Ancora oggi sono tanti i lavoratori in regime di smart working, ma anche con questa modalità serve un approccio responsabile: l’Università di Leeds ha mostrato come rischiano di finire tra 70 anni i telelavoratori.
La pandemia di Covid-19 ha facilitato la diffusione sempre più marcata di concetti come smart working e didattica a distanza. Piattaforme come Google Meet, Skype, Zoom e Microsoft Teams sono diventate indispensabili per continuare a studiare e lavorare anche rimanendo a casa. Anche una volta superata l’emergenza pandemica lo smart working è ancora oggi una risorsa importante nel mondo del lavoro. Sono molte le aziende che hanno deciso di proseguire su questa strada o quantomeno di garantire ai lavoratori un’alternanza tra lavoro da casa e presenza in sede.
Lo smart working ha indubbiamente una lunga serie di vantaggi. Rimanere a casa per organizzare il lavoro davanti al PC consente di evitare alcune situazioni particolarmente stressanti, come ad esempio il traffico cittadino. Tuttavia anche con il telelavoro bisogna fare molta attenzione ad alcuni aspetti che non possono assolutamente essere sottovalutati.
L’ultimo studio dell’Università di Leeds lancia infatti un serio allarme sulle conseguenze dello smart working dopo molti anni. Il lavoro da casa, infatti, potrebbe avere un impatto fortemente negativo sulla salute fisica dei dipendenti. Il modello sviluppato dall’Università inglese mostra come potremmo diventare a causa del telelavoro.
L’Ateneo di Leeds ha sviluppato Anna, una potenziale dipendente del 2100 che mostra chiaramente delle problematiche serie in termini fisici. La telelavoratrice appare ingobbita, con gli occhi molto stanchi e le mani apparentemente intorpidite. Un’immagine che sta destando molto scalpore e che sta contribuendo a rilanciare un concetto molto importante: se si vuole proseguire con lo smart working è necessario un approccio più responsabile.
Nessun lavoratore, infatti, vuole che il lavoro da casa diventi così impattante dal punto di vista fisico. Ecco perché gli esperti continuano a fornire i consigli giusti per non rischiare di ritrovarsi come il modello sviluppato dall’Università di Leeds.
Molto spesso viene detto a coloro che lavorano da casa di fare frequenti pause, anche solo di pochissimi minuti, magari facendo una breve camminata tra le stanze dell’abitazione.
In più sono consigliabili alcuni esercizi di stretching, in modo tale da evitare che sorgano a lungo andare problemi al collo e alla schiena. Ma non è tutto, perché le pause sono importanti anche per far riposare gli occhi. Troppo tempo davanti al display del PC non fa che affaticare molto la vista: fermarsi di tanto in tanto è la scelta migliore.
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