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Emissioni di CO2 dal settore trasporti, novità in UE per i veicoli pesanti

Il settore dei trasporti contribuisce in maniera importante alle emissioni di gas serra, non solo nell’Unione europea ma anche in Italia. Scopriamone di più, alla luce del nuovo regolamento del Parlamento europeo volto a portare in circolazione autocarri e autobus a zero emissioni di CO2. 

autobus a zero emissioni – PianetaCellulare.it [credit: K.Sorokin/shutterstock]
Il cambiamento climatico è di fronte agli occhi di tutti. Anche se c’è chi cammina con il paraocchi per far finta di non vedere le spiacevoli conseguenze che ne derivano – alluvioni, periodi di siccità e altro ancora – gli eventi atmosferici sempre più improvvisi e di forte intensità ne sono la prova. La corsa settimana, il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva un nuovo regolamento con nuovi obiettivi destinati a far percorrere nelle strade dei paesi dell’UE autocarri e autobus a emissioni zero, contribuendo così a provare a migliorare la condizione climatica e la qualità dell’aria.

In particolare, gli obiettivi riguardano il settore dei trasporti e si focalizzano sui veicoli su strada di grandi dimensioni, aka ‘veicoli pesanti’. Questi, infatti, si ritengono responsabili di oltre un quarto (25%) delle emissioni di gas a effetto serra prodotte dal trasporto su strada nell’Unione europea e di oltre il 6% in generale.

Stando a quanto comunicato dal Parlamento europeo, gli autocarri pesanti e gli autobus dovranno ridurre di quasi la metà – del 45% in particolare – le emissioni di CO2 tra il 2030 e il 2034, del 65% tra il 2035 e il 2039 e del 90% dal 2040. Entro i prossimi sei anni, e quindi prima del 2030, gli autobus urbani di nuova produzione dovranno emettere il 90% in meno di CO2 prima di non emetterne proprio entro il 2035.

Il regolamento ancora deve entrare in vigore, dovrà prima ricevere l’approvazione da parte del Consiglio europeo.

Quanto contribuisce il settore dei trasporti alle emissioni di gas serra in Italia

Appresa la situazione a livello europeo, siamo andati alla ricerca di informazioni su quanto può contribuire il settore dei trasporti alle emissioni di gas serra nella fattispecie del Bel Paese. Stando al rapporto “Le emissioni nazionali di gas serra Settore Trasporti – 2021” realizzato dagli autori Antonella Bernetti e Marco Cordella e disponibile sul sito web dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), il settore dei trasporti rappresenta una quota rilevante sul totale nazionale delle emissioni di gas serra.

ISPRA – Inventario delle emissioni settori principali e scomposizione del settore Energia (2021) – PianetaCellulare.it [credit: ISPRA]
In particolare, nell’anno 2021, il settore dei trasporti rappresenta circa un quarto (il 24.7%) del settore energetico. Quest’ultimo rappresenta il 79,7% del totale delle emissioni per l’anno 2021, con la percentuale restante ripartita tra Rifiuti, Agricoltura e Rifiuti Industriali. Per precisare, il settore dei trasporti viene considerato come un sottosettore del settore Energia, il quale comprende anche dei sottosettori Industrie Energetiche, Industrie manifatturiere ed edilizia, Emissioni fuggitive, tra gli altri.

Il contributo del settore dei trasporti sulle emissioni di gas serra in Italia

Da quanto appreso, il settore dei trasporti contribuisce anche in Italia in maniera importante alle emissioni nazionali di gas serra. Guardando al solo settore dei trasporti, i veicoli su strada risultano contribuire in maniera molto importante alle emissioni (92.9%), seguiti dalle navi (4.4%), dagli aerei (1.7%), da altro (0.8%) e dai treni (0.1%). Se ora andiamo a guardare solo i veicoli su strada, in questa fattispecie le emissioni dei gas serra per tipologia di veicolo principali provengono dalle autovetture (64,7% del totale dei veicoli su strada). Seguono i veicoli commerciali pesanti (17,7%), i veicoli commerciali leggeri (11.7%), ciclomotori e motocicli (3%) e gli autobus (2.9%).

Se andiamo a considerare il tipo di alimentazione dei veicoli su strada, l’origine principale di gas serra sono i veicoli a diesel (69.7%) seguiti dai veicoli a benzina (21.7%), dai veicoli a gpl (4.5%), dai veicoli a gas naturale (2.4%) e dai veicoli ibridi (1.8%). Guardando i consumi dei trasporti su strada, sempre in riferimento all’anno 2021, in testa alla classifica si trovano i veicoli alimentati a gasolio (65%), seguiti da benzina senza piombo (22%), gpl (4.7%), biodiesel (4.3%), gas naturale (2.8%), biogas (0.5%) ed elettricità (0.1%).

Il rapporto completo dell’ISPRA si può consultare partendo dalla pagina web all’indirizzo web: emissioni.sina.isprambiente.it/inventario-nazionale/.

Il futuro sarà elettrico?

L’elettrificazione, come si può chiamare la transizione all’elettrico, non è così semplice nel settore dei trasporti, anche se il governo propone degli incentivi per passare all’auto elettrica. Perché poi bisogna anche considerare a come e dove ricaricare un’auto elettrica, e i costi dell’elettricità sono aumentati nel corso degli ultimi anni. E poi c’è la questione delle batterie per le auto elettriche, con qualcuno che ne mette in dubbio i metodi con cui vengono prodotte. E’ quindi logico chiedersi: ci sono delle soluzioni alternative all’elettrico? Si, per esempio i biocarburanti ottenuti indirettamente dalle biomasse, perciò categorizzati come ‘biofuel‘. E poi ci sarebbe l’idrogeno verde, che si può ottenere dall’energia elettrica proveniente da energie rinnovabili e per questo considerato come un tipo di ‘e-fuel‘. Per approfondire l’idrogeno pulito vi rimandiamo ad un interessante articolo pubblicato sul portale del Parlamento europeo (www.europarl.europa.eu/topics/it/article/20210512STO04004/idrogeno-rinnovabile-quali-sono-i-vantaggi-per-l-ue).

Redazione Pianetacellulare

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