Microsoft vuole portare i server sotto acqua in data center subacquei

Microsoft ha presentato il suo progetto Natick che ha l'obiettivo di realizzare data center sottomarini che potrebbero essere sia convenienti in termini economici che rispettosi dell'ambiente.

Scritto da

Simone Ziggiotto

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I ricercatori Microsoft ritengono che il futuro del data center può essere sotto il mare.

Se il vostro smartphone diventa troppo caldo è perchè è sottocarica o, quando non lo è, sta elaborando grandi quantità di dati che mettono il processore in funzione al massimo, e lo stesso avviene quando il vostro computer elabora molti dati, quindi si scalda e senntite la ventola partire in quinta per cercare di raffreddare i componenti interni del dispositivo. Provate a immaginare il calore che puo’ generarsi all’interno di un data center di una grande società, vale a dire il luogo dove vengono conservati piu’ server che memorizzano ed elaborano un sacco di dati. E prendete per esempio la Microsoft, che deve gestire dati digitali di utenti di tutto il mondo. Mantenere una giusta temperatura in questi data center non è un problema solo di Microsoft ma anche di altre società che raccolgono dati in grandi quantità, come Google, Amazon o Apple. Microsoft, tuttavia, è la prima tra queste a testare la conservazione dei data center in acqua, proprio nel mare.

"Quando si tira fuori lo smartphone si pensa che si sta utilizzando questo piccolo computer miracoloso, ma in realtà si stanno utilizzando più di 100 computer in questa cosa chiamata cloud", ha dichiarato Peter Lee, corporate vice president for Microsoft Research e dell’organizzazione NExT. "E poi moltiplicato per miliardi di persone, è una quantità enorme di lavoro di calcolo."

Se avete visto l’ultimo film di Mission Impossibile ‘Rouge Nation’ vi sarete fatti gia’ un’idea di come un data center puo’ essere gestito sott’acqua, anche se la Microsoft non è a quei livelli… ancora. Piuttosto, la società di Redmond ha presentato il suo progetto Natick – un progetto che ha l’obiettivo di realizzare data center sottomarini che potrebbero essere sia convenienti in termini economici che rispettosi dell’ambiente. Basta aria condizionata per raffreddare i data center come avviene oggi.

La società nel 2013 ha iniziato ad esplorare l’idea di conservare sott’acqua i suoi ‘centri di dati’, da qui lo sviluppo di un prototipo fisico iniziato nel 2014 e nel mese di agosto dello scorso anno l’azienda ha testato il suo primo server sottomarino mai realizzato – una capsula di acciaio di circa otto piedi di diametro – che è stata immersa al largo della costa della California. Ha funzionato per 105 giorni, piu’ di quanto gli ingegneri di Microsoft avevano previsto.

"Quando ho sentito parlare di questo ho pensato, acqua… elettricità, perché dovrebbe funzionare?’" ha detto al New York Times Ben Cutler, un progettista per Microsoft che ha lavorato al progetto. "Ma piu’ ci pensavo, piu’ in realtà la cosa sembrava aver senso".

Microsoft gestisce più di 100 data center a terra in tutto il mondo e ha speso più di 15 miliardi di dollari su un sistema di data center globale che oggi offre più di 200 servizi on-line in tutto il mondo.

Ci sono molteplici vantaggi nel conservare i data center in acqua. Oltre a mantenere il data center al fresco, ci sono anche dei vantaggi logistici.

I contenitori di server sommersi potrebbero contribuire a rendere i servizi più veloci. Gran parte della popolazione mondiale oggi vive in centri urbani vicino agli oceani, ma lontano dai data center di solito costruiti in luoghi dove c’è poca popolazione e con un sacco di spazio. La capacità di avvicinare i data center agli utenti finali diminuisce la latenza, vale a dire il tempo impiegato per esempio da quando l’utente apre una pagina web a quando la visualizza completa (non dipende mai solo dalla velocità della propria connessione adsl o fibra, c’è da considerare il tempo di risposta dei server).

La società ritiene, inoltre, che per costruire una capsula di contenimento servono soli 90 giorni, molto meno tempo rispetto ai due anni necessari per costruire un data center a terra. Gli ingegneri coinvolti nel progetto ritengono che basta un giorno per una semplice espansione. Inoltre, i data center sottomarini potrebbero essere in grado di alimentarsi da soli utilizzando turbine sottomarine o sfruttando le maree per produrre energia, quindi energia pulita.

Ci sono anche dei problemi da risolvere.

Uno dei problemi riguarda le riparazioni. Quando ci sono problemi in un data center a terra, il tecnico va sul posto e ripara il danno; sott’acqua, una riparazione potrebbe essere difficile.

Un altro problema riguarda l’inquinamento acustico delle acque. Nel primo esperimento, i ricercatori Microsoft hanno detto di aver studiato l’impatto che i loro contenitori di data center avrebbero sugli ambienti subacquei fragili. Hanno usato sensori acustici per determinare se le unità emettevano suoni nelle acque circostanti che avrebbero potuto infastidire gli animali abitanti nelle vicinanze. Hanno scoperto che una specie di gambero era infastidita dal rumore creato dal contenitore.

Microsoft ci sta lavorando, ma questa è un’anticipazione di cosa possiamo aspettarci dal futuro: data center subacquei.

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