Google qualche anno fa ha cercato di far fuori tutti i suoi concorrenti ideando qualcosa di geniale, ma allo stesso tempo non propriamente legale. Che cosa aveva provato a fare il colosso di Mountain View per limitare i browser “rivali” e tutta la concorrenza? Ecco tutti i dettagli su quanto accaduto.
Tutti quanti noi giornalmente cerchiamo notizie su internet utilizzato gli appositi browser di riferimento, vale a dire le barre di ricerca più rinomate sul web. Il motore di ricerca di Big G si chiama Google Chrome e rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per la navigazione di tutti online. Sulla barra di ricerca di Google, infatti, ogni giorno centinaia di milioni di utenti in ogni angolo del pianeta cercano informazioni e siti digitando le parole chiave e facendo partire la ricerca.
In pochissimi attimi, ecco che verranno forniti tutti i risultati principali della ricerca effettuata. L’utente potrà scegliere quale sito andare ad aprire, in base alle notizie che sono emerse dalla ricerca.
Nelle prossime righe, però, non vogliamo parlare in generale di questo aspetto, bensì indicarti che cosa aveva ideato Google per sbaragliare qualche tempo fa la concorrenza degli altri browser. Ecco tutte le informazioni a riguardo.
Google qualche tempo fa si è inventata una strategia non propriamente legale e, per certi versi, del tutto monopolista per quanto concerne l’uso del proprio browser di riferimento, cioè Chrome. Ecco tutti i dettagli in merito.
Questa mossa era stata mascherata da Google facendo riferimento a una maggiore sicurezza durante le ricerche per tutti gli utenti. In realtà, l’obiettivo di Big G era quello di sbaragliare tutta la concorrenza. In che modo?
La web environment integrity API. Questa è la proposta ideata da Google per sbaragliare la concorrenza, mascherando il tutto come una sorta di integrità dell’ambiente del web. Tale idea, però, è stata abbandonata qualche mese fa, in seguito alle accese critiche provenienti da ogni parte.
Per evitare guai con la legge, dunque, Google ha deciso di lasciar perdere. In pratica, l’obiettivo di Google era quello di far chiedere la pagina al sito da parte di Chrome, ma prima di chiedere a una entità terza un token in grado di attestare l’integrità dell’ambiente, cioè una maggiore sicurezza di esso.
Una mossa che avrebbe tagliato fuori la concorrenza, dal momento che sarebbe stato lo stesso Google a scegliere quali browser considerare sicuri. In definitiva, Big G avrebbe potuto abusare della sua posizione dominante rispetto alla concorrenza.
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