La comunicazione mediata dal computer (CMC, Computer-mediated communication) è pervasiva nella nostra vita, influenza l’interazione sociale incluso il corteggiamento umano. Non è un segreto, ma dei ricercatori del Kinsey Institute (via Cnet) hanno voluto intervistare oltre 5.000 persone per scoprire dell’altro, giungendo alla conclusione che, in breve, chi ha utilizzato piu’ emoji nella comunicazione online ha avuto più primi appuntamenti e ha fatto più sesso. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su journals.plos.org.
In questa ricerca, è stata esaminata la frequenza dell’uso delle emoji con i potenziali partner, gli atteggiamenti che circondano l’uso delle emoji con i potenziali partner, i motivi per utilizzare le emoji con quei partner e se tale uso si riferisce a maggiori opportunità di formare connessioni romantiche e sessuali. Combinando i risultati di due diversi studi su single adulti statunitensi, la ricerca suggerisce che "l’uso delle emoji può fornire un metodo ragionevole per esprimere le proprie emozioni ad altri e può fornire un utile aiuto nella costruzione di un rapporto di intimità". Di conseguenza, "l’uso di emoji con potenziali partner romantici e sessuali può a sua volta portare a maggiori opportunità di incontri faccia-a-faccia per valutare la compatibilità e l’attrazione". I ricercatori hanno inoltre concluso che le emoji "sembrano essere un aspetto importante del comportamento sociale nel mondo digitale di oggi e possono essere utilizzate strategicamente come segnali affettivi, in particolare nel campo del corteggiamento umano".
I ricercatori hanno avviato la ricerca pensando ai servizi e alle app di incontri online che stanno diventando un modo sempre più comune per incontrare nuove persone, non solo per trovare nuovi amici ma anche per trovare veri e propri partner con cui intrattenere relazioni intime. Di conseguenza, in quest’era digitale è cambiata la "comprensione dell’attrazione umana e del corteggiamento". Anche se il corteggiamento comporta "la sfida di valutare accuratamente i tratti altrui", dicono i ricercatori, le generazioni precedenti hanno avuto il vantaggio di incontrare una persona prima di uscirci al primo appuntamento, potendone osservare il linguaggio del corpo e ascoltare la voce, impegnarsi con un contatto, vederla interagire con gli altri e così via. Oggi molte persone comunicano, incontrano partner e mantengono relazioni interpersonali in gran parte attraverso piattaforme mediate al computer in qualche modo limitate, facendo affidamento su queste ‘app’ per sviluppare e mantenere le loro relazioni. Questo ha portato ad un "cambio del modo di avvicinarsi ad un potenziale partner" e di valutare "l’interesse e la compatibilità" oltre che di "tentare di creare una certa intimità". In questo contesto "emotivamente e sensibilmente austero" i ricercatori si sono chiesti: "quali strumenti possono utilizzare i daters per rappresentare se stessi e migliorare potenzialmente le loro connessioni?". E la risposta la conosciamo: le emoji.
Hanno partecipato al primo studio 5.327 adulti single americani (2.991 donne; 2.335 uomini; 1 identificato di genere ‘altro’) di età compresa tra i 18 e i 94 anni. La maggior parte degli intervistati (86,8%) si è identificata come etero, il 9,6% come gay o lesbica e il 3,5% come bisessuale. La maggior parte (62,2%) si è identificata come bianco/caucasico, 18,8% nero/afro-americano, 15,0% ispanico/latino, 5,9% asiatico, 2,0% indiano nordamericano/nativo dell’Alaska/Isole del Pacifico e 3,3% come "altro".
I dati sono stati raccolti nell’ambito dello studio annuale Singles in America (SIA). SIA è sponsorizzato dalla società di incontri online Match; tuttavia, i partecipanti non sono stati presi dagli iscritti a Match o dai siti sussidiari. I partecipanti sono stati reclutati da ResearchNow attraverso sondaggi web in base alle distribuzioni demografiche (età, genere, etnia, regione, reddito).
I partecipanti del primo studio hanno riferito informazioni personali quali genere, età, orientamento sessuale ed etnia. Solo l’età e il genere sono stati utilizzati nei due studi perché i giovani potrebbero essere più inclini a comunicare tramite CM. Ai partecipanti è stato chiesto, "Con quale frequenza usi emoji / emoticon nei tuoi messaggi di testo fino al primo appuntamento?" Le opzioni di risposta erano "Non le uso mai", "Non le uso quasi mai", "Le uso regolarmente, ma non in tutti i messaggi", "Ne uso almeno una in ogni messaggio" e "Ne uso più di una in ogni messaggio". I partecipanti hanno anche riferito il motivo per cui usano emoji nei messaggi di testo inviati ad un potenziale partner. I motivi forniti erano: "conferiscono maggiore personalità ai miei messaggi di testo", "rendono più facile per me esprimere i miei sentimenti", "rendono piu’ veloce e più facile scrivere un messaggio completo" e "sono di tendenza e altre persone le usano". I partecipanti hanno anche riferito quanti primi appuntamenti hanno avuto nell’ultimo anno rispetto al momento in cui hanno partecipato al sondaggio, con opzioni di risposta comprese tra 0 e 20+. Infine, i partecipanti hanno riferito quanto spesso hanno fatto sesso, come definito dal partecipante, nell’ultimo anno. Le risposte variavano da 1 (giornaliero) a 9 (mai fatti negli ultimi 12 mesi), con un’opzione aggiuntiva di "non averlo mai fatto". Da notare che 907 partecipanti hanno riferito di non averlo mai fatto e quindi sono stati esclusi da questa particolare analisi.
Dal primo studio è emerso che quasi il 30% del campione di single adulti statunitensi ha usato regolarmente emoji/emoticon con un potenziale partner prima del primo appuntamento ritenendo le emoji un modo migliore per l’auto-espressione rispetto ai messaggi strettamente basati solo su testo. Da quanto emerso da questo studio viene sottolineato che l’uso di emoji è stato associato a più primi appuntamenti e attività sessuale più frequente nell’ultimo anno.
Nel secondo studio è stato replicato ed esteso il primo studio, esaminando il numero di primi appuntamenti e la frequenza dell’atto sessuale nell’ultimo anno, secondi appuntamenti e ulteriori incontri, nonché dettagli sull’appuntamento più recente per il quale i partecipanti hanno usato le emoji. Per questo secondo studio i partecipanti erano 275 adulti single americani (137 donne; 136 uomini; 2 hanno scelto di non identificare il proprio genere) di età compresa tra 18 e 71 anni.
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