Silicon Valley contro Trump, da Google a Microsoft passando per Facebook

Non c'è solo Google ad essersi schierata contro la mossa anti-immigrati di Trump, anche i big delle principali aziende tecnologiche della Silicon Valley quali Facebook, Apple, Microsoft.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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Google ha messo online un doodle speciale nella sua homepage americana lunedi 30 gennaio per festeggiare il compleanno di un attivista della libertà civile che ha combattuto per i diritti degli immigrati negli Stati Uniti. Non è un caso se questo doodle speciale è stato pubblicato poche ore dopo che negli USA molti si stanno scagliando contro il neo eletto presidente Donald Trump, per aver deciso di vietare per tre mesi l’accesso al territorio americano ai cittadini di sette paesi a maggioranza islamica. Ma non ci sono solo persone comuni schieratesi contro la mossa di Trump, anche i big delle principali aziende tecnologiche della Silicon Valley (dove risiedono Facebook, Apple, Google e tante altre).

A chi di politica segue poco, basti sapere che dopo aver deciso di alzare un muro nel confine con il Messico Trump per tenere fuori dai confini americani potenziali terroristi islamici ha ordinato il blocco di accesso ai richiedenti asilo per 120 giorni, sospendendo per tre mesi l’accesso al territorio americano per i cittadini di sette Paesi a maggioranza islamica – Iraq, Siria, Iran, Sudan, Libia, Somalia e Yemen – anche se in possesso di regolare permesso di soggiorno.

Doodle Google per Fred Korematsu

Il doodle di Google per Fred Korematsu

Visibile solo sulla sua homepage degli Stati Uniti, Google il 30 gennaio  2017 celebra quello che sarebbe stato il giorno del 98esimo compleanno di Fred Korematsu, nato a Oakland, in California da genitori immigrati giapponesi.

Fred Korematsu è stato un attivista americano per i diritti civili che ha contestato l’internamento di giapponesi americani durante la Seconda Guerra Mondiale. Poco dopo che la Marina imperiale giapponese ha lanciato il suo attacco a Pearl Harbor, il presidente Franklin D. Roosevelt ha emesso l’ordine esecutivo 9066 che ha autorizzato che tutti gli individui di origine giapponese dovevano essere rimossi dalle loro case e costretti a vivere in campi di internamento, ma Korematsu invece ha contestato gli ordini ed è diventato un fuggitivo. La legalità del provvedimento di internamento è stata confermata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti in Korematsu v Stati Uniti. La perdita della azione civile di Korematsu contro il governo degli Stati Uniti è stata ribaltata decenni più tardi, dopo la divulgazione della prova che era stato trattenuto dai tribunali da parte del governo degli Stati Uniti durante la guerra.

Per commemorare il suo viaggio come un attivista per i diritti civili, il "Fred Korematsu Day of Civil Liberties and the Constitution" è stato onorato per la prima volta il 30 gennaio 2011 da parte dello Stato della California, la prima commemorazione per un americano asiatico negli Stati Uniti. Nel 2015, lo stato della Virginia ha approvato una legge per diventare il secondo stato a riconoscere in modo permanente ogni 30 gennaio come il Fred Korematsu Day.

Apple: Donald Trump a Tim Cook chiede di spostare produzione negli Stati Uniti

http://www.pianetacellulare.it/Articoli/Apple/43372_Apple-Donald-Trump-a-Tim-Cook-chiede-di-spostare-produzione.php

Da Google 4 milioni di dollari per immigrati

La tempistica del Doodle non sembra essere una coincidenza. Solo il giorno prima, il 29 gennaio, Google ha annunciato un fondo di crisi per aiutare le cause degli immigrati a seguito dell’ordinanza emessa da Donald Trump, che vieta ai cittadini di sette paesi musulmani di entrare negli Stati Uniti per 90 giorni. L’ordine, emesso Venerdì 27 gennaio, vieta anche ai rifugiati di entrare nel paese per 120 giorni e pone un divieto permanente di rifugiati dalla Siria.

L’amministratore delegato di Google Sundar Pichai è stato apertamente critico riguardo l’ordine esecutivo di Trump. Google in qualche modo vuole usare il suo doodle per festeggiare il compleanno di un attivista della libertà civile che ha combattuto per i diritti degli immigrati negli Stati Uniti tanti anni fa e, mentre si pensava che oggi le barriere fossero state abbattute definitivamente, ecco arrivare Trump pronto a tutto per farle rialzare.

Silicon Valley vs Donald Trump

Google ha stanziato un fondo di crisi da 4 milioni di dollari per gli immigrati e i rifugiati colpiti dalla misura del neo presidente – 2 milioni stanziati dalla società e altrettanti donati dagli impiegati. Il denaro è destinato ad aiutare quattro organizzazioni – l’American Civil Liberties Union (Aclu), l’Immigrant Legal Resource Center, l’International Rescue Committee e l’UNHCR.

A Google si sono aggiunti anche i vertici di altre aziende della Silicon Valley nell’esprimere la propria contrarietà con la politica di Trump: Adobe, Facebook, Amazon, Starbucks, Apple, Dropbox, LinkedIn, Microsoft, Netflix, Pinterest, Tesla, Twitter, Uber, Yelp.

Dalla Silicon Valley, Uber vorrebbe stanziare un fondo da 3 milioni di dollari per aiutare a pagare le spese legali dei suoi autisti per questioni legate all’immigrazione. Lyft ha intenzione di donare un milione di dollari all’Aclu per i prossimi 4 anni. Via Facebook, l’amministratore delegato di Netflix ha accusato Trump di rendere l’America meno sicura – "Bisogna unirci per difendere i valori della libertà e delle opportunità" – mentre Microsoft conta 76 dipendenti interessati dal provvedimento. L’amministratore delegato di LinkedIn ha twittato il dato interessante che il 40% delle prime 500 società Americano sono fondate o gestite da immigrati o figli di immigrati. 

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