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Google teme riduzione del traffico ai siti di notizie dai risultati di ricerca in conseguenza all’Articolo 11 della UE sul copyright

Nei prossimi giorni, i legislatori europei si incontreranno per decidere un testo finale della European Copyright Directive, la tanto contestata direttiva europea sul copyright. Google continua a sostenere che serve un aggiornamento della legislazione sul copyright per l’era digitale dopo avere, nelle scorse settimane, testato l’impatto nei risultati di ricerca delle notizie che avrebbe l’entrata in vigore delle nuove regole cosi’ come sono state ora proposte: cercando notizie su Google, i risultati sarebbero mostrati senza snippet (frammenti di testo), titoli e immagini. Risultati assolutamente inutili per chi sta cercando notizie e al contempo inutili per gli editori, che non avrebbero piu’ utenti che entrano nei loro siti web da Google per leggere gli aticoli. Solo cosi’ Google si conformerebbe, tuttavia, a quanto stabilito dall’Articolo 11 come proposto dall’Unione europea.

Facciamo un passo indietro, sono due gli Articoli della bozza della Direttiva che sono ritenuti altamente problematici e hanno causato gravi preoccupazioni ai sostenitori della libertà di parola e molti editori online: l’Articolo 11 imporrebbe a Google, a Bing e ad altri aggregatori di notizie di pagare commissioni di licenza quando brevi frammenti di contenuto sono mostrati sui loro siti; l’Articolo 13 richiederebbe a piattaforme come Google, YouTube, Facebook, Twitter e altre ‘grandi’ di monitorare in modo proattivo i caricamenti di contenuti per escludere potenziali violazioni del copyright o responsabilità.

Secondo Kent Walker, SVP del Global Affairs di Google, "con le giuste regole, tutti i creatori di contenuti, i titolari di diritti, i consumatori e le piattaforme" potrebbero trarre vantaggi, anzichè essere solo svantaggiati. La bozza del testo dell’articolo 11 dell’European Copyright Directive continua a generare dibattito e Walker ha condiviso di recente sul blog di Google delle preoccupazioni riguardo alle sue conseguenze non intenzionali che ci sarebbero applicando le nuove regole come oggi proposte, senza modifiche.  

Per quanto riguarda l’Articolo 13 della direttiva europea come proposto, il Parlamento europeo vorrebbe i grandi servizi Internet essere direttamente responsabili per qualsiasi violazione del copyright nel contenuto che le persone condividono sulle loro piattaforme. Walker, parlando nel suo blogpost per conto di Google, ha detto che la società di Mountain View è fermamente convinta che la bozza del regolamento non è bilanciata e, nello stato attuale, potrebbe danneggiare "la fiorente economia creativa in Europa" compresa la comunità dei creativi di YouTube.

Secondo Gogole, le aziende che "agiscono ragionevolmente nell’aiutare i titolari dei diritti ad identificare e controllare l’utilizzo dei loro contenuti" non dovrebbero essere ritenute responsabili "per qualsiasi cosa un utente carichi" sul web, così come non è responsabile per il contenuto delle conversazioni un’operatore telefonico.

"Ci impegniamo a proteggere i contenuti, ma abbiamo bisogno che i titolari dei diritti cooperino in tale processo" ha spiegato Walker, secondo cui "Il testo finale dovrebbe chiarire che i titolari dei diritti devono fornire file di riferimento dei contenuti e le note sul copyright con le informazioni chiave (come gli URL), in modo che le piattaforme possano identificare e rimuovere i contenuti in violazione".

Per quanto concerne l’Articolo 11, nel ribadire l’impegno di Google nel sostenere il giornalismo di alta qualità, Walker ha spiegato che "c’è un fondamentale fraintendimento del valore dei titoli e degli snippet (frammenti)", quelle anteprime molto brevi di ciò che l’utente troverà quando fa clic su un link. Ridurre la lunghezza dei frammenti a poche parole singole o brevi estratti potrebbe rendere renderà più difficile per i consumatori scoprire i contenuti di tipo notizie e ridurre il traffico generale ai siti degli editori di notizie. Walker ha spiegato questo con un esempio: tra le migliaia di esperimenti che ogni anno Google esegue nel suo motore di ricerca, di recente ne è stato eseguito uno in Europa per comprendere l’impatto dell’Articolo 11 proposto se Google potesse mostrare solo URL, frammenti molto brevi di titoli e nessuna immagine di anteprima: tutte le versioni dell’esperimento hanno provocato sostanziali perdite di traffico per gli editori di notizie (in altre parole, dai risultati di ricerca di Google gli utenti non cliccavano i risultati, quindi non entravano nella pagina sul sito web dell’editore per leggere l’articolo intero, il quale non riceveva una visita). Anche una versione moderata dell’esperimento – in cui Google ha mostrato il titolo del contenuto, l’URL e le miniature dei video – ha portato ad una riduzione del 45% del traffico verso gli editori di notizie.

Esempio di una ricerca di notizie su Google con applicato l’Articolo 11 della European Copyright Directive

Con gli esperimenti condotti, Google ha voluto dimostrare che molti utenti si sono rivolti invece a siti non di notizie, piattaforme di social media e altri siti di video online (quelli non grandi come Youtube, dal momento che solo le grandi aziende sarebbero ritenute responsabili direttamente sui contenuti caricati), situazione che secondo Google non supporta il giornalismo di alta qualità. Durante questi esperimenti, è risultato che il numero di ricerche su Google è persino aumentato in quanto gli utenti hanno effettuato piu’ ricerche per trovare le informazioni che cercavano.

Secondo il rappresentante di Google c’è una via migliore che il Parlamento europeo potrebbe seguire: "invece di imporre una regola radicale che vieta l’uso anche di ‘singole parole’ o ‘brevissimi estratti’ senza un contratto specifico, l’Articolo 11 dovrebbe consentire la condivisione di fatti e l’uso di anteprime limitate tradizionali, sia che si tratti di snippet basati su testo o altri formati visivi come le foto in miniatura, che forniscono il contesto necessario per gli utenti web. Insieme a garantire che gli editori mantengano la libertà di concedere licenze gratuite per i loro contenuti, l’uso continuo di frammenti di codice incoraggerà gli utenti a fare clic sui siti dei publisher. Non è realistico aspettarsi che i servizi online siano in grado di mettere in atto licenze commerciali con ogni singolo editore di notizie. Se è solo questione di soldi, e non di qualità, a decidere quali titoli gli utenti possono vedere, i risultati potrebbero essere negativi sia per gli utenti che per i publisher più piccoli ed emergenti".

Google ritiene che gli impatti negativi dell’entrata in vigore della direttiva europea sul copyright, come oggi abbozzata dal Parlamento europeo, non riguardano esclusivamente le grandi aziende tecnologiche ma anche piccoli editori, organizzazioni per i diritti civili, accademici, start-up, creatori e consumatori.

Ci sono oltre 4,5 milioni di persone che hanno firmato già la petizione su Change.org che chiede ai legislatori di riconsiderare la bozza della direttiva. Mentre alcuni Stati membri dell’UE hanno anche sollevato dubbi circa la nuova direttiva europea sul copyright come oggi proposta, Google fa appello ai responsabili politici per ascoltare idee alternative e trovare una soluzione che "promuova anziché limitare l’economia creativa".

Simone Ziggiotto

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