Se il lavoratore non percepisce lo stipendio entro un determinato termine, può agire legalmente per essere risarcito
Non tutti sanno cosa prevede la normativa vigente nel caso in cui il datore di lavoro non versi regolarmente gli stipendi. Una sentenza del 2017 della Corte di Cassazione ha chiarito che il dipendente che non riceve puntualmente lo stipendio può dimettersi per giusta causa.
La Costituzione e il Codice Civile, disciplinano il diritto ad un’equa retribuzione da parte del lavoratore, che in ogni caso deve essere adeguata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto. La legge prevede inoltre un termine entro il quale il datore di lavoro deve versare quanto riportato in busta paga. In ogni caso il datore di lavoro ha l’obbligo di versare lo stipendio entro il mese successivo.
Se il datore di lavoro versa in condizione di difficoltà economiche, il dipendente può pazientare per qualche giorno, purchè i tempi non si dilatino eccessivamente..Ciò premesso, i CCNL di categoria stabiliscono con precisione la data esatta entro la quale il datore di lavoro è tenuto a versare lo stipendio. La maggior parte dei contratti stabilisce il giorno 10 del mese successivo a quello lavorato, il termine ultimo per versare quanto dovuto.
Dunque, una volta stabilito il termine preciso, il ritardo anche di un solo giorno giustifica dal punto di vista legislativo, il recesso dal contratto, dal momento che il predetto termine deve essere ritenuto perentorio. Le gravi inadempienze del datore di lavoro non possono in ogni caso essere giustificati da una eventuale crisi aziendale.
Se il dipendente decide di dimettersi per giusta causa, non perderà in ogni caso il diritto a percepire l’assegno di disoccupazione dall’Inps. Potrà sempre agire per chiedere al datore di lavoro di versare la retribuzione mancante oltre al risarcimento del danno morale subito. Le sanzioni per il ritardo o la mancata consegna al lavoratore della busta paga variano.
La legge stabilisce anche le sanzioni alle quali va incontro il datore di lavoro che paga gli stipendi in ritardo. Le sanzioni variano da 150 a 900 euro. Queste sanzioni possono essere aumentate se i ritardi coinvolgono un numero maggiore di lavoratori. Se il ritardo coinvolge più di 5 lavoratori, la sanzione può andare da 600 euro a 3600 euro. Nel caso in cui i ritardi coinvolgano più di 10 lavoratori, le sanzioni andranno da 1.200 a 7.200 euro.
Il lavoratore che non percepisce lo stipendio per il lavoro svolto può esperire un tentativo stragiudiziale, inviando una diffida con relativa messa in mora del datore di lavoro, invitandolo ad adempiere entro un termine. Per inviare la diffida deve essere utilizzato uno strumento che possa fungere da prova come una raccomandata con ricevuta di ritorno o una Pec. In alternativa il lavoratore potrà sempre rivolgersi all’Ispettorato del lavoro territorialmente competente, avviando la procedura di conciliazione. Al termine della fase di conciliazione viene redatto un verbale al quale viene apposta la formula esecutiva.
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