Non c’è di cui aver paura se, mentre si naviga sul web, ci si trova di fronte all’errore 404, semplicemente la pagina non esiste più. Cosa si può fare in questi casi?
Mentre si naviga su internet in un browser web, da mobile o desktop non fa differenza, potrebbe capitare di trovarsi di fronte a pagine web che segnalano la presenza di un ‘Errore 404‘. Questo tipo di errore si presenta nel momento in cui la pagina web richiesta non esiste.
Il protocollo ‘http’ viene utilizzato per la trasmissione di informazioni sul web da un server al client web. Il server ospita un dominio, quindi un sito web. Il client web, invece, si occupa di leggere e interpretare tali informazioni. Un browser web, per esempio, è un client web che ci permette di navigare sui siti web per fare acquisti, tenerci informati e fare qualsiasi altra cosa sul web. Durante lo scambio di queste informazioni il server e il client web comunicano attraverso codici di stato.
I codici di stato sono raggruppati per categoria. Quelli che iniziano per ‘4’ identificano un errore a livello di ricezione dei dati. Poi ci sono i codici che iniziano con ‘1’ e raggruppano dei messaggi informativi, mentre quelli che iniziano per ‘2’ identificano una trasmissione riuscita. I codici che iniziano per ‘3’, invece, riferiscono che la pagina richiesta è stata spostata su un altro indirizzo al quale il browser reindirizza. Infine, i codici che iniziano per ‘5’ riferiscono che ci sono dei problemi lato server.
Il codice di stato ‘404’ è un errore abbastanza comune da trovare quando si naviga sul web e semplicemente informa che non esiste una pagina all’indirizzo digitato nella barra degli indirizzi. Ciascun sito web potrebbe offrire una pagina ‘404’ personalizzata, lo scopo però non cambia: segnala che la pagina richiesta non esiste.
Per esempio, se apriamo un indirizzo web salvato tra i preferiti dieci anni fa e nel frattempo la pagina a cui rimandava è stata cancellata dal proprietario del sito web il browser ci segnala di non riuscire a trovarla mostrando un ‘errore 404’. C’è poco che si possa fare: la pagina non esiste più. Il proprietario del sito web potrebbe avere spostato la pagina su un altro indirizzo senza attivare un reindirizzamento automatico. A questo punto si potrebbe utilizzare l’eventuale ‘ricerca’ nel sito per provare a ritrovarla.
Situazione simile potrebbe verificarsi cliccando i collegamenti presenti negli articoli o nei blog, che potrebbero aver linkato una pagina disponibile al momento della pubblicazione e successivamente rimossa. Dovrebbe essere più raro, invece, premere un risultato di una ricerca su Google e trovarsi di fronte all’errore 404, poiché il motore di ricerca di Mountain View è solito scansionare regolarmente le pagine indicizzate per verificare se sono ancora disponibili e, in caso contrario, rimuoverle dal suo archivio.
Un altro codice di stato abbastanza comune, sempre della categoria ‘4’, è il ‘400‘. Questo serve ad indicare che il server non comprende la richiesta che si sta effettuando, quindi non può restituire una pagina specifica. In questo caso, verificare che l’indirizzo digitato sia corretto.
Il codice di stato più ‘letto’ dai browser web è sicuramente il ‘200‘, che sta a significare che tutto è ‘OK’, che il server ha soddisfatto la richiesta del browser inviando informazioni corrette relative alla pagina web accessibile all’indirizzo digitato. Altri codici di stato comuni sono il ‘500‘, che indica un errore interno al server che solo chi lo gestisce può risolverlo.
Poi possiamo menzionare il codice ‘301‘. Questo indica che la pagina che si sta cercando di raggiungere all’indirizzo digitato è stata spostata in un altro indirizzo. Del codice 301 solitamente l’utente non si accorge perché il browser carica il nuovo indirizzo web in automatico cambiando da solo l’indirizzo nella barra degli indirizzi. Tuttavia, alcuni browser bloccano il reindirizzamento automatico chiedendo il permesso all’utente se procedere o meno.
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