E’ risaputo che ci sono alcune applicazioni che fanno uso del microfono degli smartphone per raccogliere informazioni da poi rivendere a società per fare proposte commerciali. Sono molte le persone che si trovano sul cellulare messaggi pubblicitari, anche sottoforma di spam via mail, riguardanti prodotti o servizi legati ad argomenti di cui hanno parlato solo pochi giorni prima. E anche se quando si installa una nuova applicazione è necessario dare il consenso all’utilizzo del microfono, se richiesto, molte applicazioni richiedono questa autorizzazione pena l’impossibilità di utilizzare l’app stessa. E, purtroppo, spesso senza pensarci troppo e senza informarsi sull’uso che verrà fatto dei propri dati si accetta la qualunque autorizzazione di accesso richiesta dalle app.
Ora, il Garante Privacy italiano ha deciso di avviare un’indagine sulle app “rubadati” e sul mercato dei dati. L’Autorità (www.garanteprivacy.it) ha avviato un’istruttoria, in collaborazione con il Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, che prevede l’esame di una serie di app tra le più scaricate e la verifica che l’informativa resa agli utenti sia chiara e trasparente e che sia stato correttamente acquisito il loro consenso. Questa nuova attività del Garante si affianca a quella già avviata sulla semplificazione delle informative, attraverso simboli ed immagini, affinché gli utenti e i consumatori siano messi in grado in maniera sintetica ed efficace di fare scelte libere e consapevoli.
Ma si sa, finchè non se ne parla al grande pubblico televisivo, poco o niente viene fatto. E infatti, l’indagine è stata avviata dal Garante per la privacy dopo che il servizio "Come difendersi dalle spie sul telefono" è andato in onda lunedì 27 settembre 2021 all’interno del programma televisivo ‘Striscia la Notizia’ su Canale 5 (si può rivedere www.striscialanotizia.mediaset.it) ha segnalato come sul cellulare possa arrivare pubblicità legata alle parole pronunciate giorni prima sui propri gusti, progetti, viaggi o desideri.
Le più recenti iterazioni del sistema operativo Android permettono di verificare quali applicazioni installate sul telefono hanno il permesso di accedere a microfono, tra gli altri elementi. Per raggiungere questo elenco bisogna aprire ‘Impostazioni’, quindi andare in ‘Applicazioni’, poi bisogna premere ‘Menu’ (icona dei tre puntini verticali), quindi premere su ‘Gestione autorizzazioni’ e poi selezionare ‘Microfono’. Seguiti questi passaggi si arriva all’elenco di tutte le app installate sul telefono che hanno l’autorizzazione ad accedere al microfno, quindi se si nota la presenza di qualche app ‘strana’ è possibile selezionarla per modificare l’autorizzazione. Se l’accesso al microfono è però un requisito fondamentale per l’esecuzione dell’app, questa al suo primo avvio richiederà il permesso di utilizzare il microfono.
Nesssun allarmismo: tante applicazioni, come quelle per controllare le videocamere di sicurezza (per l’audio bidirezionale) o quelle di messaggistica come Whatsapp e Messenger (per le chiamate), hanno bisogno di accedere al microfono per poter funzionare e non sono tra quelle che raccolgono informazioni per poi rivenderle. E su queste non ci sono problemi. Bisogna invece stare attenti alle applicazioni che magari contengono pubblicità, sono giochi gratuiti o comunque sono poco popolari. C’è anche da dire che le applicazioni che le app che raccolgono informazioni degli utenti da poi rivendere a società per fare proposte commerciali magari scrivono di svolgere questa attività all’interno della propria informativa di utilizzo dei dati, solo che spesso senza pensarci troppo le persone accettano qualunque autorizzazione senza leggere.
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