Le richieste di rimozione di contenuti inoltrate a Google da governi e tribunali del mondo passano da 3.846 nel primo trimestre 2013 a 3.105 nella seconda metà dello stesso anno. Lo si legge nell’ultimo rapporto sulla trasparenza della compagnia, che evidenzia un di richieste dalla Turchia, mentre sono aumentate le richieste da Russia e Italia.
"Abbiamo lanciato il rapporto sulla trasparenza nel 2010 per mostrare come le leggi e le politiche influenzano l’accesso alle informazioni on-line, tra cui leggi esecutive per soddisfare le richieste del governo di rimuovere le informazioni degli utenti. Da allora, molte altre aziende hanno lanciato le proprie relazioni sulla trasparenza, e ci sono già stati persone entusiaste di vedere il nostro settore riunito intorno alla trasparenza" si legge nel posto pubblicato da Google sul suo blog dedicato alla Public Policy.
"Dopo aver fatto le cose nello stesso modo per quasi cinque anni, abbiamo pensato che fosse il momento di dare al rapporto sulla trasparenza relazione un aggiornamento. Così oggi, come abbiamo comunicato i dati sulle richieste da parte dei governi di rimuovere contenuti dai nostri servizi per la nona volta, stiamo dando un nuovo look e intorducendo alcune nuove funzionalità che ci auguriamo possano rendere le informazioni più significative", prosegue il post.
Da giugno a dicembre 2013 Google ha ricevuto 3.105 richieste dai governi per rimuovere 14.637 contenuti. Il totale è leggermente diminuito rispetto al primo semestre del 2013; Google spiega che ciò è dovuto ad un picco di richieste dalla Turchia durante quel periodo, che da allora è tornato a livelli più bassi. Nel frattempo, il numero di richieste dalla Russia è aumentato del 25 per cento rispetto all’ultimo periodo di riferimento. Le richieste provenienti dalla Thailandia e l’Italia sono in aumento pure.
Nella seconda metà del 2013, i primi tre prodotti per i quali i governi hanno chiesto la rimozione sono Blogger (1.066 richieste), Ricerca (841 richieste) e YouTube (765 richieste). Nella seconda metà del 2013, il 38 per cento delle richieste di rimozione dei governi hanno citato ‘diffamazione’ come motivo per la rimozione dei contenuti, il 16 per cento hanno citato ‘oscenità’ o ‘nudità’, e l’11 per cento ha citato la violazione di ‘privacy’ o della ‘sicurezza’.
Il 77% delle domande italiane è legato alla diffamazione, il 9% a marchi e il 5% a copyright.
Google tiene a precisare che "La nostra relazione di trasparenza non è certo una visione completa della censura on-line. Tuttavia, essa fornisce una lente sulle cose che i governi e i tribunali ci chiedono di rimuovere, sottolineando l’importanza della trasparenza sui processi che regolano tali richieste.".
Ad oggi, oltre a Google, pubblicano il proprio rapporto sulla trasparenza anche Yahoo, Facebook e Twitter, tra le altre big della tecnologia.
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