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WiFi beamforming, la tecnologia che ottimizza la connessione wireless dei dispositivi

Di cosa si tratta quando sentiamo parlare di beamforming? E’ vero che può migliorare la connessione WiFi in casa? Proviamo a spiegare con parole semplici cosa è e come funziona il beamforming in una rete Wifi domestica.

esempio di dispositivi domestici connessi – PianetaCellulare.it [credit: Gorodenkoff/shutterstock]
Gli smart device sono sempre di più e nelle case degli italiani ed è quasi raro non trovare un router per la distribuzione della connessione internet ai vari dispositivi connessi. La tecnologia avanza di continuo e tra le recenti innovazioni arrivate per migliorare le connessioni wireless domestiche (ma non solo) c’è la tecnologia chiamata Beamforming. L’utente medio probabilmente non sa di cosa si tratta e soprattutto non gli importa, anche perché sono gli utenti avanzati che solitamente entrano nel pannello di controllo del proprio router per verificare la presenza o meno di questa funzione, scegliendo eventualmente come gestirla.

Il router è quel dispositivo che ha lo scopo di prendere la connessione da un modem esterno per distribuirla a tutti i dispositivi ad esso connessi, sia in WiFi (rete wireless) che via LAN (rete cablata). La maggior parte dei modem, comunque, offre funzionalità router integrata, così da poter gestire tutto da un unico dispositivo. Non è comunque raro che utenti esperti scelgano di utilizzare il modem fornito dal proprio operatore solo come modem a cui collegare ‘in cascata’ un router dalle capacità ben più avanzate. Per l’utente medio, tuttavia, il modem fornito dall’operatore può rivelarsi più che sufficiente. Se poi consideriamo che oggi siamo in regime di ‘modem libero‘ non si è più vincolati dal modem dell’operatore e si può collegare un modem/router di propria scelta. Sul mercato è possibile trovare router più o meno costosi, a seconda delle capacità hardware e software che offrono.

Beamforming, di cosa si tratta e come funziona

A seconda del numero, della potenza e della disposizione delle antenne di cui il router è dotato crea una rete WiFi più o meno ampia per coprire una zona più o meno grande. Ciascuna antenna crea un segnale radio proprio e la posizione delle antenne determina un insieme di segnali. Di norma, si pensi come ad una bolla di segnale al centro della quale si trova il router. A seconda della posizione in cui si trova rispetto al router, ciascun dispositivo connesso ad esso può ricevere un segnale WiFi più o meno potente. Tuttavia, la forma e l’ampiezza del segnale potrebbe escludere un dispositivo che si trova poco più in là del raggio d’azione massimo e andare, invece, a coprire inutilmente zone in cui non si trovano dispositivi da connettere. Questa è una tipica situazione di rete WiFi senza beamforming.

dispositivo mobile connesso in WiFi – PianetaCellulare.it [credit: ymgerman/shutterstock]
Quando il beamforming è attivo, il router cerca di direzionare la trasmissione del segnale WiFi verso la posizione dei dispositivi, modulando le onde per concentrarle su di essi così da migliorarne la connessione WiFi. Banalmente, si potrebbe dire che una rete WiFi senza beamforming crea una bolla di segnale statico, mentre il beamforming la rende dinamica.

La spiegazione del significato di beamforming che fornisce AVM, il popolare brand tedesco fornitore di dispositivi per le connessioni di rete domestiche, è la seguente:

“Le antenne trasmettono esattamente nella direzione dei dispositivi terminali. ampliando ulteriormente la portata e aumentando la velocità.”

Come capire se il proprio router WiFi supporta beamforming e come eventualmente attivarlo (o disattivarlo)

La funzione beamforming è stata introdotta con lo standard WiFi 4 (802.11n). Lo stesso standard che ha introdotto anche la tecnologia MIMO (multiple-input-multiple-output) per aumentare la velocità di trasmissione adottando la trasmissione multi-antenna. Tuttavia, secondo gli esperti, il beamforming funziona meglio a partire dallo standard WiFi 5 (802.11ac).

Perché il beamforming possa funzionare non solo il router deve supportare la tecnologia, anche il dispositivo che si connette ad esso. Se uno smartphone si connette in WiFi 5 ad un router, il beamforming entra in azione in automatico, se abilitato nel router. I router offrono questa tecnologia attivata per impostazione predefinita. In alcuni modelli si può disattivare dal pannello di controllo del router. Per esempio, su alcuni router di ASUS e Netgear  è possibile trovare le opzioni di configurazione chiamate ‘Beamforming Esplicita‘ e ‘Universal Beamforming‘:

Beamforming Esplicita (Explicit Beamforming): L’adattatore e il router WLAN del client supportano entrambi la tecnologia di beamforming. La tecnologia consente a questi dispositivi di comunicare tra loro la stima del canale e la direzione per migliorare la velocità di download e upload.
Universal Beamforming (Implicit Beamforming): Per la scheda di rete wireless Legacy che non supporta il beamforming, il router stima il canale e determina la direzione per migliorare la velocità del downlink. 

Se nel pannello di controllo del proprio router non si trova alcuna impostazione riconducibile al beamforming è presumibile che la tecnologia sia abilitata per impostazione predefinita se supporta almeno lo standard WiFi 4.  Se, invece, si trova menzionata ed è possibile scegliere se mantenerla attiva oppure no, il consiglio è di mantenerla attiva perché, sulla carta, offre benefici. Ciò non toglie che si possano fare delle prove per vedere se la connessione WiFi migliora o peggiora disabilitando il beamforming.

Si potrebbe ricercare online “[modello proprio router] beamforming” per vedere se ci sono informazioni utili a comprendere se il beamforming è disponibile nel proprio router, eventualmente finendo nelle pagine dell’assistenza online del produttore per approfondirne il funzionamento.

Redazione Pianetacellulare

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