Google è stata accusata di non aver reso del tutto privata la modalità in incognito su Chrome. Per questo motivo ora è obbligata a cancellare milioni di dati in suo possesso. Raggiunto l’accordo per risolvere una controversia legale che ha messo in cattiva luce l’operato del colosso di Mountain View. Ecco tutto quello che c’è da sapere su questa vicenda.
Google, dopo le accuse in merito alla modalità in incognito su Chrome, ha scelto di chiudere la questione e di non proseguire con una lunga e dura battaglia legale. In pratica, il colosso di Mountain View è stato accusato di aver tracciato molte persone contro la loro volontà anche durante la modalità in incognito su Chrome. Un aspetto che non ha certamente fatto piacere a milioni di utenti in ogni parte del mondo. Essi, infatti, si sono sentiti non rispettati da Google.
Contro Big G, infatti, nel 2020 venne creata una vera e propria class action per chiarire questo aspetto poco chiaro in merito alla modalità in incognito. La causa legale poneva l’attenzione su tutti gli utenti che sarebbero stati ingannati da Google per quanto concerne l’utilizzo di questa modalità di navigazione su Chrome.
In pratica, Big G, stando alla causa legale che venne fatta partire, non avrebbe informato in modo adeguato ed efficace gli utenti su alcuni dati che venivano raccolti anche nel corso della modalità di navigazione in incognito.
Ora Google dovrà impegnarsi a cancellare i dati di centinaia di milioni di persone in merito alla cronologia di navigazione su Chrome. La modalità in incognito, in pratica, non era del tutto privata e violava alcuni diritti dei consumatori.
Nel dettaglio, Google è stata scoperta nell’adoperare Analytics per monitorare l’attività degli utenti anche in modalità di navigazione in incognito. La privacy totale, dunque, sarebbe stata non garantita da Big G. Google, dal suo canto, aveva ribadito che alcuni dati venivano raccolti dai siti su internet anche in incognito.
Google ha deciso di non continuare una battaglia lunga, raggiungendo un accordo di massima. Ha cancellato, dunque, tutti i dati raccolti, ma non solo. Ha anche aggiornato le comunicazioni per gli utenti in merito a quali informazioni vengono “intercettate” durante la navigazione in incognito.
Inoltre, ha offerto a tutti gli utenti la possibilità di disabilitare l’opzione cookies da terze parti.
David Boies, il legale che ha rappresentato gli utenti nella causa legale, si è espresso in questi termini: “Questo accordo è un passo storico nel richiedere maggiore onestà e responsabilità da parte delle società tecnologiche“.
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