Gli hacker prosciugano il conto in banca attraverso l’attività di phishing: ecco di chi sono le responsabilità secondo i giudici italiani
Come sappiamo, gli hacker stanno portando avanti azioni di pirateria che interessano una vasta gamma del web. Tra i servizi maggiormente attaccati, ci sono ovviamente quelli legati alla sfera bancaria. Un metodo per accaparrarsi denaro in maniera illecita, mettendo in piedi truffe o azioni di pirateria informatica molto avanzata. Nei casi che tali assalti andassero a segno, chi è il responsabile di questo danno economico per l’utente e la realtà bancaria.
Non solo siti ministeriali attaccati, ma anche piattaforme bancarie dove migliaia di utenti depositano o investono i propri risparmi. Gli hacker ultimamente non hanno risparmiato questa tipologia di azioni eversive, prosciugando i conti dei malcapitati utenti toccati da una simile sventura. Tale fenomeno però innesca delle reazioni a catena, a cominciare dal ricorso in Tribunale per individuare i fattori di responsabilità sulla vicenda.
Proprio per evitare che simili vicende danneggino gli enti bancari e gli stessi clienti, le banche hanno provato a rafforzare la sicurezza informatica negli ultimi anni. Per gli hacker alcuni siti sono altamente impenetrabili, in una condizione che però non vede lo stesso tipo di qualità per altri marchi meno noti.
A chiarire la vicenda giudiziaria, ci ha pensato il Tribunale di Ragusa con la sentenza del 7 marzo 2024. Come raccontato da Gabriele Gozzoli, in caso di phishing e seguente svuotamento del conto bancario del cliente, il responsabile è la banca. Ovviamente ci devono essere delle condizioni: ovvero che l’ente bancario, come venuta a conoscenza della truffa, deve bloccare immediatamente il conto del proprio cliente. Se questo non avviene con immediata tempestività, il cliente raggirato potrà impugnare le vie legali e chiedere un risarcimento.
Al momento, le vie del phishing sono molteplici. Gli hacker mettono in piedi raggiri sempre maggiormente curati, riproducendo anche i loghi degli enti dello Stato italiano per apparire credibili al pubblico. In uno dei nostri articoli, vi avevamo parlato della truffa online legata all’Agenzia delle Entrate: con questi metodi, soprattutto le persone più anziane o ingenue aprono inavvertitamente le porte del proprio conto bancario. Questo consegnando ai truffatori e gli hacker i propri dati bancari, che devono essere inseriti in siti di raggiro meglio conosciuti come “ami”. Un fenomeno che, almeno in Italia, sta sempre prendendo più piede e miete come vittime adulti e soprattutto persone pensionate e con bassa istruzione legata all’informatica e il computer.
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