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Google, indagati cinque manager per evasione fiscale in Italia

Sono circa 227 milioni gli euro di imposte che ha evaso Google, tra il 2009 e il 2013, su un imponibile di circa 300 milioni di euro, secondo l’ultima indagine fiscale condotta dalla Guardia di Finanza italiana per controllare se il colosso di Mountain View rispetta le regole del nostro paese e paga le tasse correttamente.

Google è una di quelle grosse aziende che riescono ad azzerare i profitti generati in un paese sfruttando una loro società con sede in Irlanda o altro paese dove le tasse sono inferiori. Prima Apple e ora Google, il colosso di Mountain View viene accusato di aver fatturato quanto fatturato in Italia alla consociata società in Irlanda con lo scopo di pagare meno tasse.

Cinque manager indagati. Cinque sono i manager di Google indagati dalla procura di Milano per omessa dichiarazione dei redditi per gli anni di imposta dal 2009 al 2013 evadendo così le imposte per circa 227 milioni di euro, secondo il rapporto della GdF datato 11 febbraio. Sarebbero accusati di aver costituito una "stabile organizzazione" con lo scopo di non dichiarare i redditi prodotti in Italia. Stando a quanto emerso dopo le indagini, due manager hanno rivestito in periodo diverse la carica di presidente di Google Italia, mentre altri due hanno avuto la doppia carica sia nel Consiglio di Amministrazione italiano che in quello di Google Ireland Ltd, e uno risulta essere stato nel gruppo della società irlandese come legale rappresentante. I cinque nelle prossime settimane riceveranno la notifica dell’avviso di conclusione dell’indagine.

La relazione conclusiva dell’indagine del Nucleo di polizia Tributaria della Gdf di Milano – "processo verbale di costatazione" o procedimento amministrativo chiamato ‘Pvc’ – trasmessa in data 28 gennaio 2016 contestualmente alla Procura di Milano e all’Agenzia delle Entrate rileva che la presunta evasione fiscale di Google su un imponibile di circa 300 milioni di euro, con imposte evase per circa 227 milioni, sarebbe stata condotta da Google attraverso una "stabile organizzazione occulta in Italia".

Il colosso del web viene accusato di aver aggirato il Fisco italiano riguardo gli introiti pubblicitari pagati da clienti italiani ma poi contabilizzati in una società esterna, situata in Irlanda, denominata Google Ireland Ltd, quindi con tasse pagate non in Italia ma in Irlanda.

La Guardia di Finanza ha considerato due profili di presunta omessa dichiarazione: la prima è un’omessa dichiarazione Ires su una "base imponibile netta per 100 milioni di euro" tra il 2009 e il 2013; mentre la seconda è un’omessa applicazione e versamento di ritenute per circa 200 milioni tra il 2009 e il 2013 con una presunta imposta evasa per gli stessi 200 milioni.

Google si è difesa sulle pagine del Financial Times, sostenendo di aver rispettato la legge britannica. Peter Barron, direttore degli affari pubblici europei di Google, ha scritto sul FT che: "I governi fanno il diritto tributario, le autorità fiscali le fanno rispettare in modo indipendentemente dalla legge, mentre Google è conforme alla legge".

All’inizio dell’anno è emerso che Google ha raggiunto un accordo con l’autorità fiscale del Regno Unito per pagare 130 milioni di sterline in tasse che risalgono dal 2005 al 2015, con la promessa di di pagare tasse più alte in futuro.

Gli ultimi dati ufficiali comunicati da Google (via Reuters) mostrano che la società ha pagato 2,2 milioni di euro di tasse in Italia nel 2014 su un fatturato di 54,4 milioni di euro generati nel paese. E’ stato pero’ stimato che i ricavi reali di Google in Italia sono circa 10 volte superiori quelli dichiarati.

L’Agenzia delle Entrate dovrebbe emanare nelle prossime settimane un avviso di accertamento fiscale nei confronti di Google che sarà il primo passo per un eventuale accordo tra il gruppo e il Fisco italiano per chiudere il contenzione tributario con un eventuale risarcimento. Un po’ come fatto da Apple alla fine dello scorso anno, quando Apple e l’Agenzia delle entrate si sono accordate per il pagamento di una multa di risarcimento.

Simone Ziggiotto

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