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Google sviluppa algoritmo IA che prevede malattie cardiache analizzando gli occhi

Verily, la sussidiaria della società Alphabet (che fa capo a Google) che si occupa di tecnologia sanitaria , ha annunciato nel corso degli anni diversi progetti tra cui lo sviluppo di smartwatch per studi medici. Gli scienziati della divisione hanno presentato piu’ di recente il progetto che prevede lo sviluppo di un sistema in grado valutare il rischio di malattie cardiache analizzando gli occhi dei pazienti e utilizzando l’apprendimento automatico.

In un documento pubblicato sulla rivista Nature (sezione Biomedical Engineering), i ricercatori di Verily hanno spiegato di aver messo a punto un algoritmo di intelligenza artificiale in grado prevedere fattori di rischio cardiovascolari come età, abitudine al fumo di sigaretta, sesso e pressione sanguigna analizzando le scansioni della parte posteriore dell’occhio del paziente. I dati raccolti possono quindi essere usati per prevedere il rischio dei pazienti di subire un evento cardiaco maggiore, come un infarto, con la stessa precisione dei metodi attuali.

L’algoritmo non è ancora pronto per essere utilizzato con assoluta sicurezza, in quanto con il metodo dell’apprendimento automatico è stato sviluppato tenendo conto di un set di dati medici di circa 300.000 pazienti tra cui dati medici generali e scansioni degli occhi con un campo visivo limitato a 45 gradi.

Luke Oakden-Rayner, ricercatore medico presso l’Università di Adelaide, specializzato in analisi dell’apprendimento automatico, ha dichiarato a The Verge che lo studio dimostra come l’AI possa contribuire a migliorare gli strumenti diagnostici esistenti: "prendendo dati raccolti per un motivo clinico è possibile ottenere di più rispetto a ciò che si puo’ conoscere attualmente", ha affermato Oakden-Rayner. "Piuttosto che sostituire i medici, [l’Ai] sta cercando di estendere quello che possiamo realmente fare".

I ricercatori non hanno un software pronto per essere utilizzato ‘sul campo’ ma sono comunque sulla buona strada, in quanto l’algoritmo ulteriormente messo a punto potrà rende più facile e veloce per i medici analizzare il rischio cardiovascolare di un paziente, senza aver bisogno di richiedere un esame del sangue.

Simone Ziggiotto

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