È sempre obbligatorio pagare se si rompe un prodotto in supermercato? Il parere dell’esperto direttamente dai social.
Il detto “chi rompe, paga” è davvero applicabile senza eccezioni di alcuna sorta? Quando, in un supermercato, un cliente danneggia, anche se in maniera accidentale, è automatico che quest’ultimo debba rifondere il danno? Cerchiamo di fare chiarezza su tale tematica, tenendo in considerazione l’opinione di Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori.
Sin dall’infanzia, ci viene insegnato che chi causa un danno deve pagare, seguendo il principio “chi rompe paga“. Tale principio, alla fine dei giochi, è davvero così assoluto? Si applica ad ogni situazione?
Per comprendere meglio, cerchiamo di analizzare la situazione da una ottica puramente legale. La legge italiana, ad esempio, parla del concetto di risarcimento nell’articolo 2043 del Codice Civile, che potremmo considerare un corrispettivo del detto popolare, in quanto afferma che ogni azione che provochi danno ad altri richiede un indennizzo. Ciò vale sia per azioni negligenti che intenzionali: quindi, anche in assenza di malizia, si è tenuti a risarcire.
Questa regola, però, assume una sfumatura particolare quando non vi è colpa: se l’azione non è né intenzionale, né frutto di negligenza, teoricamente, il risarcimento non sarebbe dovuto. Come si applica, però, tale distinzione nel contesto di un supermercato e come la stessa incide sulla percezione assoluta del “chi rompe paga“?
In un post, pubblicato, di recente, sul proprio profilo Instagram, l’avvocato Massimiliano Dona, esperto in tutela dei consumatori e Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, ha spiegato che, generalmente, nei supermercati è applicata la norma del “chi rompe paga“. Ciò significa che se un cliente danneggia – in modo accidentale – un prodotto, si ritroverà nella situazione di doverlo pagare, anche se tale regola non è applicata sempre.
Una delle eccezioni che è applicata riguarda la negligenza del personale del supermercato, ad esempio, per quel che concerne la cattiva disposizione dei prodotti sugli scaffali.
Dona, inoltre, sottolinea l’importanza di determinare la responsabilità in tali situazioni: se il danno è causato da una disposizione inadeguata del prodotto da parte dei dipendenti, il cliente non dovrebbe essere tenuto a versare un risarcimento per il danno arrecato al prodotto.
Per evitare di pagare il prodotto, qualora lo si rompa, è necessario dimostrare che la disposizione dei prodotti fosse effettivamente inappropriata o che vi fosse una generale mancanza di attenzione nella collocazione degli stessi. Un compito che può essere complesso, ma non irrealizzabile.
Dona, infine, ha notato che, spesso, al momento del pagamento, gli addetti tendono a non insistere sul risarcimento per danni minori, sorvolando sulla questione.
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