Google potrebbe darvi diritto a un rimborso nelle prossime settimane: ecco il motivo dopo una sentenza negli Stati Uniti
Quante volte siamo inconsapevoli di avere diritto a un rimborso da qualche azienda, magari in questo caso con Google. La faccenda che vi stiamo per raccontare accade in America, dove la piattaforma del Play Store avrebbe richiesto dei costi aggiuntivi in maniera irregolari per far scaricare e utilizzare un’applicazione. Una vicenda che avrebbe spinto i programmatori della funzione a portare in Tribunale la multinazionale, vincendo una causa che fa giurisprudenza.
Il caso dei rimborsi di Google
La vicenda è stata analizzata in queste settimane dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, in una situazione legata all’utilizzo di una particolare applicazione per l’Android. Nel fuoco del Tribunale statunitense sarebbe finito un gioco per intrattenere i possessori di smartphone, con l’applicazione che vede la produzione dell’Epic Games. Nel 2021, Google avrebbe venduto il gioco sul proprio store, richiedendo agli utenti delle spese ulteriori per il costo di transazione. Pagamenti che, all’occhio dei legali dell’azienda di giochi e il giudice americano, sarebbero apparsi irregolari.
La vicenda denunciata da Epic Games
Secondo il racconto fatto da Epic Games, oltre alla successiva denuncia, Google avrebbe imposto un metodo di lavoro ai programmatori dell’azienda di videogiochi. I professionisti sarebbero stati costretti a caricare il loro gioco su una piattaforma a pagamento, così da far guadagnare a Google una somma tra il 15 e il 30% su ogni transazione per scaricare l’applicazione. Un costo che avrebbe fatto lievitare l’importo della funzione, portandolo addirittura a cifre fuori mercato.
Il processo ha visto due anni di audizioni in Tribunale, capaci di indagare sulla vicenda denunciata dall’Epic Games. La giuria che si è espressa sul caso, durante il 2023, ha stabilito scorretto l’atteggiamento aziendale di Google. Non solo avrebbe penalizzato la casa di videogiochi, ma ha anche violato le leggi dell’antitrust statunitensi. Una condizione che ha portato il motore di ricerca a ripensare le percentuali di commissione sulle applicazioni da scaricare.
In tal senso, se prima la forbice era del 15-30%, oggi l’asticella è scesa tra l’11 e il 26%. Inoltre per non incorrere in nuovi problemi giudiziari, Google ha reso più trasparente l’utilizzo del proprio Play Store. Il consumatore da diverse settimane potrà vedere i prezzi più convenienti per scaricare la propria applicazione, così da effettuare un acquisto sulla piattaforma in maniera maggiormente consapevole. Per gli sviluppatori, inoltre, sarà possibile caricare le proprie applicazioni. La novità in confronto al passato è il rapporto con Google: le aziende non dovranno più pattuire il costo delle loro applicazioni con la piattaforma.