Il tool diagnostico Apple per scoprire se un device della Mela funziona a dovere ora è aperto agli utenti: ma è utile davvero?
La legislazione, e per una volta non è solo quella europea, sta iniziando a cambiare il modo in cui i produttori di device devono rendere questi stessi oggetti un po’ più resistenti e soprattutto un po’ più facili da gestire se qualcosa comincia a non andare bene.
Il movimento per il diritto alla riparazione è un movimento globale che sta prendendo sempre più piede. Di conseguenza gli organi che legiferano stanno lavorando per accogliere anche queste istanze, che sono ecologiche oltre che economiche.
Apple da parte sua ha lanciato uno strumento di diagnostica che dovrebbe aiutare anche chi vuole darsi al fai da te. Ma è un tool diagnostico che funziona realmente o è il minimo sindacale per passare i controlli di quegli stessi organi legislativi?
Cosa fa il tool diagnostico Apple
Il portale specializzato in riparazioni fai da te ifixit è un portale in cui è possibile trovare risposte a moltissimi problemi che riguardano device di tutti i produttori. Di recente è stato però pubblicato un post tra le news che parla nel dettaglio del tool per la diagnostica rilasciato nel più totale silenzio a dicembre dell’anno scorso ( e ancora forse neanche globalmente).
Il tool, a quanto pare, ha una sua utilità anche se sono evidenti dei limiti che sembrano limiti non difficili da superare ma in un certo senso autoimposti. Il tool diagnostico Apple funziona attivando la modalità diagnostica e poi incollando il seriale del device all’interno del tool stesso che funziona un po’ come un browser.
Da questa schermata è possibile lanciare una serie di test. Ciascun test, spiegano gli esperti di ifixit, può durare anche qualche minuto e quindi non è certo un tool da attivare solo per gioco. Quello che dovrebbe fare in caso di errore è fornire la guida per la riparazione. Ma è qui che a volte il servizio sembra non essere particolarmente cooperativo. Anziché indicare l’articolo sul sito di supporto Apple si limita a indicare che c’è qualche cosa che non va e c’è un pezzo non originale.
A chi potrebbe servire realmente
I limiti evidenziati dall’analisi degli esperti di ifixit mostrano come Apple, con un comportamento che abbiamo già visto altre volte, sì metta al riparo dalla maggior parte delle critiche ma poi non fornisca realmente un servizio utile per i propri utenti quanto forse per i tecnici che si occupano delle riparazioni.
Il problema più grosso è proprio nel riconoscimento delle parti originali. È vero che, molto probabilmente, chi spende oltre 1000 euro su uno smartphone poi non vuole che venga riparato con pezzi non originali ma è anche vero che rendere complicato per esempio l’utilizzo di parti di altri smartphone come pezzi di ricambio non è certo dare una mano all’ambiente. Che poi è il motivo principale per cui è nato il movimento per il diritto alla riparazione dei device. A chi serve realmente quindi il tool diagnostico? Probabilmente solo ad Apple.