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Adhd, cos’è e come la tecnologia può aiutare chi ne soffre

Con la rapida diffusione dell’utilizzo degli smartphone, e dei media digitali più in generale, sono in corso studi approfonditi per trovare eventuali correlazioni con il manifestarsi del disturbo da deficit di attenzione (ADHD). Nell’attesa, la tecnologia può rivelarsi utile ai soggetti con questa sindrome per gestirla. Ma di cosa si tratta?

uomo d’affari in multitasking – PianetaCellulare.it (credit: Marko Aliaksandr/shutterstock)

La sindrome da iperattività/deficit di attenzione (ADHD) è dal 1902 riconosciuta come un problema medico di salute mentale pediatrica. Consiste in un disordine dello sviluppo neuro psichico che si caratterizza per l’iperattività e l’impulsività, oltre che per la difficoltà nel mantenere la concentrazione durante lo svolgimento di attività. A questa sindrome potrebbe accompagnarsi lo sviluppo di ansia e depressione, oltre che di varie tipologie di disordini comportamentali e tic nervosi. Esistono migliaia di pubblicazioni scientifiche, condotte soprattutto negli Stati Uniti, che riguardano l’ADHD, che si manifesta generalmente prima dei sette anni d’età.
Tuttavia, gli adulti non ne sono esenti. Semplicemente perché i sintomi (www.epicentro.iss.it/deficit-attenzione) che aiutano a diagnosticare la sindrome possono manifestarsi già nei bambini ma in alcuni casi vengono ignorati con diagnosi in età ormai adulta. Il vantaggio degli adulti è che potrebbero essere più pronti per tenere sotto controllo l’impulsività e la propria iperattività. Una persona adulta potrebbe persino avere l’ADHD senza nemmeno saperlo solo per non essersi mai preoccupata di approfondire i sintomi.

ADHD e tecnologia… un rapporto buono o cattivo?

I tempi cambiano e con l’avvento della tecnologia, sempre più presente nella vita delle persone, con adolescenti e adulti che si trovano a svolgere più attività contemporaneamente (multitasking) sono in corso studi per trovare delle possibili associazioni tra lo sviluppo di sintomi dell’ADHD e l’uso più frequente dei media digitali, smartphone in particolare. Infatti, c’è chi sostiene che i media digitali possano favorire il manifestarsi dell’ADHD per il semplice fatto che anche l’utilizzo dello smartphone può portare ad un accesso praticamente illimitato di informazioni, con il cervello che si ritrova a dover gestire tanti contesti diversi rapidamente – si pensi alla concentrazione richiesta durante lo scorrere dei feed sui social media. 

bambino iperattivo con ADHD – PianetaCellulare.it (credit: Ground Picture/shutterstock)

Al giorno d’oggi la maggior parte delle persone adulte dovrebbe avere uno smartphone e, purtroppo, l’età in cui si inizia a possederne uno si sta abbassando sempre di più. Servirebbe una legge, forse, per impedire ai genitori di regalare ai loro figli lo smartphone, così come serverebbero delle regole che limitino l’utilizzo dei supporti digitali ai bambini. Quante volte, troppe, i genitori finiscono per dare in mano uno smartphone o un tablet ai propri figli, anche con una certa libertà di utilizzo senza magari attivare sistemi di controllo parentale, solo per tenerli ‘buoni’?. Ma questo potrebbe essere un altro argomento di discussione.

Se gli studi ancora non forniscono dati certi, meglio prevenire e usare di meno lo smartphone

Tornando in tema di ADHD, il sito di National Geographic ci ha condotti al podcast ‘Huberman Lab‘ nel quale il dottor Andrew Huberman discute di neuroscienze. Nell’episodio che vi mostriamo qui sotto, Huberman condivide i risultati di uno studio esplorativo dell’uso del telefono cellulare per evitare di perdere la capacità di attenzione tra gli adolescenti. E’ emerso come gli adolescenti partecipanti dovevano usare il proprio smartphone per meno di un’ora al giorno per riuscire a rimanere concentrati sulle altre loro attività.
Secondo Huberman, gli adolescenti di oggi fanno uso dello smartphone per più di 60 minuti al giorno, dunque il dato potrebbe rivelarsi preoccupante. Per quanto riguarda gli adulti, invece, dovrebbe essere più alto il limite di tempo massimo di utilizzo dello smartphone prima di raggiungere la soglia oltre la quale si può perdere la capacità di attenzione. Si ipotizza che un adulto non dovrebbe andare oltre le due ore di utilizzo dello smartphone per evitare deficit di attenzione piuttosto gravi.

Secondo uno studio (jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2687861) che ha coinvolto poco meno di 3mila studenti delle scuole superiori di Los Angeles seguiti per oltre 2 anni, vi è una “associazione statisticamente significativa ma modesta” tra una maggiore frequenza di utilizzo dei media digitali e i successivi sintomi di ADHD.

La tecnologia può aiutare chi soffre di ADHD

Se da una parte attendiamo studi che possano dirci se, ed eventualmente quanto, può far male alla concentrazione mentale l’utilizzo dello smartphone per troppe ore al giorno, dall’altra la tecnologia può rivelarsi utile per coloro che soffrono del deficit di attenzione/iperattività. Stando ad un articolo pubblicato su Wired (www.wired.com/story/how-technology-help-cope-with-adhd/), ci sono persone con sindrome dell’ADHD che concordano sul fatto che è possibile conviverci senza difficoltà smplicemento imparando a conoscere sé stessi. Per esempio, c’è chi riesce a gestire la propria condizione trovando la concentrazione giocando ai videogame per una decina di minuti prima di iniziare a svolgere un’attività importante. Altre riescono ad iniziare meglio la giornata grazie alle lampadine intelligenti attivando l’accensione che simula l’alba. Ci sono poi persone iperattive che utilizzano applicazioni per meditare e ritrovare la calma.

Conclusioni finali…

Gli esperti concordano sul fatto che serviranno ancora anni prima che studi approfonditi e basati sull’analisi di dati raccolti per un periodo di tempo lungo possano correlare o meno l’uso frequente delle moderne piattaforme multimediali digitali, come i social media, con la comparsa di sintomi di ADHD. Per quanto se ne sa oggi, che si abbia o meno l’ADHD, per riuscire a mantenere dei buoni livelli di capacità di concentrazione potrebbe rivelarsi una buona cosa utilizzare il meno possibile lo smartphone nell’arco di una giornata. Come durata di utilizzo si potrebbe tenere conto di massimo un’ora al giorno se si è adolescenti e al massimo due ore al giorno se si è adulti. Attenzione che si tratta di un periodo di tempo complessivo, non di minuti consecutivi. Che sia per l’ADHD o meno, iniziare ad utilizzare di meno lo smartphone potrà solo che fare bene per la propria salute.

Redazione Pianetacellulare

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