Lo streaming è in crescita, che sia da video o musica non importa, ma prima che sia troppo tardi alcune aziende tecnologiche europee si sono riunite per chiedere in maniera congiunta alle autorità di regolamentazione dell’UE di porre fine a quelle che ritengono siano pratiche anticoncorrenziali da aziende ‘big’ come Apple e Amazon.
Stando a quanto riportato dal Financial Times, il co-fondatore di Spotify Daniel Ek e l’amministratore delegato di Deezer Hans-Holger Albrecht – entrambi servizi di streaming di musica – hanno invitato Bruxelles a garantire "condizioni di parità" limitando le piattaforme che "abusano regolarmente della loro posizione di vantaggio".
In breve, aziende come Spotify e Deezer che operano sul mercato della musica in streaming in rapida crescita non vogliono che i colossi come Apple e Amazon – che offrono rispettivamente i prodotti concorrenti Apple Music e Amazon Music – possano approfittare della propria ‘grandezza’ per guidare il mercato come meglio credono e limitare la concorrenza. Il gruppo di aziende tecnologiche chiede quindi all’UE delle leggi che tutelino le aziende piu’ ‘piccole’ in confronto con le grandi aziende.
Spotify e Deezer sono contro la scelta di Apple di trattenere una quota del 30% del canone di abbonamento se si iscrivono ai rispettivi servizi tramite l’App Store dell’azienda di Cupertino, obbligando di fatto i due fornitori ad alzare il prezzo per poter avere un guadagno che sia pari a quello dell’abbonamento pagato tramite altri mezzi (come paypal o carta di credito). Per questo motivo fino a poco tempo fa era possibile pagare Spotify Premium tramite il sistema di pagamento in app (iAP) di Apple ma tale servizio non è più disponibile per i nuovi abbonati, poichè Spotify ha deciso di non coinvolgere più l’intermediario (Apple) e ridurre i costi per l’utente.
Da notare che Apple nel corso del 2016 ha annunciato un cambio della gestione della quota che trattiene dalla vendita di abbonamenti in app tramite il sistema iAP. Se in precedenza Apple chiedeva fisso il 30% di quota, dopo la modifica Apple prevede per il primo anno ancora una quota 70% al fornitore del servizio e 30% a Apple, ma per gli abbonamenti attivi da più di un anno le quote cambiano in 85% al fornitore e 15% a Apple. Per Spotify, tuttavia, questa modifica non è sufficiente.
All’inizio di quest’anno, Spotify ha accusato sia Apple che Google di comportamenti anti-concorrenziali, mentre risulta che lo scorso anno Apple abbia rifiutato una versione della app di Spotify per iOS che invitava gli utenti ad abbonarsi al servizio Premium al di fuori del sistema iAP di Apple (per evitare la maggiorazione del costo dell’abbonamento dovuto alla percentuale del 30% trattenuta da Cupertino).
Del gruppo di aziende che chiedono di limitare il potere delle grandi aziende in Europa fanno parte anche Foundem, sito di comparazione di prezzi nel Regno Unito, oltre a sviluppatori di giochi ed editori.
La Commissione europea, anche se lentamente, sta preparando nuove regole che disciplineranno il modo in cui le grandi aziende tecnologiche interagiscono con gli sviluppatori e i commercianti che si affidano alle loro piattaforme.
Nello scorso mese di giugno, l’UE ha imposto una multa record di 2,4 miliardi di euro (2,7 miliardi di dollari) nei confronti di Google per aver limitato la concorrenza promuovendo i propri servizi sul web.
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