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Google sviluppa smartphone che riconosce volti e oggetti

Google con Movidius renderanno i nostri smartphone più intelligenti. Un essere umano oggi puo’ immediatamente riconoscere gli oggetti in una stanza e quantificarli: anche il telefono, un giorno, potrà farlo. Più in particolare, le telecamere nei nostri smartphone potrebbero presto essere dotate della tecnologia di machine learning (apprendimento automatico) che potrebbe aiutare gli utenti in molteplici situazioni.

In futuro ancora non ben definito, ma comunque vicino, potrà essere il nostro smartphone direttamente, e non una applicazione, a riconoscere il nostro volto o l’oggetto che si inquadra con la fotocamera. Infatti, Google sta collaborando con la start up Movidius, specializzata in chip, per integrare la tecnologia di riconoscimento di immagini e volti direttamente nei telefoni, a livello hardware e non software. E’ quanto riportato dal Wall Street Journal.

Movidius ha lavorato con Google prima su uno dei famosi progetti di Google, Tango Project. Utilizzando un insieme di telecamere e sensori, la tecnologia Movidius in Project Tango permette ai dispositivi di creare mappe tridimensionali di spazi interni, come della cucina o del salotto di una casa. Pertanto, gli smartphone futuri potrebbero avere la capacità non solo di sapere dove si trovano, ma anche dove si spostano nello spazio di un ambiente interno (tecnologia utile per la navigazione indoor).

Questa nuova collaborazione tra Movidius e Google non fa parte di un progetto a cui è stato dato un nome, ma potenzialmente serve a sviluppare un chip hardware da integrare nei telefoni del futuro in modo che riescano a capire cosa stanno guardando attraverso la fotocamera – immaginate che letteralmente la fotocamera di uno smartphone sarà l’occhio del dispositivo, in grado di capire chi o cosa si trova di fronte.

In qualche modo, questa capacità di riconoscimento di immagini e volti nei dispositivi Android è gia’ disponibile, solo che è a livello di software, contenuta in una applicazione. L’applicazione Google Foto già riconosce le persone e gli oggetti che si trovano nelle foto, a cui associa dei tag in base a cio’ che viene trovato e così le archivia – si possono poi facilmente trovare tutte le foto scattate a New York cercando ‘cnew york’ come parola chiave. L’applicazione di Amazon, invece, permette di cercare prodotti nel catalogo semplicemente inquadrando con la fotocamera il prodotto che si vuole cercare.

L’analisi artificiale delle emozioni tramite i volti umani è un tema caldo tra le aziende della Silicon Valley, in particolare negli ultimi due anni. Aziende importanti come Facebook e Google hanno investito pesantemente nel campo dell’intelligenza artificiale, apprendimento automatico, e riconoscimento delle immagini. Facebook, per esempio, ha sperimentato una tecnologia di riconoscimento facciale: una caratteristica che analizza le foto di un utente e suggerisce gli amici che trova in esse e quindi dovrebbe taggare, mentre un’altra caratteristica analizza il rullino fotografico dello smartphone per trovare le foto con gli amici sul social network. Facebook ha anche rilasciato Moments, un’applicazione che consente agli utenti di organizzare le loro foto raggruppandole per evento e amici.

esempio di chip Movidius

Uno degli svantaggi oggi della tecnologia di riconoscimento delle immagini a livello di software è che il dispositivo deve essere collegato ad Internet per dialogare con server esterni perchè il carico di lavoro per l’elaborazione delle informazioni è pesante. Oggi tutto il processo di analisi non avviene in locale sul telefono, ma tutto avviene esternamente, quindi i dati raccolti dal telefono vengono spediti via internet a dei server dove vengono elaborati e quindi le informazioni ritornano sul dispositivo dell’utente (e qui si potrebbe anche aprire un capitolo a parte sulla privacy).

La tecnologia di Movidius potrebbe racchiudere le capacità di apprendimento di una macchina in un piccolo chip che può essere installato all’interno del corpo di uno smartphone. Questi chip daranno ai dispositivi di nuova generazione capacità autonome di raccogliere dati attraverso la fotocamera, elaborarli localmente sul dispositivo e quindi restituire all’utente le informazioni desiderate in un tempo pressoché immediato.

Ma nel concreto, cosa si potrà fare grazie alla tecnologia di Movidius? Simulando il cervello umano, la tecnologia consentirà ai dispositivi mobili di svolgere identificare oggetti in tempo reale anche senza internet con utilizzi che spaziano dall’autorizzazione di transazioni economiche al supporto per persone non vedenti.

Tra quanti anni vedremo questa intelligenza sui nostri smartphone non si sa. "Questa collaborazione sta per portare a una nuova generazione di dispositivi che Google lancerà. E saranno lanciati in un futuro non troppo lontano", ha dichiarato l CEO di Movidius, Remi El-Ouazzane, a techtimes.

Simone Ziggiotto

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