Prima Tom Hardware, poi Repubblica, hanno riportato la notizia relativa al fatto che dal I Maggio, Amazon ha iniziato ad applicare l’IVA anche alle consegne ad aziende e possessori di partita Iva in quanto la fatturazione viene delegata alla filiale italiana e non più a quella con sede a Lussemburgo.
A causa del cambio di sede di riferimento, con trasferimento da paese extra UE a territorio italiano, la gestione dell’iva torna ad essere quella normale, senza applicazione del sistema di Reverse Charge che, come capita in tutti i paesi extra UE, prevede la non applicazione dell’IVA.
Motivo? Piuttosto evidente.
Semplicemente perchè, in caso contrario, gli Stati dovrebbero verificare, mese per mese, quali aziende hanno versato l’IVA all’estero e recuperare le somme che le stesse aziende andrebbero a decurtare dal saldo iva, richiedendo rimborsi ai paesi esteri che hanno incassato.
Una operazione complessa e macchinosa, che provocherebbe ritardi e controlli quasi impossibili.
Quella applicata da Amazon è una modifica che di fatto non cambia nulla: se prima l’Iva era decurtata direttamente dal pagamento, ora l’Iva si scarica tramite la normale compensazione.
Risultato? Non cambia nulla. A meno che …
A meno che, chi ha dato questa notizia, non facesse il furbetto e acquistasse, mediante account aziendali, oggetti per uso personale, evadendo di fatto l’IVA. In questi casi si genera di conseguenza il "risparmio" (che come spiegato, risparmio non è).
Il giochetto sarebbe stato semplice: acquistando un prodotto tramite account aziendale che non prevede l’IVA e utilizzando come forma di pagamento la propria carta personale, era possibile risparmiare l’IVA su quasi tutti i prodotti. A patto di non registrare le fatture di acquisto, facendo di fatto sparire la transazione nel nulla (e di fatto evadendo l’IVA, visto l’obbligo di autofatturazione).
La tassazione IVA di fatto non cambia: l’iva era ed è pagata dai clienti finali (privati) cosi come era ed è annullata per le aziende che si troveranno semplicemente ad anticiparla come sempre stato dalla sua introduzione.
Vediamo la differenza
Quando l’utente acquista un prodotto da 122 euro, sta in realtà pagando 100 euro + 22 euro di IVA.
Questi 22 euro di IVA sono incassati dal negozio in nome e per conto dello Stato Italiano.
A sua volta, il negozio ha comprato quell’oggetto per 80 euro + iva, ovvero 97.60 euro, anticipando 17.60 euro di IVA.
Al termine del ciclo tecnico, il negozio verserà allo stato la differenza ovvero 22 euro incassati meno i 17.60 già anticipati.
L’azienda che acquista un prodotto a 122 euro, in realtà lo sta già pagando 100 euro, in quanto 22 sono un semplice anticipo di IVA, che potrà sottrarre alla prima dichiarazione.
In precedenza, Amazon, avendo diritto extra UE, non applicava l’IVA e vendeva direttamente a 100.
A fine mese (o fine trimestre, a seconda del profilo contabile), l’azienda si ritrova nella stessa identica situazione, a prescindere dal fatto che Amazon applicasse o meno l’IVA.
Come funziona l’IVA
L’iva è una tassa che colpisce il valore aggiunto. Le aziende, nei vari processi di intermediazione, da una parte generano un credito IVA verso lo stato, quando per esempio acquistano materie prime o beni strumentali; dall’altra generano un debito IVA verso lo stato quando vendono ad altre aziende o privati.
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