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Google bandisce app che vendono marijuana dal Play Store

Google ha aggiunto una nuova voce al suo elenco di standard che definiscono e proibiscono i contenuti dannosi o inappropriati per gli utenti Android, che limitano le cose che gli sviluppatori di applicazioni per Android possono inserire nelle loro app che desiderano distribuire tramite il Play Store, che viene usato ogni giorno da persone di tutto il mondo per accedere ad app e giochi. Ecco la novità: Google non accetterà piu’ app che "facilitano la vendita di prodotti a base di marijuana o marijuana, indipendentemente dalla legalità".

In particolare, Google considererà non idonee per il Play Store le app che permettono agli utenti di "ordinare marijuana attraverso una funzionalità del carrello degli acquisti in-app", che "aiutano gli utenti ad organizzare la consegna o il prelievo di marijuana" e che "facilitano la vendita di prodotti contenenti THC". Questi sono solo alcuni esempi menzionati nel Centro norme per gli sviluppatori Android.

In una dichiarazione rilasciata ad Android Police, Google ha dichiarato che le applicazioni che attualmente consentono agli utenti di fare cose non piu’ consentite devono solamente rimuovere le funzionalità che violano le nuove regole per poter restare disponibili nel Play Store. 

E’ importante il fatto che il divieto si applica indipendentemente dalla legalità nei vari paesi, quindi non importa se in alcuni Stati la marijuana è stata legalizzata.

La legalità della cannabis varia da paese a paese, dipendente dal suo possesso, distribuzione, coltivazioni, e (riguardante usi terapeutici) la modalità e il motivo di consumo. Per la prima volta la pianta fu vietata negli Stati Uniti nel 1937, con l’emanazione del Marijuana Tax Act, a firma del presidente Franklin Delano Roosevelt. Nel 1996 la California è stato il primo Stato al mondo a legalizzare la cannabis a scopo terapeutico dopo il periodo proibizionista anzidetto. In Italia della cannabis è consentito l’uso medico e il consumo personale fino ad una certa quantità (i possibili impieghi sono definiti dal Decreto del Ministro della salute del 9 novembre 2015 recante ‘Funzioni di Organismo statale per la cannabis previsto dagli articoli 23 e 28 della convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, come modificata nel 1972.’), cosi’ come in numerosi paesi che ne hanno legalizzato l’uso terapeutico.

Per garantire che Google Play rimanga una piattaforma "sicura e rispettosa", nel Play Store non sono ammesse app che contengono o promuovono contenuti sessualmente espliciti; non sono ammesse app che promuovono la violenza o incitano all’odio verso individui o gruppi di persone; non sono ammesse app che raffigurano o agevolano scene di violenza gratuita o altre attività pericolose; non sono ammesse app prive della dovuta sensibilità nei confronti di calamità naturali, atrocità, conflitti, decessi o altri eventi tragici oppure le app che sfruttano tali eventi; non sono ammesse app che contengono o favoriscono minacce, molestie o atti di bullismo; non sono ammesse app che favoriscono la vendita di esplosivi, armi da fuoco, munizioni o determinati accessori per armi.

Voce nel Centro norme per gli sviluppatori Android riguardante il ban dal Play Store delle app che favoriscono la vendita di cannabis

Simone Ziggiotto

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