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Spotify: artisti non abbastanza pagati dai servizi di streaming

Spotify ha trascorso i primi dieci anni della sua esistenza concentrandosi sul consumatore ma nei prossimi 10 anni si concentrerà sugli artisti: ad avere pronunciato queste parole è stato Troy Carter, il nuovo Global Head of Creator Services del servizio di streaming musicale piu’ usato nel mondo durante una sessione di Q&A alla conferenza Music Business 2017 a Nashville, e come riportato ha riportato Variety.

"I servizi di streaming non pagano a sufficienza gli artisti" è cio’ che spesso sentiamo o leggiamo quando si parla di Spotify o altri servizi similari, è un concetto condiviso principalmente dagli artisti stessi ed è la prima volta che lo si sente da un rappresentante di Spotify – è invece la base su cui è stato lanciato TIDAL, creato da un gruppo di artisti uniti dall’idea di pagare di piu’ chi crea musica.

"Penso che Spotify sia stato incredibilmente grande nel far conoscere le canzoni, ma non siamo stati grandi a sviluppare artisti", ha continuato. "Ora stiamo cercando di far partire questo motore intorno agli artisti e aiutare a sviluppare la prossima generazione di superstar. Quindi non si tratta di canzoni, si tratta di come aiutare chi lavora, come aiutare a pianificare un tour, come aiutare a sapere chi sono i fan. Quindi stiamo investendo in carriere a questo punto".

A Carter, l’ex dirigente di Lady Gaga e Megan Trainor, è stato poi chiesto: "Se tu fossi un manager oggi, pensi che le royalty dallo streaming siano giuste?" e Carter ha risposto: "Vorrei dire no, ma direi anche che la catena di distribuzione del denaro non funziona". Carter ha quindi detto che secondo lui il vecchio sistema in cui tutti i cantautori si pagavano lo stesso per il loro contributo ad un album, sia che avessero scritto un singolo di successo o un pezzo giusto per riempire lo spazio nel disco, era molto ingiusto: "è giusto che se Max Martin ha scritto la hit di un disco anche la persona che ha scritto la canzone peggiore del disco riceva lo stesso di Max, in sostanza? Era quasi un sistema di benessere prima.".

Negli ultimi anni i servizi di streaming come Spotify sono stati accusati di non pagare abbastanza gli artisti per i diritti d’autore. Quando è stato creato TIDAL, un progetto nato da un gruppo di artisti, l’impegno del servizio è stato quello di pagare di piu’ i musicisti.

A Carter piace di Spotify il fatto che è "una piattaforma molto onesta" che "gioca un gioco chiamato ‘best song wins’. Non importa se sei l’artista più grande del mondo" o qualcuno che prova a farsi conoscere attraverso questa piattaforma: "Penso che i creatori e gli artisti che hanno accesso a tale tipo di piattaforma siano potenti e penso che stiamo già vedendo che l’intera attività si sta riprendendo."

E non a caso Spotify sta investendo sulle tecnologie per raccomandare nuova musica ai propri clienti, anche magari da artisti che ancora non conoscono. Di recente, Spotify ha acquistato la società AI Niland per migliorare il sistema di raccomandazione dei brani.

"Penso che stiamo solo grattando la superficie di quello che Spotify per gli artisti sta per diventare, e la mia ipotesi è che diventerà uno strumento di cui in sostanza non sarà piu’ possibile fare a meno", ha detto Carter.

A marzo 2017 Spotify contava 50 milioni di abbonati a Premium, con una crescita di 20 milioni rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente. 

Spotify non ha quasi piu’ avuto esclusive importanti dopo che Taylor Swift nel 2014 ha deciso di rimuovere le sue canzoni dal servizio di streaming, in polemica proprio per il modello di abbonamento freemium. Troy Carter, responsabile globale di Spotify della creazione di servizi, ha detto lo scorso agosto che le esclusive sono "un male per gli artisti, un male per consumatori, e un male per l’intero settore [discografico]". All’inizio di quest’anno, invece, un nuovo accordo tra Spotify e Universal Music Group ha stabilito che alcuni album dagli artisti piu’ importanti dell’Etichetta saranno disponibili in esclusiva per gli utenti di Spotify paganti per un tempo limitato di circa due settimane. Trascorso questo tempo, anche gli utenti che non pagano Spotify potranno ascoltare i brani. Accordi simili probabilmente Spotify li farà con altre etichette discografiche.

Simone Ziggiotto

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