Un gruppo di etichette musicali ha accusato apertamente Spotify di infrangere il copyright di molta musica usata in modo scorretto.
Può una delle piattaforme per lo streaming musicale più famose del pianeta essere accusata di infrazione al copyright? Secondo la lettera che la sigla NMPA ha fatto arrivare ai colleghi di Billboard pare proprio di sì. NMPA sta per National Music Publishers Association. Si tratta della associazione che negli Stati Uniti raccoglie tutti i principali publisher di musica. È in pratica l’equivalente della nostra italiana SIAE.
L’accusa è molto grave e la lettera segue la notizia riguardo la stima di quanto Spotify si troverà a pagare proprio ad autori e publisher per il 2024: 150 milioni di dollari in meno. I soldi mancanti sarebbero il risultato della nuova politica degli abbonamenti di Spotify che, questa è la tesi della piattaforma, produrrebbero in automatico uno sconto. L’accusa diretta da parte di NMPA è di utilizzare in maniera fraudolenta contenuti per i quali non paga. Ma quali sono questi contenuti?
Sulla piattaforma di Spotify è possibile ascoltare in pratica tutti i cantanti più famosi del mondo. Per gli utenti paganti c’è anche l’opzione di leggere i testi e di utilizzare grafiche carine per condividere i testi.
Ciò che l’associazione dei publisher musicali americani contesta alla piattaforma è che per l’utilizzo dei testi delle canzoni Spotify non avrebbe sottoscritto un apposito accordo. Nella lettera fatta arrivare a Billboard si legge per esempio: “Spotify sembra essere intenta nell’infrazione diretta ospitando opere musicali senza licenza attraverso i testi, i video e i podcast e distribuendo riproduzioni, sincronizzazioni non autorizzate e prodotti derivati da questi lavori musicali agli utenti. A rendere le cose peggiori, Spotify trae profitto da questa infrazione“. Non è la prima volta che la piattaforma e l’associazione dei publisher musicali si trovano ai ferri corti. Il periodo più complesso è stato quello tra il 2018 e il 2022, che si è concluso con alcuni accordi che hanno, o meglio dovremmo dire avevano, soddisfatto entrambe le parti.
La risposta da parte della piattaforma non si è fatta attendere, anche se per ora è limitata alla dichiarazione di un rappresentante. Anche le parole del rappresentante sono state fatte arrivare a Billboard. La lettera in cui si accusa Spotify di infrangere il copyright viene definita una trovata per la stampa che è in più “piena di dichiarazioni false e tendenziose“.
Sempre il rappresentante di Spotify ha sottolineato come si tratti di un “tentativo di distogliere l’attenzione dall’accordo Phono IV che NMPA ha deciso di firmare e di cui era soddisfatta nel 2022“. Sono rispediti al mittente anche le accuse di pagare poco gli autori: “abbiamo pagato una quantità record di benefit agli autori nel 2023 e siamo sulla strada per superare globalmente questa somma nel 2024. Spotify è una piattaforma per contenuti su licenza”.
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