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Usi questa emoji? E’ un bel problema, rischi una denuncia

Bisogna fare molta attenzione alle emoji che si inviano su WhatsApp: una di queste può far passare guai molto seri.

WhatsApp, attenzione alle emoji che si inviano: può essere pericoloso (Pianetacellulare.it)

Gli utenti che conversano ogni giorno su WhatsApp sono tantissimi in tutto il mondo. La piattaforma di messaggistica di proprietà di Meta è ancora la più famosa, nonostante la concorrenza sia orma diventata particolarmente ampia. Questo perché WhatsApp riesce sempre ad aggiornarsi con tante novità che suscitano sempre grande apprezzamento tra coloro che quotidianamente chattano tramite il servizio. Alcuni di questi aggiornamenti riguardano a volte anche le emoji, ovvero quelle icone che piccole dimensioni utilizzate per ‘arricchire’ il messaggio ed esprimere un’emozione o uno stato d’animo.

Emoji, occhio a quelle che mandi su WhatsApp: il rischio è grosso

In altri casi le emoji possono servire per raffigurare un oggetto, un tipo d’azione, un alimento e molto altro ancora. Normalmente mandare emoji non comporta alcuna conseguenza, ma su WhatsApp è bene fare molta attenzione a quelle che vengono utilizzate in chat.

Pollice in su, attenzione a inviarlo su WhatsApp: il caso dell’agricoltore fa discutere (Pianetacellulare.it)

Una sentenza della Corte di Cassazione sta facendo tremare tutti coloro che solitamente usano WhatsApp e che nelle conversazioni con amici, parenti, partner o colleghi di lavoro hanno utilizzato anche una determinata emoji. Ma cosa è successo esattamente?

La questione giuridica ha riguardato una fornitura di lino e in particolare l’accordo stabilito tra le parti. La conferma contrattuale sarebbe infatti avvenuta tramite l’uso delle emoji: siamo nel Saskatchewan, una provincia del Canada occidentale, e il protagonista di questa vicenda è un agricoltore del posto.

Chris Achter non ha onorato l’intesa in merito alla fornitura di lino e per questo è stato chiamato in causa dall’azienda canadese South West Terminal. Kent Mickleborough, rappresentante di marketing agricolo per la SWT, ha contattato Achter per chiedergli la conferma di un’intesa che prevedeva la consegna di 85 tonnellate di lino al prezzo di 670 dollari a tonnellata.

Pollice in su in chat: l’agricoltore ricorre in appello

L’agricoltore del Saskatchewan ha inviato la classica emoji del pollice in su. Tuttavia, secondo Achter, quell’emoji non stava a indicare la conferma del contratto ma solo la ricezione del messaggio.

Ne è nata una disputa legale, dove l’agricoltore ne è uscito perdente. Il giudice Timothy Keene si è infatti espresso a favore dell’azienda canadese, precisando che inviare l’emoji con il pollice in su può essere considerata come ‘firma effettiva’ di un documento in determinate situazioni.

La decisione del giudice non è stata affatto digerita da Chris Achter, che ha deciso di presentare ricorso in appello. Per l’agricoltore del Saskatchewan l’emoji non può mai avere valore di firma. In attesa di capire come andrà a finire questa vicenda, il caso apre comunque un dibattito importante su alcuni aspetti, in particolare sulla chiarezza nelle comunicazioni digitali.

Roberto Naccarella

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