Gli utenti dovranno concedere l’accesso ai dati di utilizzo dello smartphone per poter usare le app PostePay e BancoPosta: il motivo.
Molti utenti che hanno installato, sul proprio smartphone Android, le app PostePay e Bancoposta hanno ricevuto un messaggio nel quale sono stati esortati a concedere alle stesse l‘accesso ai dati di utilizzo del telefono. L’azienda, nei fatti, giustifica tale azione, collegandola ad una serie di misure volte a prevenire le truffe online, attraverso l’individuazione di applicazioni che potrebbero compromettere la sicurezza. Se non si concede tale autorizzazione, non si possono utilizzare le app. Scopriamo, dunque, insieme cosa cambia.
Poste Italiane ha aggiornato le misure di sicurezza delle app BancoPosta e Postepay per Android, al fine di mettere a disposizione degli utenti un’esperienza più sicura e prevenire eventuali frodi.
Al primo accesso, infatti, compare un messaggio che invita l’utente a cliccare sul pulsante “Vai alle impostazioni” per consentire all’App PostePay di accedere ai dati necessari, utili ad identificare la presenza di software dannosi.
Tale passaggio, nei fatti, è obbligatorio: senza l’autorizzazione richiesta, infatti, l’utente può accedere all’app solo per un massimo di tre volte, dopo di che non sarà più possibile utilizzare le funzioni delle app.
Cliccando su “Scopri di più“, l’utente è condotto ad una sezione del sito di Poste Italiane che mette a disposizione varie informazioni su come proteggersi dalle truffe online.
Per continuare a utilizzare le app, è fondamentale, dunque, fornire il proprio consenso accedendo alla sezione “Vai alle impostazioni“.
Tale opzione, dunque, conduce direttamente alle impostazioni del proprio telefono, dove si deve selezionare “Consenti accesso ai dati di utilizzo“.
Le app BancoPosta e PostePay – dunque – a questo punto, potranno monitorare l’utilizzo delle altre app installate sul dispositivo, ottenendo, nei fatti, anche accesso ai dati che riguardano, ad esempio, la frequenza di utilizzo, l’operatore telefonico, la lingua impostata e così via.
Secondo il messaggio diramato da Poste Italiane, l’accesso a determinati dati permetterebbe all’azienda di prevenire le truffe, attraverso l’identificazione delle applicazioni che potrebbero compromettere la sicurezza dell’utente.
Come sottolineato da DDay, inoltre, non sono stati forniti chiarimenti – in merito alla situazione che si è venuta a delineare – nel regolamento generale sulla privacy di Poste Italiane.
Tale mancanza di trasparenza ha fatto subito sorgere tante domande in relazione alla direttiva europea PSD2 sui sistemi di pagamento, che impone ai fornitori di servizi di pagamento di limitare l’accesso ai dati e ai sistemi informatici solo a quanto necessario, al fine di erogare il servizio offerto.
Tale normativa – dunque – stabilisce che l’accesso ai dati debba essere circoscritto e giustificato, in sostanza, dalle necessità legate all’erogazione del servizio stesso.
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