Ci sono purtroppo delle situazioni in cui l’INPS può intervenire e bloccare il pagamento della pensione, arrivando anche a farsi restituire le somme già percepite: in questo articolo spieghiamo tutto nel dettaglio.
Raggiungere l’età pensionabile è l’obiettivo di tutti coloro che sono arrivati agli ultimi anni di lavoro e non vedono l’ora di godersi il giusto riconoscimento di una vita fatta prevalentemente di sudore e sacrifici. Tuttavia anche quando si percepisce la pensione bisogna fare molta attenzione ad alcuni particolari: tante volte può bastare un semplice errore per far scattare il blocco al pagamento della pensione da parte dell’INPS e magari anche la restituzione di alcune somme di denaro che l’utente ha già intascato. Quella che può apparire come una situazione rara o improbabile è in realtà molto più frequente di ciò che si pensa.
Il blocco del pagamento e la restituzione di somme già percepite può scattare soprattutto con alcune misure pensionistiche, tra cui Quota 103 e Ape Sociale. Per chi non ne fosse a conoscenza, Quota 103 è quella misura che consente ai lavoratori di andare in pensione se hanno raggiunto i 62 anni e hanno accumulato almeno 41 anni di anzianità contributiva.
L’Ape Sociale, invece, è un’indennità che si rivolge a particolari categorie di lavoratori che chiedono di andare in pensione prima rispetto al previsto. Per Quota 103 il vincolo del divieto di cumulo tra redditi della pensione e reddito da lavoro è sempre esistito, mentre per l’Ape Sociale è stato introdotto nel 2024.
Ebbene sì, chi gode di una di queste misure non può svolgere attività lavorative remunerate, fatta eccezione per il lavoro autonomo occasione che non può però superare i 5.000 euro all’anno. Cosa succede se un pensionato che gode di Quota 103 o Ape Sociale viola questo divieto e lavora pur non potendolo fare?
In questi casi entra in azione l’INPS, che sospende subito il pagamento della pensione e chiede la restituzione delle somme già versate. Quest’ultimo aspetto, ovvero quello della restituzione delle somme di denaro che il pensionato ha già intascato, può interessare tutto l’anno solare, vale a dire dal 1 gennaio dell’anno in cui il soggetto ha ripreso l’attività lavorativa.
Dato che l’INPS effettua regolarmente controlli per individuare situazioni di irregolarità è bene rispettare le normative vigenti sul cumulo dei redditi ed evitare quindi di lavorare – a meno che non si tratti di lavoro occasionale che non supera i 5.000 euro all’anno – se si gode di Quota 103 o Ape Sociale.
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