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Online la prima mappa 3D dei fondali marini

Un gruppo di ricercatori australiani dell’Università di Sydney ha mappato i fondali della Terra, ora per la prima volta disponibili in formato digitale online, liberamente consultabili. La mappa digitale in 3D dei fondali è stata pubblicata online e presentata sulla rivista Geology.

La mappa mostra la Terra vista dallo spazio (un po’ come in Google Earth) con 13 tonalità di colore per indicare le diverse caratteristiche geologiche, come il giallo per la sabbia, rosso per roccia vulcanica, e rosa per conchiglie e coralli.

"La nostra nuova mappa mette in evidenza l’enorme complessità ecologica e geologica del fondo marino di cui prima non avevamo idea" ha dichiarato Dr. Dietmar Muller, un geofisico presso l’Università di Sydney in Australia, come riportato dal giornale The Sydney Morning Herald.

Si tratta di una "rivoluzione" dicono gli esperti, perchè è la prima mappa ad essere disponibile online, in 3D, e ricca di dettagli e informazioni. Ci sono altre mappe dettagliate sui fondale della Terra, ma questa è la mappa digitale più aggiornata, sulla base dati raccolti in 40 anni. Prima di oggi, la mappa più recente del fondo marino risaliva al 1970.

"Per capire i cambiamenti ambientali negli oceani abbiamo bisogno di conoscere meglio ciò che a livello geologico si è preservato nei fondali marini" ha spiegato Adriana Dutkiewicz, dell’Università di Sydney.

Per creare la nuova mappa, i ricercatori hanno analizzato circa 15.000 campioni di fondo marino raccolti nel corso dell’ultimo mezzo secolo dalle navi di ricerca di tutto il mondo, scrive l’Huffingtonpost. I ricercatori hanno poi usato una tecnica di intelligenza artificiale chiamata "support vector machine" per costruire la mappa digitale sulla base delle analisi.

Secondo i ricercatori, la mappa evidenzia la distribuzione globale dei sedimenti del fondo marino e fornisce nuove conoscenze sugli effetti del cambiamento climatico.

"Il fondo dell’oceano è un cimitero con gran parte di esso costituito dai resti di creature marine microscopiche chiamate fitoplancton, che prosperano nelle acque di superficie illuminata dal sole. La composizione di questi resti può aiutare a decifrare come gli oceani hanno risposto in passato ai cambiamenti climatici." ha spiegato ancora Dutkiewicz.

La mappa digitale è disponibile sul sito http://portal.gplates.org/cesium/?view=seabed

Simone Ziggiotto

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