Il sexting, ovvero l’invio di messaggi con foto e video a sfondo sessuale tra partner, in passato era un fenomeno relegato agli adolescenti e spesso declassato a semplice goliardata, senza valutare gli effetti collaterali che purtroppo la cronaca nera ha portato con il tempo all’attenzione.
La ricerca, presentata alla convention annuale dell’American Psychological Association, segna un cambio netto di tendenze anche da parte degli adulti.
Con il boom dei social network e vite sempre più connesse alla rete, il fenomeno del sexting ha convinto anche gli adulti tanto che negli Stati Uniti, 8 adulti su 10 dichiarano di farlo.
Il sondaggio compiuto dalla Drexel University su 870 persone adulte ha rivelato come l’82% degli adulti ha dichiarato di aver inviato proprie foto osè al partner mentre l’88% ha dichiarato di averle ricevute.
Sono soprattutto le relazioni stabili a generare lo scambio di foto, mentre le relazioni fuori dalla coppia sono in qualche modo più controllate e limitate.
Nonostante i tantissimi casi arrivati alle cronache nazionali e internazionali, continua a crescere il fenomeno del sexting, ovvero l’invio di foto o video ad alto contenuto erotico che poi, spesso, finiscono nel Web creando non pochi problemi.
Un problema in forte crescita in Italia e in Europa e ormai una piega negli Stati Uniti.
I casi di omicidio o suicidio a seguito di foto o video diffuse a mezzo Web, non frenano le abitudini dei più giovani che anzi, statistiche alla mano, sembrano addirittura incoraggiati a farlo.
L’analisi condotta in Italia, tra ragazzi di 12 e 18 anni, ha fatto emergere come, in appena 2 anni, la pratica del sexting sia letteralmente esplosa passando da una incidenza del 10.2%, al 25.9%: praticamente, 1 ragazzo su 4 ha inviato foto o video ripresi in momenti piccanti. Oltre il 60% dei ragazzi, invece, pratica azioni ad alto rischio come vi abbiamo recentemente riportato in questo articolo.
Un’azione per la quale spesso i ragazzi non conoscono le conseguenze: quando una foto o un video entrano online, infatti, è impossibile bloccarne la condivisione. Come visto su altri fenomeni, di natura diversa, anche pochi giorni possono bastare per far arrivare una foto a milioni e milioni di utenti.
Per quale motivo lo fanno?
Secondo quanto riportato dal professore Giovanni Ziccardi, docente di Informatica Giuridica della Statale di Milano, l’11.1% lo fa per scherzo, l’8.6% per emulazione e il 4.6% per provocare imbarazzo.
Oltre il 50% dei ragazzi intervistati, non considera l’azione come qualcosa di pericoloso, mettendo in evidenza l’ignoranza sui basilari effetti della rete, soprattutto in formato Social.
Aftersex, la nuova moda dei Selfie
Ad incoraggiare tali comportamenti, ci si mettono anche le mode. Dopo il boom del fenomeno Selfie, traducibile nel più italico autoscatto, la nuova moda è fotografarsi dopo aver fatto l’amore, con un selfie che inquadra anche il proprio partner.
Facebook viene usato anche durante il sesso
Un buon 5 per cento delle persone intervistate per un sondaggio hanno confessato di aver controllato Facebook durante un loro rapporto sessuale.
Buono per chi riesce ad essere multitasking su tutti i fronti, ma se questo è ciò che Mark Zuckerberg aveva in mente quando ha costruito Facebook per la sua visione di un mondo dove tutto è condiviso, non ci siamo proprio.
Naturalmente, il controllare gli aggiornamenti di stato e leggere qualche chat è il minimo della distrazione durante un rapporto sessuale oggi, secondo quanto si legge nel sondaggio condotto nel Regno Unito da OnePoll per il principale produttore di profilattici, Durex, che però non ha condiviso la sua metodologia o la dimensione del campione utilizzato per il sondaggio. E’ stato inoltre rilevato che il 12 per cento del campione aveva risposto ad una telefonata durante il sesso e il 10 per cento dello stesso ha letto un messaggio durante l’atto sessuale.
Mentre lo studio per la Durex sembra essere lontano dall’aver ottenuto dati per un uso scientifico, questo documento rispecchia una tendenza che nella società di oggi può solo che proseguire verso la direzione ormai presa. Uno studio nazionale più formale pensa che i giovani britannici fanno meno sesso oggi che in passato, con la colpa che può essere data al crescente uso dei social media.
Da parte sua, Durex ha avviato una campagna in cui invita tutti a trascorrere un’ora (tra le 8:30 e le 09:30) a letto il 29 marzo, senza luci, comprese quelle che emanano gli schermi dei propri dispositivi. E’ un concetto romantico e un modo interessante per vendere più preservativi, ma, ancora più importante, è un modo per ridurre almeno temporaneamente il volume di selfie che vengono fatte.
Il Moige sottolinea, inoltre, come il sexting potrebbe facilitare il dilagare del bullismo in rete, detto cyberbullismo, grazie al quale immagini di nudo o di sesso esplicito possono fare il giro del web senza controllo, procurando negli sventurati “protagonisti” forti e costanti umiliazioni.
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