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Oppo, Vivo e Xiaomi vorrebbero semplificare agli sviluppatori distribuire le loro app attraverso i loro store proprietari

Aziende cinesi contro le aziende americane, questo è lo scenario che si sta creando anche nel mondo della telefonia mobile. In seguito ai problemi che si è trovata ad affrontare Huawei dopo il divieto imposto dal governo USA guidato da Trump che impedisce alle aziende statunitensi di vendere propri prodotti e servizi ad una serie di aziende tra cui Huawei (in tal caso le licenze Android per i nuovi device) non vi è certezza che lo stesso non possa capitare anche ad altri produttori di tecnologia cinesi. Non sorprende, quindi, il rapporto di Reuters secondo il quale i produttori cinesi Xiaomi, Oppo e Vivo stanno unendo le proprie forze per creare una piattaforma unica attraverso la quale gli sviluppatori di app al di fuori della Cina potranno caricare le loro applicazioni su tutti i loro store di app contemporaneamente.

Da quanto appreso, la piattaforma sarà un servizio offerto dalla Global Developer Service Alliance (GDSA), una alleanza di cui fanno parte Xiaomi, Oppo e Vivo che è impegnata nel "fornire servizi one-stop tra cui distribuzione di contenuti, supporto allo sviluppo, operazioni di marketing, promozione del marchio e monetizzazione del traffico per gli sviluppatori globali". I servizi offerti dalla GDSA "aiutano gli sviluppatori a migliorare la consapevolezza del proprio marchio, ottenere un gran numero di utenti di alta qualità e monetizzare il traffico". I servizi della GDSA coprono nove paesi e regioni come India, Indonesia, Russia e Malesia.

Lo scopo della piattaforma dovrebbe essere di rendere più facile per gli sviluppatori di giochi, musica, film e altre app distribuire i loro contenuti nei mercati esteri. Gli sviluppatori dovrebbero poter caricare i loro contenuti una sola volta, appunto su questa piattaforma, per trovarli disponibili poi negli store dei produttori che fanno parte dell’alleanza.

Oppo e Vivo sono marchi entrambi di proprietà del produttore cinese BBK Electronics.

I produttori cinesi hanno già i propri negozi digitali in CIna come alternativa al Play Store di Google poichè i servizi Google sono vietati in Cina. I produttori di dispositivi mobile devono solo abituare i propri clienti al di fuori della Cina a scaricare le applicazioni dai propri store, anzichè affidarsi al Play Store. Per fare questo, tuttavia, c’è bisogno che le applicazioni che vogliono gli utenti siano disponibili non solo sullo store di Google ma anche sullo store dei produttori. Dopo che gli è stata tolta la possibilità di acquistare nuove licenze di Android, Huawei sta cercando di fare proprio questo: sta incentivando gli sviluppatori, al di fuori della Cina, a caricare le loro applicazioni nel suo store AppGallery, cosi’ i clienti che acquistano uno smartphone privo dei servizi Google ha la possibilità di scaricare le app di cui ha bisogno da AppGallery, non sentendo la mancanza del Play Store di Google. Disponibile in oltre 170 Paesi, AppGallery di Huawei conta oggi 400 milioni di utenti attivi mensilmente a livello globale, 26 milioni in Europa e 180 miliardi di download l’anno.

Google ha guadagnato circa 8,8 miliardi di dollari a livello globale dal Play Store nel 2019, ha dichiarato Katie Williams, analista di Sensor Tower (via Reuters).

Simone Ziggiotto

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