Google lancia una nuova sfida contro Amazon, e gia’ nel 2017 lancera’ il suo servizio di consegna dei pacchi ai clienti per mezzo droni, gli aerei senza pilota. Ad annunciarlo è David Vos, capo del progetto Wing del colosso di Mountain View.
Di fronte ai partecipanti ad un congresso sul controllo del traffico aereo a Washington DC, Vos ha ammesso che il lancio del servizio già nel 2017 è una sfida anche per l’azienda stessa, dal momento che la FAA (Federal Aviation Administration) ancora deve ancora finalizzare le nuove regole di volo per i droni commerciali. Insieme con la normativa incompleta, Google non ha testato a fondo la tecnologia al punto da impedire ai droni di evitare incidenti nel mondo reale. Ancora non c’è una tecnologia che permetta ai droni di comunicare tra loro e con i velivoli tradizionali, cosa che sarebbe necessaria per evitare incidenti quando ci saranno grandi flotte di droni per consegne liberi di muoversi in sicurezza nel loro spazio aereo.
Problemi che comunque Amazon aveva già sollevato in seguito l’annuncio alla fine del 2013 di voler consegnare i suoi prodotti a domicilio con i droni e ha gia’ avviato i test. La scorsa estate, Amazon ha disposto una proposta per regolamentare il volo dei droni commerciali negli Stati Uniti, suggerendo al governo di mettere a disposizione circa 200 piedi di spazio aereo per la circolazione libera degli aeromobili senza pilota "ad alta velocità".
All’inizio dell’anno, la FAA ha emesso per Amazon un "certificato di aeronavigabilità sperimentale" grazie al quale ha potuto iniziare lo sviluppo e formazione della flotta di droni Prime Air per la consegna di pacchi. Il certificato permette ai velivoli senza pilota a controllo remoto di Amazon di volare ad altitudini inferiori a 400 metri da terra, stando a quanto ha specificato l’agenzia in un comunicato.
Gur Kimchi, il capo del programma Prime Air di Amazon, ha parlato di come i droni per le consegne di prodotti dovrebbero operare in occasione della convention UTM della NASA che si è tenuta lo scorso luglio. La proposta prevede di designare lo spazio aereo ad una altitudine compresa tra 200 piedi e 400 piedi come una zona di transito per droni commerciali ad alta velocità – i droni che Amazon sta sviluppando per poter effettuare consegne – con uno spazio ‘no fly zone’ fra i 400 piedi e 500 piedi. Aerei ed elicotteri volano sopra i 500 piedi, e i droni a bassa velocità di privati potrebbero volare al di sotto di 200 piedi. Al momento, la FAA permette ai droni degli hobbisti di volare a 400 piedi. Gli aerei volano a quote molto più alte, e i droni dovrebbero evitare di volare in prossimità degli aeroporti o attraverso gli spazi utilizzati dagli aerei tradizionali per il decollo e l’atterraggio.
Come sgnalato da The Verge, Google ha piani simili a quelli di Amazon, ma le due società non concordano ancora sul tipo di tecnologia che dovrebbe essere utilizzata per le comunicazioni tra aeromobili e il controllo del traffico aereo a terra. C’è chi preferirebbe utilizzare il sistema ADS-B utilizzato dagli aeromobili tradizionali, altri vorrebbero sfruttare le reti cellulari già in essere. Entrambe le società stanno comunque collaborando con la FAA per creare una tecnologia comune per il controllo del traffico aereo.
Negli USA, solo in Virginia lo Stato ha aperto alle consegne per mezzo droni, mentre test sono già stati effettuati in Australia e i droni autonomi vengono utilizzati in alcuni cantieri in Giappone. In Italia, esistono delle regole per utilizzare i droni e recentemente queste regole sono cambiate ed è stato indetto un patentino da conseguire in apposite scuole per chi utilizza questo tipo di dispositivi in ambito professionale.
Basterà un anno e poco più a Google per completare lo sviluppo della sua tecnologia e lanciare il suo servizio di consegna dei pacchi ai clienti per mezzo droni nel 2017? Staremo a vedere.
Droni – quote limite aeromobili, aerei, droni
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