive Variety, si legge che "Spotify ignora sfacciatamente la legge sul copyright degli Stati Uniti e ha commesso violazioni del copyright intenzionali e continue" aggiungendo che "prima di arrivare negli Stati Uniti, Spotify tentava di avere licenze per registrazioni audio lavorando con etichette discografiche ma, in una gara per arrivare prima sul mercato, ha compiuto sforzi insufficienti". Si legge, inoltre, che "una licenza diretta di Wixen o una licenza obbligatoria avrebbe permesso a Spotify di riprodurre e/o distribuire i lavori come parte del suo servizio, anche attraverso digital phonorecord deliveries ("DPD"), streaming interattivo e download limitati, ma Spotify non è riuscita a ottenere nessuno dei due tipi di licenza" scegliendo invece di affidarsi alla Harry Fox Agency che "Spotify sapeva non poteva fornire le licenze necessarie".
In una dichiarazione rilasciata martedì pomeriggio, il presidente dell’Editore Randall Wixen ha chiarito che la società i suoi clienti non partecipano al Music Modernization Act introdotto a fine dicembre, che mira a semplificare la gestione delle licenze digitali.
"Stiamo solo chiedendo di essere trattati in modo equo", ha continuato Wixen. "Non stiamo cercando un ridicolo pagamento punitivo. Ma stimiamo che i nostri clienti rappresentino tra l’1% e il 5% della musica distribuita da questi servizi. Spotify ha più di 3 miliardi di dollari di entrate annuali e paga retribuzioni annue scandalose ai suoi dirigenti e milioni al mese per uffici ultra-lussuosi in varie città. Tutto quello che chiediamo è per loro di compensare ragionevolmente i nostri clienti condividendo una quantità minuscola delle entrate che prendono con i creatori del prodotto che vendono."
Nello scorso mese di maggio, Spotify ha proposto una soluzione da 43 milioni di dollari per risolvere un’azione collettiva avviata da un gruppo di cantautori guidato da David Lowery e Melissa Ferrick secondo cui il colosso dello streaming non aveva pagato in modo adeguato le licenze per la trasmissione delle loro canzoni. E ancora, nello scorso mese di luglio, Spotify è stata al centro di altre due cause legali, con i querelanti che hanno affermato che Spotify non aveva rispettato pienamente gli obblighi previsti negli USA per riprodurre una composizione musicale.
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