Quasi tutti noi per rispondere al telefono utilizziamo la formula “Pronto” in forma interrogativa. Ma per quale motivo facciamo ciò? Molti lo fanno senza pensare al tutto. Sei curioso di scoprire cosa si cela dietro questa espressione? Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Rispondere al telefono è una mossa che qualsiasi persona compie ogni giorno in modo più o meno frequente. Che siano chiamate personali, di lavoro, informative o altro, la maggior parte delle persone risponde utilizzando una formula entrata di diritto fra le nostre abitudini.
Dopo aver alzato la cornetta o dopo aver cliccato su “Rispondi” sullo smartphone, chiunque risponde alla chiamata con la classica formula “Pronto” in tono interrogativo. Ma per quale motivo in Italia questa locuzione è così diffusa da diventare di uso comune? La risposta che non ti aspetti.
Rispondi al telefono dicendo la parola “Pronto”? Lo fai per un motivo ben preciso, ma non conosciuto
In praticamente tutti gli altri Paesi al mondo, per rispondere al telefono si usa una formula con un saluto, mentre in Italia si risponde con “Pronto” in tono interrogativo. Per esempio, in Spagna si utilizza il saluto “Hola”, mentre in Inghilterra si risponde al telefono con la formula “Hello”. Ma potremmo citare tanti altri esempi simili.
Fra le ipotesi più diffuse riguardanti il diffondersi di questa usanza ce n’è una davvero inaspettata e non proprio conosciuta da tutti. Si tratta della spiegazione maggiormente plausibile, la quale è rimasta viva nel corso dei decenni.
La spiegazione
Oggi parlare al telefono è istantaneo e chiunque può farlo liberamente e in ogni momento. Non è, però, sempre stato così. Fino al 1970, infatti, non esistevano i prefissi telefonici. Le persone per effettuare le chiamate dovevano, quindi, per prima cosa passare da un centralino. Ciò accadeva sia per le chiamate interurbane che per quelle internazionali.
Per telefonare a una persona di un’altra città, dunque, la chiamata veniva gestita da un addetto di un centralino. Egli prendeva nota del numero e chiamava, a sua volta, un altro centralino. A quel punto venivano messe in comunicazione le due persone e i diretti interessati potevano iniziare a parlare senza problemi.
Come informa l’Accademia della Crusca, l’addetto del centralino pronunciava la parola “Pronto” dopo aver reso possibile il collegamento. Ecco, dunque, che l’evoluzione etimologica di questa espressione si è tramandata di generazione in generazione, diventando una sorta di saluto.