Il Governo e il Ministero dello Sviluppo Economico hanno approvato il piano nazionale per la banda ultralarga. Il piano messo a punto dal Governo punta a raggiungere il minimo degli obiettivi previsti dall’Agenda Digitale Europea, arrivando a coprire almeno il 50% della popolazione italiana con la banda ultralarga con velocità fino a 100 Mbit/s entro il 2020, mentre il restante 50% dovrà essere raggiunto da una connessione veloce fino a 30 Mbit/s.
In Corea del Sud si sta già aggiornando la rete portandola da 100 Mbps a 1 Gbps. Allo stesso modo, negli USA, già dal 2010 il governo si è dato l’obiettivo di collegare ad almeno un 1 Gbps tutte le sedi delle pubbliche amministrazioni entro il 2020, e già oggi in intere aree metropolitane operatori nazionali e regionali stanno realizzando reti a 1 Gbps e presentando le prime offerte commerciali per aziende a 10 Gbps. Ugualmente, in Israele, Slovenia, Sud Africa, UK, e intanto altre parti del mondo, dove le reti a 100 Mbps sono già presenti, si sta già investendo per fare un ulteriore salto di qualità verso le reti a 1 Gbps.
In Italia? L’Italia è indietro in tutte le classifiche europee relative alla digitalizzazione e ultima per diffusione della banda ultralarga. Ma almeno è stato approvato un piano dal governo per lo sviluppo della banda ultralarga con velocità fino a 100 Mbit/s entro il 2020, ma solo per metà della popolazione.
Le reti di telecomunicazioni sono ormai il sistema nervoso di ogni nazione moderna. Una nazione non si ferma se si fermano i trasporti. Non si ferma neanche per uno sciopero generale. Ma se le reti di telecomunicazione si fermassero, sarebbero davvero poche le attività che riuscirebbero a non fermarsi. Non collegheranno soltanto milioni di persone, ma anche decine di milioni di computer e miliardi di oggetti (Internet of things). La cyber war, che fino a poco tempo fa era un argomento per libri di fantapolitica, fantascienza o spionaggio, oggi è una realtà.
Cosa manca in Italia per essere pronti a tutto questo? Le infrastrutture. La banda ultralarga sarà l’infrastruttura portante dell’intero sistema economico e sociale. Sarà "la risorsa su cui sviluppare la competitività futura del Paese e su cui si misurerà la nostra capacità di rimanere una delle nazioni più avanzate del pianeta" si legge nel documento "Strategia italiana per la banda ultralarga" della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 3 marzo 2015.
Ce la farà l’talia a rispettare il piano?
L’infrastruttura è il mezzo ‘fisico’ che trasporta le informazioni. Può essere l’etere, il doppino telefonico di rame, un cavo coassiale o una fibra ottica. La tecnologia, invece, è ciò che permette di trasmettere le informazioni per mezzo dell’infrastruttura. ISDN, ADSL, ADSL2, ADSL2+, G.Fast, GSM, LTE, LTE Advanced sono tutte sigle che definiscono tecnologie. La tecnologia evolve in continuazione, l’infrastruttura resta e non cambia quando cambia la tecnologia. Sono le scelte infrastrutturali a condizionare le scelte tecnologiche perché determinano cosa ci potrà offrire il futuro. Modificare le scelte infrastrutturali è difficile, costoso e comporta costi non recuperabili che un giorno potrebbero essere definiti sprechi.
Deve rimanere chiaro che le comunicazioni via cavo avranno sempre prestazioni migliori delle reti wireless, come le reti in fibra ottica saranno sempre migliori di quelle in rame.
In questa quadro, la strategia definita dal documento approvato dal Governo e dal Ministero dello Sviluppo Economico definisce il quadro all’interno del quale amministratori pubblici, operatori privati potranno pianificare un’infrastruttura di telecomunicazioni a "prova di futuro’, cercando il giusto bilanciamento tra investimenti e benefici degli utenti delle varie comunità locali, tra flessibilita tecnologica e domanda di tecnologia.
Le strategie per la banda ultralarga e per la crescita digitale sono state sottoposte a consultazione pubblica dal 20 novembre al 20 dicembre 2014. La versione pubblicata in data 3 marzo 2015 recepisce quindi i relativi contributi pervenuti.
IL PIANO BUL (Banda Ultra Larga)
Il progetto BUL (Banda Ultra Larga) ha l’obiettivo di sviluppare una rete in banda ultralarga sull’intero territorio nazionale per creare un’infrastruttura di telecomunicazioni a “prova di futuro” raggiungendo anche gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea. In concreto cosa vuol dire a “prova di futuro”? Vuol dire non costruire autostrade a due corsie quando è già chiaro che prima di completarle già serviranno a 4 corsie. Le telecomunicazioni del futuro saranno ancora più importanti di quanto non lo siano adesso, prevalentemente in mobilità. È per questo che la Corea del Sud sta aggiornando la propria rete portandola da 100 Mbps a 1 Gbps come accade anche negli USA, in intere aree metropolitane e in comunità locali, in Giappone, Israele, Slovenia, Romania, Sud Africa, UK.
A livello italiano sono stati individuate 4 tipologie di cluster con caratteristiche simili ma con costi e complessità di infrastrutturazione crescenti (A, B, C, D). Il territorio nazionale è stato diviso in 94.000 sotto-aree omogenee (accorpamenti di aree censuarie Istat). Ogni comune è diviso in sotto-aree riconducibili a uno o più cluster (in funzione della minore o maggiore densità abitativa, presenza di reti FTTC, area rurale, case sparse, etc.). Il database con la mappa dei comuni delle sotto-aree sarà gestito da Infratel. L’infrastruttura che si vuole realizzare è ad almeno 100 Mbps nei cluster A e B (probabilmente in parte) e ad almeno 30 Mbps nel cluster C e D in neutralità tecnologica (fisso, mobile, accesso fisso-wireless, satellite) per il la totalità di popolazione di ciascuna sotto-area.
Il meccanismo di base per l’aggiudicazione delle offerte è un’asta sul tempo di realizzazione dell’infrastruttura: il lotto viene aggiudicato a chi, con l’offerta tecnica più a “prova di futuro” (intrinsecamente più performante: FTTH > FTTB > FTTdp > FTTC), offre la data di completamento dei lavori più vicina.
Il piano andrà rivisto e aggiornato annualmente in funzione dei risultati raggiunti.
Strategia italiana per la banda ultralarga
Sintesi degli obiettivi di copertura
Il ritardo dell’Italia
Secondo gli ultimi dati del Digital Agenda Scoreboard, l’Italia continua a presentare un significativo ritardo nell’utilizzo dei servizi di connettività a banda larga, nonostante la copertura ormai praticamente completa del territorio. Per quanto riguarda la banda larga di rete fissa, il numero di accessi ogni 100 abitanti è pari a 23 in Italia, contro una media europea di 30. La situazione è, invece, decisamente migliore per gli accessi mobili, con una penetrazione di 66 unità ogni 100 abitanti, rispetto ad un valore medio europeo pari a 62.
I comuni italiani saranno suddivisi in quattro gruppi