Un gruppo di studenti provenienti da Stanford University, Brown University e dallo Spelman College di Atlanta stanno collaborando con i ricercatori del Centro di ricerca Ames della Nasa su un drone biologico, che sperano un giorno di inviare su Marte. Guidando un progetto volto alla realizzazione di un drone biodegradabile che si "autodistrugge" e si "dissolve" al momento di un impatto, che renderebbe il drone non più utilizzabile e destinato ad essere un rifiuto per l’ambiente.
Il capo del progetto, l’astrobiologo Lynn Rothschild, ha detto a WIRED.co.uk che ha avuto l’idea di inventare un drone biodegradabile quando si accorse che gli UAV utilizzati dai suoi colleghi scienziati venivano persi durante il loro utilizzo. "A volte gli UAV inviati per osservare le barriere coralline sono persi e questo è un problema, se non si desidera essere responsabili di rovinare l’ecosistema che si sta cercando di proteggere" chiedendosi invece "Che cosa potrebbe succedere se si perde lo UAV nell’oceano con la possibilità che si può ‘sciogliere’?". Come voluto da Lynn, in caso di perdita o rottura accidentale del velivolo in sviluppo, il drone biodegradabile sarebbe in grado di decomporsi completamente con il passare di qualche settimana, poichè tutti i materiali scelti per la costruzione sono completamente "eco-friendly".
Presentato in occasione dell’International Genetically Engineered Machine competition (igem) del 2014, il dispositivo è costituito per la maggior parte da micelio fibroso, è simile all’apparato vegetativo dei funghi, ed è sviluppato per sorvegliare le aree protette senza creare danni all’ecosistema in caso di incidenti.
Per costruire il bio-drone, il team ha collaborato con la società di scienza dei materiali Ecovative, che si è specializzata nella produzione di tecnologia "priva di sprechi". Se vi state chiedendo quanto alto è il rischio che questo drone sia in grado di danneggiare o alterare l’equilibrio dell’ecosistema con la sua dissoluzione, secondo il team, non c’è bisogno di preoccuparsi. "E’ lo stesso livello di preoccupazione come far cadere un foglio di carta per terra", afferma Rothschild.
alcuni componenti del drone biodegradabile
Il team ha lavorato su un concetto chiamato "Codon Security", un processo che mitiga gli effetti del trasferimento genico orizzontale (anche conosciuto come trasferimento di geni laterale). In altre parole, modificando il codice genetico delle cellule ingegnerizzate utilizzate nel loro bio-drone, la squadra ha assicurato che al contatto con l’ambiente le cellule del bio-fuco non avrebbero alcun effetto sull’ambiente.
Per il momento, il team ha integrato un meccanismo di temporizzazione all’interno del telaio del bio-drone che innesca la sua "auto-distruzione" dopo un certo periodo di tempo. "Stiamo lavorando su UAV che lavorano per 24 ore. All’inizio del calare del sole, una cellula inizia a degradarsi e spinge le altre cellule a fare lo stesso", spiega Aryo Sorayya, studente della Stanford UNiversity. "L’idea di base è che gli enzimi all’interno delle cellule saranno in grado di trasformare tutto in glucosio fino ad ottenere una pozza di zucchero."
Il team ha grandi speranze per il bio-drone, e gli studenti che stanno dietro al progetto stanno già lavorando sull’idea di integrare sensori visivi sul telaio della drone che cambierà colore in funzione dei diversi gas rilevati nell’atmosfera.