Piracy Shield, le polemiche per i tanti blocchi di siti legali: cosa sta succedendo

Piattaforma Piracy Shield

Scritto da

Marco Antonio

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I tanti danni collaterali prodotti dalla piattaforma Piracy Shield hanno scatenato l’ira di tanti gestori di siti leciti bloccati senza alcuna ragione

Piracy Shield come funziona
Piracy Shield, le polemiche scatenate dopo gli abusi contro siti leciti – pianetacellulare.it

Sono tanti gli esperti di sicurezza informatica che consigliano di eliminare Google dal proprio Pc per evitare di mettere a rischio la sicurezza dei propri dati personali. In teoria, chi vive in Europa, dovrebbe essere protetto dal privacy shield, ovvero l’accordo tra Stati Uniti Europa sul trattamento dei dati personali. Ma fin dall’inizio, questo protocollo, ha suscitato non poche controversie e dibattiti riguardo alla sua efficacia, anche per le implicazioni e le eventuali disarmonie con le norme che tutelano la libertà di espressione e il diritto alla privacy.

I danni collaterali causati dalla piattaforma

Al momento il sistema principale di filtraggio è legato a dei fattori che bloccano il tracciamento on-line e che a volte bloccano anche i servizi legittimi. E intanto la piattaforma nazionale che blocca in automatico lo streaming pirata, basata proprio sul Piracy Shield continua a mietere vittime “innocenti” bloccando anche delle risorse di rete che non hanno niente a che fare con la pirateria. Una serie di danni collaterali che hanno suscitato (e continuano a suscitare) un vespaio di polemiche.

Questa piattaforma, nelle intenzioni dei promotori, dovrebbe bloccare in tempi rapidissimi quei siti che trasmettono contenuti coperti da copyright e per i quali sono sprovvisti di autorizzazioni. Si tratta perlopiù di eventi sportivi che vengono trasmessi in diretta.

Piracy Shield
Piracy Shield, le polemiche legate agli abusi della nuova piattaforma – pianetacellulare.it

Per fare un esempio pratico, fino al mese di febbraio 2024, su 3.212 blocchi che sono stati compiuti da Piracy Shield, buona percentuale ha riguardato dei siti i cui contenuti sono da considerare leciti a tutti gli effetti. L’unica vera pecca di questi siti è stata quella di condividere l’indirizzo Ip con i siti che sono annoverati all’interno della “black list” di Agcom.

Nei primi mesi della propria attività, Piracy Shield, che annovera ben 309 operatori di servizi internet e cinque titolari di diritti (Sky, Dazn, Rti-Mediaset, Lega calcio Serie A e Serie B), è stata bersagliata da tantissime critiche per le modalità operative adottate. Tanti siti che normalmente non trasmettono contenuti sportivi privi di autorizzazione, sono stati bloccati per alcune falle legate alla piattaforma di controllo.

Davanti a questi abusi, l’Authority ha ritenuto di non dover intervenire, voltandosi dall’altra parte. Intervenendo nel corso di un audizione alla Camera, il presidente di Agcom, Giacomo Lasorella, ha difeso l’operato della piattaforma, ritenuto ineccepibile. Secondo Lasorella, solo in un caso sarebbe stato compiuto qualche errore di valutazione. “Su 3.000 casi – ha spiegato Lasorella – non è stato mai fatto un errore, quindi non è un dato da poco. Finora abbiamo buttato giù soltanto i siti univocamente dedicati alla pirateria”:

La dura presa di posizione di Cloudfire

In realtà, a differenza di quanto dichiarato da Lasorella, i casi in cui sono finiti nel mirino della piattaforma siti del tutto incolpevoli, sono stati parecchi, a tal punto da indurre Cloudflare, multinazionale statunitense dei servizi di content delivery network, ad invitare i gestori dei siti oscurati senza motivo da Piracy Shield, a difendersi inoltrando un ricorso presso le sedi opportune. Il rischio che la Piracy Shield possa trasformasi in futuro in una fucina di carte bollate, è molto elevato.

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