I giochi e altre esperienze in realtà virtuale VR stanno diventando sempre piu’ popolari, come confermano i fatti che all’E3 2016 i produttori di videogiochi hanno presentato i loro progetti a breve e lungo termine in ambito di gaming VR e che Google sta preparando Daydream per la prossima versione di Android (un ambiente virtuale integrato nel sistema operativo). Ma c’è una cosa che forse pochi sanno perchè magari non hanno ancora avuto modo di provare visori come Oculus Rift, HTC Vive o altri per giocare in un mondo virtuale: molti giocatori soffrono della malattia chiamata ‘cinetosi VR’.
La cinetosi è un disturbo neurologico che alcune persone provano in seguito a degli spostamenti ritmici o irregolari del corpo durante un moto che si puo’ verificare ad esempio in altalena o su di una giostra: questo perchè il cervello percepisce movimento ma in realtà il corpo è fermo. Partendo da questo presupposto, la cinetosi VR altro non è che lo stesso disturbo ma provocato dal fatto che quando si gioca con un visore VR il cervello è immerso nel mondo virtuale dove è in movimento mentre il corpo nella realtà è fermo, con il giocatore che solitamente è seduto e utilizza un controller per spostarsi nell’ambiente virtuale. Di conseguenza, dopo un po’ di tempo che si gioca potrebbero verificarsi sensazioni come vertigini e nausea.
La cinetosi VR non sarebbe un problema se il giocatore avesse la possibilità di spostarsi liberamente in una stanza eseguendo gli stessi movimenti che compie nel gioco, ma per evitare di scontrarsi con pareti o mobili o peggio ancora buttarsi giu’ da una finestra perchè ha una camera dallo spazio limitato e per colpa del visore che indossa non vede dove sta andando ad oggi questo non è possibile.
Come risolvere il problema della malattia causata dal movimento nel mondo VR? Un team di ricercatori dei laboratori Computer Graphics and User Interfaces della Columbia University stanno lavorando su una soluzione.
I ricercatori hanno creato uno speciale software che gradualmente pone una restrizione al campo visivo (FOV) dell’utente quando camminano per lunghi periodi o quando c’è tanto movimento. Con una visione periferica limitata, il cervello viene costretto a concentrarsi su punti che sono più lontani dal punto visivo dell’utente.
Potrebbero pero’ non essere felici i giocatori, in quanto un campo visivo ridotto andrebbe di fatto a limitare quella che è l’esperienza di esplorare un mondo virtuale che lo avvolge. Secondo i ricercatori, tuttavia, la restrizione del campo visivo avviene così lentamente che l’utente non è in grado di percepirla e non viene diminuito il senso della presenza nell’ambiente virtuale.
I ricercatori hanno scoperto che manipolando "strategicamente e automaticamente" il campo visivo le conseguenze della malattia del movimento nel mondo VR vengono "significativamente ridotte".
Per trovare il perfetto equilibrio tra la limitazione del campo visivo per eliminare gli effetti della cinetosi e mantenendo una piena esperienza VR i ricercatori hanno effettuato numerosi test per vedere quanto del campo visivo doveva essere ridotto e in quali momenti precisi questa limitazione dovrebbe essere attivata.
Il team ha testato la soluzione con un gruppo di 30 persone, che hanno seguito uno stesso percorso in un ambiente virtuale sia con che senza la limitazione dinamica del FOV; in tempi stabiliti durante la prova i tester hanno dovuto valutare il loro livello di comfort – è risultato che tutti e 30 i tester hanno avuto una migliore esperienza con la limitazione del campo visivo.
Come risolvere il problema della malattia causata dal movimento nel mondo VR
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