La divisione del Dipartimento di Giustizia statunitense che vigila sulla concorrenza ritiene che Apple renda difficile agli americani cambiare smartphone, comprometta l’innovazione di app, prodotti e servizi e imponga costi straordinari a consumatori, sviluppatori e aziende. Con una causa aperta presso una Corte distrettuale statunitense l’obiettivo dell’antitrust è di “ripristinare la concorrenza” nel mercato degli smartphone ora dominato da Apple.
Come riportato già nei giorni scorsi, lo scorso 21 marzo la divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia degli USA ha accusato Apple, il principale fornitore di smartphone a livello globale, di adottare un comportamento “escludente” nei confronti degli altri produttori di telefoni intelligenti che operano nel mercato degli smartphone, rendendo difficile per i consumatori americani cambiare il proprio iPhone per uno smartphone basato su una piattaforma concorrente. Le accuse nei confronti dell’azienda di Cupertino si riferiscono anche alla presunta compromissione dell’innovazione di app, prodotti e servizi, come pure di imporre dei costi straordinari agli sviluppatori, alle aziende e ai consumatori.
Il Dipartimento di Giustizia statunitense ha raccolto le sue preoccupazioni riguardanti la presunta condotta di Apple, e quelle di altri 16 procuratori generali statali e distrettuali, in un documento lungo 88 pagine con il quale è stata intentata una causa civile antitrust contro l’azienda di Cupertino con il logo di una mela morsicata presso la Corte distrettuale degli USA per il distretto del New Jersey. L’accusa diretta è quella di “monopolizzazione o tentata monopolizzazione” del mercato degli smartphone in violazione della Sezione 2 dello Sherman Antitrust Act, ossia del più antico codice di regolamentazione della concorrenza statunitense, la prima mossa che il governo degli Stati Uniti d’America ha effettuato con l’obiettivo di limitare monopoli e cartelli.
Di cosa l’Antitrust USA accusa Apple
Secondo le accuse, Apple avrebbe il monopolio del mercato degli smartphone – che sta guidando a livello globale essendo il fornitore numero #1 al mondo – sia per l’imposizione di restrizioni contrattuali e negando agli sviluppatori di terze parti di fornire i propri servizi all’interno dell’ecosistema di prodotti Apple fortemente ‘chiuso’.
Per esempio, l’antitrust statunitense ritiene che un utente di iPhone non abbia vita facile quando si tratta di trasferire i propri dati ed esperienze su un eventuale smartphone basato su piattaforma concorrente, motivo per il quale chi ha iPhone si troverebbe così ‘vincolato’ all’acquisto di un nuovo iPhone al momento di cambiare il proprio smartphone, finendo per pagare tanti soldi perché, di fatto, i prodotti Apple costano un sacco di soldi. E’ questa logica sarebbe valida anche per altri prodotti e servizi di Apple, come l’Apple Watch che può funzionare solo in abbinamento ad un iPhone, come pure la possibilità di utilizzare digital wallet alternativi a Apple Pay.
Inoltre, l’azienda di Cupertino avrebbe peggiorato la qualità della messaggistica multipiattaforma e limiterebbe lo sviluppo di app e servizi che permettono di accedere ad esperienze in alta qualità tramite cloud senza aver bisogno dell’acquisto di hardware costosi, per esempio le app e servizi di cloud gaming per giocare ai videogiochi premium in streaming.
La denuncia contro Apple sostiene, inoltre, che l’azienda di Cupertino stia adottando una condotta che va oltre gli esempi qui sopra riportati, limitando gli sviluppatori di terze parti anche nell’ambito dei browser web, delle comunicazioni video, dell’accesso alle notizie e all’intrattenimento, della pubblicità, dei servizi di localizzazione e altro ancora.
Una condotta monopolistica per farsi pagare di più?
La forte chiusura dei sistemi operativi di Apple, come iOS nel caso di iPhone, permetterebbe all’azienda di Cupertino di esercitare “il suo potere monopolistico per estrarre più denaro da consumatori, sviluppatori, creatori di contenuti, artisti, editori, piccole imprese e commercianti, tra gli altri.”, spiega l’antitrust. Proprio per cercare di ripristinare la concorrenza per queste figure nel mercato degli smartphone si sono impegnati con questa causa il Dipartimento di Giustizia e i vari procuratori generali statali, “per conto del pubblico americano“.
Secondo il procuratore generale Merrick B. Garland:
“I consumatori non dovrebbero essere costretti a pagare prezzi più alti perché le aziende violano le leggi antitrust. Riteniamo che Apple ha mantenuto il potere monopolistico nel mercato degli smartphone, non semplicemente superando la concorrenza in base ai meriti, ma violando la legge antitrust federale. Se lasciata incontrastata, Apple continuerà solo a rafforzare il suo monopolio sugli smartphone. Il Dipartimento di Giustizia applicherà vigorosamente le leggi antitrust che proteggono i consumatori da prezzi più alti e da una minore scelta. Questo è l’obbligo legale del Dipartimento di Giustizia e ciò che il popolo americano si aspetta e merita”.
Il viceprocuratore generale Lisa Monaco ha commentato:
“Non importa quanto potente, non importa quanto prominente, non importa quanto popolare, nessuna azienda è al di sopra della legge. Attraverso l’azione di oggi, riaffermiamo il nostro fermo impegno verso questo principio”.
Il procuratore generale associato ad interim Benjamin C. Mizer ha aggiunto:
“Quando le aziende adottano una condotta anticoncorrenziale, il popolo americano e la nostra economia ne soffrono. L’azione di oggi contro Apple invia un segnale forte a coloro che cercano di eliminare i concorrenti e soffocare l’innovazione: che il Dipartimento di Giustizia è impegnato a utilizzare ogni strumento disponibile per promuovere la giustizia economica e sradicare le pratiche anticoncorrenziali, ovunque si presentino”.
In ‘difesa‘ di Apple…
L’azienda di Cupertino si è difesa spiegando che il trasferimento dei dati principali è possibile da un iPhone ad un dispositivo, per esempio, Android. Non ha tutti i torti. Come abbiamo visto un paio di anni fa, è anche disponibile l’app ufficiale ‘Passa ad Android‘ per dispositivi iOS, la quale consente di trasferire facilmente i dati esistenti da un iPhone su un telefono Android. E’ pur vero, tuttavia, che su Android non esistono applicazioni alternative a iMessage di Apple, quindi i messaggi scambiati tramite questa app sull’iPhone si perderebbero durante il passaggio ad Android. Se l’app per scambiare messaggi è WhatsApp o Facebook Messenger, invece, nessun problema: la piattaforma utilizzata è indipendente, basta effettuare il backup e ripristino dei dati.
Le accuse riguardano il mercato statunitense. Interessante la tempistica. Vale la pena notare come la causa è stata aperta giusto pochi giorni dopo che nei territori dell’Unione europea Apple si è conformata ai requisiti del Digital Markets Act (DMA) introducendo modifiche e nuovi strumenti e funzionalità per gli sviluppatori di terze parti così da risolvere, in parte, le problematiche segnalate proprio dall’antitrust USA. E’ quindi logico presumere che, con questa causa, gli USA abbiano l’intenzione di portare Apple ad applicare anche per gli utenti americani gli stessi o simili cambiamenti attuati alla propria politica per gli utenti europei.