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Uber, Antitrust chiede norme minime per UberPop

Il tribunale di Milano, la sentenza

Il tribunale di Milano ha respinto l’istanza di sospensione del blocco della app Uber-pop presentata dalla multinazionale americana, dopo il provvedimento di inibitoria del servizio dello scorso 26 maggio per concorrenza sleale nei confronti dei taxi. La società deve disattivare il servizio in tutta Italia.

"Il Tribunale di Milano – hanno spiegato i legali dei tassisti all’Ansa il 9 Luglio – ha definitivamente confermato il blocco del servizio Uber-pop in tutto il territorio italiano, per evidente concorrenza sleale, ed ha esteso l’inibizione anche nei confronti del singolo driver. 

Nel frattempo, l’Autorità dei Trasporti ha proposto al governo italiano di introdurre obblighi specifici attinenti a piattaforme, a requisiti del conducente, alla qualità ed alla sicurezza dei servizi di car sharing, e in particolare a Uber, dopo che il Tribunale di Milano ha disposto il blocco di Uber Pop, uno dei servizi messi a disposizione da Uber sul territorio nazionale, accogliendo così il ricorso presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti per "concorrenza sleale".

Serve "dare un adeguato livello di regolazione alle emergenti formule del trasporto non di linea diverse dai servizi di taxi e Ncc basate su piattaforme tecnologiche che offrono servizi di intermediazione su richiesta e con finalità commerciale", scrive l’Autorità dei Trasporti.

L’Autorità ha avviato un’approfondita indagine sul recente diffuso utilizzo di "tecnologie informatiche applicate in modo innovativo alla mobilità delle persone e sui suoi effetti sia sulla domanda e sui comportamenti degli utenti che sul fronte della offerta dei servizi di autotrasporto di persone non di linea".

L’Autorità si propone di "far emergere questo mercato" del car sharing, "affinché domanda e offerta di servizi possano incontrarsi in modo trasparente e nel rispetto delle regole applicabili all’attività economica d’impresa".

Il Tribunale di Milano ha disposto lo scorso 26 Maggio il blocco di UberPop, uno dei servizi messi a disposizione da Uber sul territorio nazionale. È stato dunque accolto il ricorso presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti per "concorrenza sleale". Zac De Kievit, capo legale di Uber Europa, ha subito fatto sapere, in una nota ufficiale, l’intenzione dell’azienda di fare appello contro l’ordinanza del tribunale civile di Milano.

"Siamo ovviamente molto dispiaciuti dalla decisione presa oggi su Uberpop, una decisione che rispettiamo ma non comprendiamo", ha dichiarato De Kievit. "faremo appello per evitare che centinaia di migliaia di cittadini italiani siano privati di una soluzione sicura, affidabile e economica per muoversi nelle loro citta’.

Uber – logo

Uber interferisce con il servizio taxi organizzato dalle società, svolto dai titolari di licenze. Uber-pop, scrive il giudice di Milano Claudio Marangoni nell’ordinanza, svolge una attività che interferisce con "il servizio taxi organizzato dalle società, svolto dai titolari di licenze". La richiesta di trasporto che l’utente di Uber fa tramite la applicazione oltre ad essere una tecnica già utilizzata dalle cooperative di tassisti, continua a scrivere il giudice, appare di fatto del tutto assimilabile al servizio di radio taxi. 

Il giudice del tribunale di Milano ritiene, dunque, che "la mancanza di titoli autorizzativi da parte degli autisti UberPop, come invece prevedono le leggi sui servizi di trasporto, comporta un effettivo vantaggio concorrenziale per il gruppo Uber e uno sviamento di clientela indebito". 

"Senza i costi inerenti al servizio taxi", spiega il giudice, "gli autisti Uber-Pop possono applicare tariffe sensibilmente minori" rispetto a quelle del servizio pubblico.

Quello che preoccupa Zac De Kievit, capo legale di Uber Europa, e’ che migliaia di autisti del servizio rischiano di perdere una risorsa economica. Inoltre, ricorda il legale, "la commissione europea ha chiaramente affermato che gli stati membri dovrebbero garantire equita’, proporzionalita’ e nessuna discriminazione nella regolamentazione dei nuovi servizi basati sulla tecnologia come Uber".

Il ricorso cautelare accolto dal giudice di Milano. Nelle settimane che hanno preceduto la sentenza di fine Maggio, le organizzazioni sindacali e di categoria, locali e nazionali, dei tassisti e dei radiotaxi, assistite da un team legale, avevano presentato un ricorso cautelare ed urgente per chiedere l’oscuramento di Uber-Pop.

Opinioni contrastanti. Esulta Pietro Gagliardi, responsabile sindacale per la categoria dei tassisti dell’Unione Artigiani della Provincia di Milano, ha detto che la sentenza "E’ una grande vittoria e non l’abbiamo fatto solo per noi e il nostro lavoro, ma anche per la sicurezza degli utenti. Al contrario, il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) ritiene la decisione del giudice "un danno enorme per gli utenti, perché limita la concorrenza e riduce le possibilità di scelta per i cittadini".

La mission di Uber è "evolvere il modo in cui si muove il mondo" collegando gli autisti con i clienti grazie alle app, "rendendo le città più accessibili, creando nuove opportunità per i clienti e occasioni di lavoro per gli autisti". Dalla fondazione nel 2009, all’attuale presenza in oltre 70 città, la rapida espansione della presenza globale di Uber continua a far avvicinare le persone alle loro città ma anche fa discutere proprio come nel caso sopra descritto.

Atroconsumo dalla parte di Uberpop

Sul caso Uberpop è intervenuta anche Atroconsumo, l’associazione per la tutela e difesa dei consumatori più diffusa in Italia, secondo cui i nuovi servizi devono "poter trovare nuove strade, non muri", si legge in una nota. Paolo Martinello, presidente della Fondazione Altroconsumo ha spiegato che la sentenza del Tribunale di Milano rappresenta una battuta d’arresto per i consumatori, in quanto "è contraria agli interessi dei consumatori poiché interpreta in maniera stringente, conservativa e protezionistica la norma attualmente in vigore, obsoleta in relazione al servizio di trasporto privato offerto da UberPop."

Per Martinello, il servizio UberPop "è chiaro che non possa essere considerato un normale servizio di taxi, ma l’offerta è diversa, non direttamente sovrapponibile a quella esistente: di fatto, a prezzi competitivi, UberPop raccoglie bacini di utenza differenti e dunque impedirne l’esercizio è contrario agli interessi dei consumatori, nonché allo sviluppo efficiente e innovativo del mercato.". L’Italia si trova di fronte ad "un vuoto normativo" che va colmato: "bisogna bilanciare l’innovazione con nuove regole. Ma anche cambiare mentalità nell’offerta dei servizi, perché la tecnologia non può vincere da sola la battaglia contro la miopia del monopolio."

Secondo Paolo Martinello, "la concorrenza di UberPop va regolamentata e l’azienda dovrebbe alzare molto il livello di controllo sul servizio. Ma serve una nuova legislazione perché ad oggi c’è il rischio che i giudici prendano decisioni di questo tipo sulla base della regolamentazione che esiste al momento".

L’Autorità Garante della concorrenza e del mercato, l’Agcm, si schiera dalla parte di Uber, il servizio di car-sharing criticato per portare via il lavoro ai tassisti. Per l’Autorità serve "disciplinare al più presto l’attività di trasporto urbano svolta da autisti non professionisti attraverso le piattaforme digitali per smartphone e tablet", secondo una nota ufficiale dell’Antitrust inviata al Parlamento.

Si parla non solo di Uber ma in realtà di tutte le applicazioni che consentono di accedere a servizi di car-sharing in aggiunta o in alternativa ai taxi e alle auto noleggio con conducente.

In risposta a un quesito posto dal ministero dell’Interno su richiesta del Consiglio di Stato, l’Antitrust ritiene fondamentale che il legislatore intervenga "con la massima sollecitudine" al fine di regolamentare nel modo meno invasivo possibile queste nuove forme di trasporto non di linea, così da permettere un ampliamento delle modalità di offerta del servizio a vantaggio del consumatore.

Per l’Agcm, serve regolamentare il settore per garantire la concorrenza, la sicurezza stradale e l’incolumità dei passeggeri dal momento che lo sviluppo di queste nuove App e anche l’adozione di strumenti tecnologici simili da parte delle compagnie di radio-taxi stanno provocando in tutto il mondo complesse questioni d’interferenza con i servizi tradizionali.

Per quanto riguarda i servizi UberBlack e UberVan che si differenziano tra loro per la diversa tipologia di veicoli utilizzati – le berline fino a quattro posti il primo e i mini-bus o monovolume da cinque posti in su l’altro – l’Antitrust ribadisce la legittimità, in assenza di alcuna disciplina normativa, della piattaforma, trattandosi di servizi di trasporto privato non di linea, come riconosciuto anche dal Consiglio di Stato.

Riguardo UberPop, il servizio svolto da autisti non professionisti, l’Antitrust si richiama all’ordinanza con cui il Tribunale di Milano della scorsa estate, che ha respinto l’istanza di sospensione del blocco della app Uber-pop presentata dalla multinazionale americana, dopo il provvedimento di inibitoria del servizio dello scorso 26 maggio per concorrenza sleale nei confronti dei taxi. Perciò l’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato invita il legislatore ad adottare "una regolamentazione minima di questo tipo di servizi" al fine di sottolineare i benefici concorrenziali e per i consumatori finali quali una maggiore facilità di fruizione del servizio di mobilità, una migliore copertura di una domanda spesso insoddisfatta, una conseguente riduzione dei costi. 

Simone Ziggiotto

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